Martin Scorsese e la nostra street of dreams, thanks

di Stefano Falotico

Prima parte

La strada dei sogni

Lustrate strade tenui, ad assottigliarsi in tempie logorate nella nostalgia, un Ponte di Brooklyn da cardiopalma emozionale, tinteggia tra sfumate nuvole, che “aggrottano” le tue iridi dentro macerie di uno scratch in fotogramma tuo denso.
Zolfi e splendide tele della fantasia, un Creato che cereo trascolora in amore puro, friabile è il tuo tatto melanconico, un odore sacro d’acri sapori persi, antichità della reminiscenza, trapezio cardiaco d’oscillatoria perseveranza però a non crollare nel Mondo imbarbarito, solfeggi acuti, rimembranze d’uno sputarvi e ridere da matti, ché la società è lacera, logora… e di iattura (non) consola. Il circolo delle chiacchiere, dei cuori tanto bravi a scrivere d’oratori abbracci ed ecumenismo dolce quanto poi sbattere la tua anima in prigionia senza tregua, in cui colerai a picco. Eri spiccante sensibilità che han distrutto, rutti per vaneggiare l’aroma perduto, un caffè da stazione che “sbuffa” in treni a vapore. Un po’ di sale al posto dello zucchero, farneticare per (non) prendere coscienza del nostro Mondo in malora. Crollato, non solo dal sonno. Che ore sono? Prendiamo il primo treno per un posto di merda. Vivremo da stronzi, sempre meglio che perdersi in questo virato bianco e nero stanco, che non vibra più per nulla, non s’emoziona per niente. E a nulla valgono i tuoi sforzi, hai smarrito ogni forza. Forse, sei rinsavito e sei agguerrito, i binari delle tue vene hanno smantellato l’anima o forse l’han temprata, “ammattito” or guidi in carrozza con una principessa che crede in te. Ma è illudersi che sia figa. La vita fa schifo. Fortunatamente, esiste Martin Scorsese. Del resto, chi se ne frega.

 

 

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