Omaggio messianico a Walter Hill: un locandiere erse e brandì in gloria le locandine del Sogno fantasy

Ascolto idiozie a raffica. D’altronde, nella pacata mestizia odierna, offuscata da soffuse bugie davvero sleali, il verme s’annida e, nei suoi rifugetti (“rifulgenti” come le sue meschine, mentitorie fughe), tenta di schivar l’addome raschiato nel suo fegato che, alleato all’ipocrisia, “mascellerà” nel malleabile adattamento di massa, eppure un fiero lottatore, forse d’occhi bendati, luciferini d’immolato sacrifizio vendicato agli oltraggi inflitti e di strazio infinito patito, giurerà di volerlo dissanguare. Oh, tal idiota persevera, ieri come oggi e come domani, nella bieca bestialità del suo solipsismo “dorato” ad allestire fantasie deliranti di sadismo sulle anime altrui.

Vegeta in stato deambulante ma di porcile, nello schietto fischietto del suo cinismo ben mascherato dietro “leguleie” pazzie che attesteranno sempre la sua “superior” testa.

Ma noi, combattenti tiger men, ne abbiam piene delle sue tasche riempite di malsana boria e della sua fritta aria a strappare il prossimo per poi stappare in prossimità d’una che alletti il suo vizioso “lupetto”.

Ben coccolato di “pelo allo stomaco” dietro un facciotto rasato da signorino “intangibile” nell’imprimere, d’accidie acidissime, strangolanti urla agli occhi degli avversari che, per invidia, teme. E, nello “stamparne” di marchio, volerne “vittoriosamente” elidere violentissimo, ma di dolce caramello, l’arder loro alla vita.

Adesso infuocato come i tempi maestosi la cui vivida vivacità fu anestetizzata e soffocata perché, appunto, impauriva.

Le emozioni troppo forti non vivon più in questo Mondo, ove oggi (forse, come sempre, solo che allora si stava zitti) par che viga la “vigilanza” a sorvegliare l’Uomo, di contro per sua Natura savissima, non facilmente abbindolabile e invero poco tenero, nelle sue origini guerriere, da annichilirsi e asservirsi a un sistemucolo di schemi a etichettarlo di false chimiche da famelici del cioccolato spicciolo.

Il turpiloquio peggiore è l’orrenda cera di chi, plastificato, incenerisce “lievissimamente” le menti più lucide, spargendovi addosso infamie proprio da affamato. Sì, del suo carnascialesco circo che “troneggia” appena qualcuno smuove, impietoso e di luccicante impeto, il suo flebile castello “pastellato”.

Impazzano le oscenità, la società è regredita a uno stadio “tribunale” animalesco, ove gli orchi spesso rimangon impuniti e i puri “spurgati”. Nell’omertà collettiva che, di tribal branchi(e), illusa e impermeabilizzata da ossigeno stantio del credersi estatici, tace e taccia un’altra coscienza troppo forte per inchinarsi a quest’amena, “austera” fiera a cui, Io il Principe, costernato, non desidero assolutamente esserne schiavo.

Mi torna così alla memoria, chiamatela reminiscenza, definitelo “infantilismo”, il Cinema fantasioso, “nevrotico”, sparato a palla, vorticosissimo, accensione mistica vera, del grande Walter Hill.

Last man standing in una landa desolante. Di faide e infarinati.

Medito, ascoltando il silenzio di chi elevò il nitrato a nitrito dei cavalli inarrendibili, la Bellezza dei cuori bellici.

Uno di questi t’apostrofa arrogante con un “Ehi, bello, dove pensi di andare?”.

A cui, oppongo un orgoglioso “Ove andrà, liberissimo il mio destino che non è ammanettabile e circuibile, mio arcigno cignetto del tuo calmo, terremotante laghetto. Io son colui che smuove le acque e, condottiero, condurrà gli ebrei lungo il fiume Nilo della ribellione, caro sporco egizio. Su quel Monte, il mio Dio sarà spietato contro le tue orgiastiche dinastie irremovibili”.

Si spaventerà il mio nemico, nell’energia biblicamente epica della mia profetica furia.

E inonderò la sua spregevole, brutta perfidia dall’alto dei miei sogni, tatuati d’ascensione, di propulsiva, impressionante forza a sgretolare la sua già labile fortezza. Allibito, lui che prima sghignazzava, ora annusa un mortifero sentor di paura. E urlerà una pietà che non gli sarà accordata. Di corde tese, agonizzante, singhiozzerà gli ultimi “aneliti” della sua immonda cattiveria, espiando nel sangue strangolato il suo “softly” soffocarci.

Perché io nacqui ove la mia pietra detonerà in gola alle sue aridità.

Spargete il colore di queste locandine, e la vita sarà mille splendide notti.

   Muscolare, densa, vigorosa, il fumetto degli ultimi maledetti.    Tonight… eterna giovinezza! Siamo l’incarnazione incantevole delle favole rock & roll, come Prince… Questo è infatti un love affair.

    Volevi me? Volevi me?

 

E m’hai trovato!

 

(Stefano Falotico)

 

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