LA MORTE CORRE SUL FIUME (The Night of the Hunter), recensione

mitchum morte sul fiume

Ebbene, oggi vi parleremo di uno dei più grandi film della storia del Cinema, ovvero La morte corre sul fiume (The Night of The Hunter), magnifica e insuperabile, bella in maniera incommensurabile, totalmente indimenticabile ed echeggiante di misteriche atmosfere magicamente ancestrali e ipnotiche, opera prima e ultima di Charles Laughton.

La morte corre sul fiume, film della durata, breve ma strepitosa, di un’ora e trentadue minuti che, all’epoca della sua uscita, così come, ahinoi, accaduto purtroppo a molti capolavori della Settima Arte più rinomata, fu dalla Critica scandalosamente snobbata e non riscosse un forte successo di pubblico. Insomma, l’accoglienza fu freddina. Crescendo però, fortunatamente, nel tempo in modo sesquipedale e ascendendo, giustamente, oramai a vetta apoteotica del Cinema più monumentale e titanico.

In quanto, La morte corre sul fiume è unanimemente reputato un film prodigioso e meraviglioso, vivaddio incontestabile, qualitativamente parlando. Classico esempio di film, vale a dire, ai tempi della sua ufficiale release, pressoché dai più ignorato, come sopra appena accennatovi, oggi come oggi invece considerato, in maniera sacrosanta, una cinematografica pietra miliare delle più ineccepibili e inconfutabili. Ribadiamolo tostamente.

La morte corre sul fiume, infatti, oggi come oggi riscontra sul sito aggregatore di medie recensorie, metacritic.com, un 99% impressionante di opinioni concordemente, altissimamente positive ed è un traguardo pressoché ineguagliato e quasi impari. Tratto dall’omonimo libro di Davis Grubb, adattato e sceneggiato da James Agee con l’apporto contributivo, diciamo, dello stesso Laughton, La morte corre sul fiume si presenta, a livello di trama, quanto mai, all’apparenza, banale…

Un invasato, non poco strampalato e al contempo inquietante, lugubre predicatore protestante e solitario di nome Harry Powell (un Robert Mitchum in stato di grazia), grazie al suo carismatico ascendente e al suo premeditato, mentale sotterfugio malvagio e perverso, sposa un’assai abbiente vedova (Shelley Winters), forse neppure tanto avvenente, ammogliandosi con lei per ragioni puramente venali, non di certo perché ne è innamorato. Bensì per carpire un’informazione segretissima dai suoi due bambini, malmostosi e recalcitranti a confessargliela, ovvero la seguente: entrare a conoscenza del luogo ove il padre arrestato (Peter Graves) dei due pargoletti, da Powell conosciuto in carcere, ovviamente ex marito della sua nuova sposa, depositò nascostamente l’ingente, stimolante somma pecuniaria, molto economicamente attraente, constante della bellezza di 10.000 dollari ragguardevoli.

Be’, detta così, sembra la semplice e lineare trama, ripetiamo alquanto convenzionale, d’un normale crimedrama tipico della tradizione hollywoodiana dei gialli-noir in bianco e nero degli anni cinquanta dorati della grande mecca. Infatti, se ci limitassimo assai superficialmente nel giudicarlo a livello prettamente narrativo, La morte corre sul fiume può perfino sembrare, così come, in maniera enormemente erronea, all’epoca infatti apparve, un filmetto addirittura prevedibile e assai presto dimenticabile.

Morando Morandini, assegnandogli, nel suo Dizionario dei Film, la valutazione massima possibile, ovvero l’aurea votazione di 5 stellette pienissime, in merito, s’espresse in questo modo, cioè in tali termini testuali piuttosto eloquenti e giustamente incensanti:

«Film di culto, l’unico diretto da Laughton, si avvale della straordinaria interpretazione di Mitchum e della splendida fotografia di Stanley Cortez al servizio dell’originale stile visivo della regia, influenzata dall’espressionismo tedesco e dal cinema scandinavo, ma anche da Griffith. Film misterioso di grande complessità polifonica dove “confluiscono più generi e tradizioni. Due sono i percorsi evidenti: la storia nera e il racconto infantile e fiabesco. L’intreccio di questi percorsi maggiori e l’inserimento di altri motivi danno luogo a una serie di trasformazioni e incroci che… rendono il film inclassificabile” (B. Fornara). Il film pone molte domande e dà poche risposte. Ha suscitato letture a forte valenza psicanalitica».

Film dalla valenza sesquipedale, onirico, permeato di suggestioni memorabili, oscillante fra la suspense più spiazzante e lisergici momenti contemplativi di enorme potenza visiva, volutamente grottesco in molte sue parti, si può fregiare, come detto, d’una interpretazione d’antologia d’un Mitchum straordinario. Il quale, recitando con uno sguardo mellifluo, subdolamente beffardo, incanta e magnetizza noi spettatori, emanando carismatica allure travolgente, sebbene il suo personaggio sia chiaramente un orco delle favole nere, un pazzo strepitosamente ambiguo ma uno dei characters più affascinanti del Cinema mondiale.

Chi è Harry Powell? È davvero, così come appare, un laido manipolatore che, ammantandosi capziosamente di un’aura ieratica estremamente persuasiva in virtù d’un divinatorio dono tanto diabolicamente irresistibile quanto profondamente ambivalente, per certi versi addirittura stranamente messianico, riesce non solo a circuire il prossimo, bensì ad accattivarsi la nostra simpatia tutta per via della sua allure incantevolmente, perfino paradossalmente, angelicamente morbosa da incantatore mostruoso e al contempo meraviglioso?

È un santo peccatore ignominioso, un ignobile e vanaglorioso mitomane e ladro lestofante dei più miserabili e ripugnanti o veramente, in cuor suo, secondo la sua distorta morale balzana, un onesto pover’uomo in cerca di perpetua redenzione, alla coscienziosa ricerca perenne della paradisiaca, più sincera salvazione eterna?

Musiche sofisticate ed evocative di Walter Schumann.

I bambini, John e Pearl, sono rispettivamente incarnati da Billy Chapin & Sally Jane Bruce.

Nel cast, Lillian Gish, Don Beddoe, Evelyn Varden, Gloria Castillo, James Gleason, per un magnifico masterpiece irripetibile.

Rivisto a distanza siderale di tempo, rimane fra i miei dieci film preferiti di sempre. Se non riuscite ad amare alla follia questo film, datevi a un porno con Jason Brown & Angela White. Il che, non è neanche tanto male, a dire il vero. Sono due tipi di Cinema completamente diversi, diciamo. Cioè un B/N metafisico contro un nero e una bianca fica.shelley winters night hunter

di Stefano Falotico

 

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