LUPUS IN FABULA – Un mio film favolistico, ancestrale, metafisico, super figo, superbo, metaforico e onirico… buona visione

Guardate!

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Così come diceva il grande Enrico Ghezzi. Uomo oramai dimenticato in questa società grezza piena di bestie e di uomini che assomigliano all’orso grizzly. Siamo stati raggrinziti, metaforicamente parlando, dal tuttora imperante, iper-ammorbante COVID-19 che sempre di più ci sta terribilmente opprimendo e spaventosamente, lentamente alienando. Ogni nostro impulso vitale rallentando. Avviandoci a una tenebra sovrana che io combatterò con indomita forza leonina delle più potenti. Tutto ciò è aberrante!

Non tutto c’è chiaro in questa storia oscura ed ermetica, in effetti. Noi, puri, con calma appureremo per l’appunto le ragioni nere che, dall’alto probabilmente di nefasti, plebiscitari poteri occulti, c’hanno ottenebrati e incupiti in una vita da zombi, sbattendoci in un’interzona da sepolti vivi a casa, no, rendendoci spettri deambulanti, quasi da asettici ambulatori e ambulanze da carro funebre a causa di decreti legislativi a cui urliamo: ora basta!

Siamo stati per mesi assediati dai poteri forti, assillati e tediati nel mentale stato d’un dormiveglia all’apparenza figlio d’una sanitaria innocenza non del tutto innocua.

Mah… Il dubbio permane e aumentano le ubbie, miei uomini millenaristici oppure retrogradi. Dunque oscurantistici e sempre più, in viso, scuri. Siamo per caso a Gubbio? Non siamo nel medioevo e dunque basta con la caccia alle streghe. Per quanto sopporteremo un governo forse malevolo che vuole perennemente tenerci legati, segregarci e stregarci, sobillandoci con fake news terroristiche e allarmanti, alla nostra incolumità psicofisica subdolamente attentando in maniera scriteriata, sì, matta? Attenti, uomini e donne, rimanete svegli e tenete desta la soglia dell’attenzione.  Molte volpi si aggirano in quelle opache e impolverate, grigissime camere ove si complotta, non poco segretamente, in via d’un reset memore di ere fascistiche delle più nere… Ah, l’uomo nero, il babau della notte. La gente, in preda a incontenibili, (dis)umane rabbie cagnesche, tira fuori i canini e latra, sì, abbaia. Anzi, esagitata e vittima di scompensi psicologici bestiali, non poco ulula. Scambiando il Coronavirus per l’ebola, per la lebbra! È tutta una caccia spietata all’autore de I promessi sposi? No, lasciate stare il romanzo del Manzoni, qui non si dice la verità e abbondano i Don Abbondio. Che vigliaccheria! Mentre un altro tappabuchi, un infame burocratico, è identico ad Azzeccagarbugli. Il vero non può essere nominato, altrimenti anche su Facebook vieni bannato, dagli ignoranti mangiato vivo e mal etichettato, cioè biecamente censurato. Oserei dire bloccato, quasi evirato, nella libertà di pensiero castigato da signorotti cafoni come Don Rodrigo che vi vorranno schiavizzare, a mo’ della povera Lucia, affidandovi all’ambiguo Innominato. Al che, non saremo evirati né ricconi come gli emirati, non so se solo arabi, miei somari. Avremo i soli, no, i soldi per andare a Riccione? Il naso arricciamo, intanto, ma non chiudiamo un occhio solo. Evviva il Sole, però diamoci a virate nel fantasy più dark.

Non più per la beltà della vita ci s’allupa e, impigriti da una vita domestica, c’ubriachiamo mestamente, storditi da tanta lebbra, no, “ebbrezza” fradicia e funesta di leggi immonde e stomachevoli che fanno ribrezzo. Provocano il vomito! Vogliamo la rivolta! Ah ah. La gente non va più alle feste, bensì addomestica i fegati amari in prossimità della cirrosi epatica e dell’ulcera fulminante, tracannando birre a non finire nel rimanere sul vago e scalmanandosi invano, no, dormendosela sul divano. La birra si fa col lupo? No, col luppolo. Mentre Homer Simpson, da tempo immemorabile, non riesce più a cazzeggiare in salotto con in mano un bicchiere sano… Dio santo! In tale situazione di pericolosa emergenza, ecco che dal buio del suo passato da gobbo di Notre-Dame, invero da uomo altamente poetico come Salvatore Quasimodo, sì, il poeta maestro dell’ermetismo da non confondere col “disgraziato” nomen omen, no, omonimo nel cognome, il quale s’innamorò della zingara Esmeralda, sì, un uomo stanco delle zingarate e degli scherzacci da prete, vi salverà da tanto scontento. Che sconcerto, dobbiamo andare ai concerti! Che stanno concertando?

Falò è perlaceo, ovvero un uomo smerigliato, dagli occhi spesso tristi eppur non è più accigliato, bensì lucente e pregiato come il verde più smeraldo. Egli tiene viva la speranza in mezzo a un mondo su cui incomberà, ahinoi, una nuova tragica ordinanza. Egli è un uomo, sì, poetico ma al contempo caotico, in quanto adulatore, no, adoratore della seconda legge della termodinamica, un uomo entropico e ciclopico, oserei dire dalla cultura enciclopedica. Insomma, un tipo falotico, sinonimo di fantastico, un uomo mutevole da Eugenio Montale…

In questo mondo scolorito ricolmo di morti viventi, egli cita letteralmente e vanitosamente una magnifica poesia tratta da Ossi di seppia. Cioè codesta, uomini e donne assiepati negli assembramenti denunciati, no, addormentati e per l’appunto non più lesti né desti. Andate incitati. Dovete eccitarvi! Ah ah.

Ciò che di me sapeste

non fu che la scialbatura,

la tonaca che riveste

la nostra umana ventura.

Ed era forse oltre il telo

l’azzurro tranquillo;

vietava il limpido cielo

solo un sigillo.

O vero c’era il falòtico

mutarsi della mia vita,

lo schiudersi d’un’ignita

zolla che mai vedrò.

Restò così questa scorza

la vera mia sostanza;

il fuoco che non si smorza

per me si chiamò: l’ignoranza.

Se un’ombra scorgete, non è

un’ombra… ma quella io sono.

Potessi spiccarla da me,

offrirvela in dono.

In questo mondo senza sole, uomini e donne, non siete soli, non abbiate paura né timore. Basta con le povere anime obnubilatesi nei pavori, basta col timido pallore, volevo dire vile cuore. Ci vuole furore, ci voleva finalmente, bella o cattiva gente, uomini e donne fetenti, un pavone, sì, un falò di enorme valore! Eccolo qua. Egli è un “mostro”, sì, appartiene alla Monster Universe, non lo sapevate? Un uomo Universal, un uomo redivivo come Dracula, un uomo che vollero sfigurare come la creatura di Frankenstein affinché diventasse una Mummia.

Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole (l’accento mettetevelo, no, potete anche ometterlo e metterlo, miei ometti, a vostro piacimento, sì, una sola…)

ed è subito sera.

Invece, e fu giorno e fu mattino ed è subito WOLFMAN! Capolavoro!

di Stefano Falotico

 

 

 

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