“The Departed”, recensione

Ti credi migliore di me, stronzetto?

Ti credi migliore di me, stronzetto?

 

Bene o male? Un casinò

Salve, il mio nome è Henry Hill, non Enrico. Sebbene sia di origini italiane.
Di cognome faccio però Liotta. Suona bene Ray, come primo pseudonimo? Fa tipo Rat Pack, topo e batti le tappe, stappa i tappi e riempi i buchi dei ficcananaso, quali noi siamo, i bravi ragazzi.

Ne avrei da raccontarvene, ma partirei dal basso ove vivo adesso, cioè lo scantinato.
Qui, le bottiglie di vino invecchiano come gli anni migliori, devo solo preoccuparmi dell’allagamento quando piove. Sia mai che spunti qualche spia, detta da me la Piovra.
Non sono un padrinoCoppola romanzò Puzo ma noi, come già avrete annusato, non ambiamo a quella puzza… Non siamo capostipiti di nulla, un po’ clandestini. Ecco, questo sì.
Viviamo quando la Luna scopa le stelle e scivola adrenalinica dentro nostre carrozzerie su impellicciate donne che trattiamo coi “guanti”. Mia moglie, ad esempio, era bella. Ora, è sempre stata una poco di buono ma, da bona, adesso va rabbonita di sberle. Vuole che io mi penti, le implori scusa in ginocchio. Cazzo, era una Lorraine rubacuori e confesserò, per l’amore “tradito” che ci lega, una (in)fedele versione dei fatti.

Da che mi ricordi,
la mia vita era già condannata al patibolo. Sempre a prenderlo, a riceverle. Mi avete visto? Ho occhi fascinosi su carisma tenebroso, d’altezza sopra la media e una risatina beffarda da far tenerezza e quindi farsele tutte. Si sa, coniugo male i verbi ma nello “scioglilingua” poetizzo ogni sen(s)o vitale con “tagliente” romanticismo magnetico. Già, l’attrazione risiede nel sedere, secondo il gentil sesso? Di mio, ho un portamento sensuale, assomiglio a Richard Gere con uno gigolò mafioso nel DNA che scovan da lontano…
Nel cruscotto, c’è sempre la calibro rubata al poliziotto, nel baule qualche cadavere. Me la caverò da tutti gli impacci, ma nessuno può salvarmi dalle donne. Neanche Jack Nicholson.

Doveva andare così, nella merda e nelle polpette di sangue della madre di Pesci. Ma mi piace sguazzarci, era ciò che (non) volevo.

Guardatevi. Siete felici? No, guidate con la station wagon sempre all’erta di non sbandare appena il culo del cartellone pubblicitario, sopra il guardrail, in lingerie intima v’ammicca di stare all’erta se incrocerai il “sinistro” di una guardia forestale col fuoristrada e licenza di “Stop”. Ah, quello ha il fucile, sa come romperti le traveggole, poi ti multa per “rallentamento in prossimità della curva pericolosa”, perché hai rispettato troppo il “rosso” del darle precedenza con airbag dei tuoi coglioni esplosi in manovra azzardata di zigzag fra i pantaloni e cambio di “frizione” in folle… Ricorda: anche la figa più oliante, adora il traffico senza pause imbarazzanti. Altrimenti, inchiodi e si (s)gonfia, caro pallone di cazzo fritto.
Insomma, rispetta il cuscino salvavita e modera la barriera di contenimento.
Rispetta quelli che stanno dietro, non pensare col senno di poi a quel posteriore.
Era solo virtuale, la botta in testa invece è da traumatologico.
Frattura multipla su craniata non preterintenzionale in dritto tua su “dirittura” del frontale.

Ora, Henry Hill è il protagonista di Goodfellas e questa recensione dovrebbe riguardare The Departed.
Qui, Scorsese non ha centrato il “remake” e la polizia ha ammazzato tutti.
Vera Farmiga sa…

Non ho altro da dire.
Se non vi basta, arrestatemi. Credo sia sufficiente questa testimonianza.
Ah, chiedo al giudice solo un favore.
Leo DiCaprio mi sta simpatico, è molto bravo, se però Martin girasse The Irishman con De Niro, Joe e Pacino, rivalutereste in peggio questo The Departed.
Fa ribrezzo rispetto al resto. Stranamento gli avete dato tanti Oscar e pollici su. Ah, dimenticate le ebbrezze dei bei tempi.
Ok, vaffanculo. Per perdonarvi dai vostri errori da avvocati alla Cape Fear, basta questo premio alla penale colpa?
Era prima da glorificare Martin. Dai, dai.

Arrivederci.

(Stefano Falotico)

 

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