MAD MAX, la saga antologica

Interceptor Gibson Mad Max Gibson

Ebbene oggi, in concomitanza con l’uscita in cofanetto deluxe 4K, tratteremo brevemente ma esaustivamente la saga, per l’appunto, di Mad Max. Una saga che sta al Cinema post-apocalittico e alla fantascienza, potremmo dire, nichilistica, così come Guerre stellari sta a quella, se non buonista, diciamo intrisa di forti venature pregne di speranzosa fantasia onirica. Una saga firmata da George Miller, il quale, similmente al regista di Guerre stellari, cioè George Lucas, rappresenta uno dei rarissimi casi di director che ha costruito la sua fama quasi unicamente sulla realizzazione di tale suo titanico progetto memorabile, tutt’ora in piena fase di sviluppo e intrepido, potente svolgimento curato nei più minimi particolari finissimi.

Franchise, potremmo dire, sui generis, evoluto e (in)generatosi strada facendo, è il caso di dirlo. Cioè una saga, questa di Mad Max, che è andata pian piano evolvendosi, forse non originariamente concepita come tale ma concretizzatasi appieno, fortunatamente per noi che abbiamo potuto grandemente fruirne, non poco godendocela e amandola straordinariamente, destinata per di più ad accrescersi d’un nuovo episodio che il suo appena sopra citato creatore-ideatore e regista, ovvero George Miller (Le streghe di Eastwick), chi sennò, sta al momento, come poc’anzi accennatovi, ancora creativamente modellando e allestendo. In quanto è prossimo a filmare finalmente il suo venturo capitolo immediato, ovvero Furiosa.

Che speriamo di vedere assai presto per entusiasmarcene in modo vibrante d’emozioni parimenti calorose così come quelle da noi provate per tutti i capitoli precedenti.

Inaugurata nel 1979 col primo episodio, intitolato giustappunto in originale come Mad Max e da noi invece reso in Interceptor, tale saga, oramai epocale e imprescindibile per ogni cinefilo di razza che si rispetti e che si possa definire tale e con una visione cinematografica a 360° di matrice toutcourt, comincia furibondamente a prendere il volo, anzi, metaforicamente a carburare, viaggiando già ad altissima velocità, visionariamente futuristica e intrepida lungo la sua folle e spericolata traiettoria distopica splendidamente inaudita e qualitativamente imprendibile. Già incorniciata e cristallizzata nella storia in forma inscalfibile e marmorea.

Ecco allora che, dinanzi ai nostri occhi, si materializzò il suo protagonista, incarnato qui da Mel Gibson nei panni del poliziotto Max Rockatansky. Un decorato e moralmente decoroso, integerrimo tutore della legge irreprensibile e dovizioso, collocato, a livello di ambientazione ed esplosiva azione atta a deflagrarsi presto furente e infermabile, travolgente e adrenalinica, in un ben imprecisato futuro violento, popolato da uomini squilibrati altamente pericolosi e tremendi. Sarà esattamente uno di questi manigoldi senz’alcuna etica psico-emotiva e comportamentale, un uomo efferato e omicida, a uccidere in maniera scellerata la dolce famiglia di Rockatansky, ammazzandogli, assieme alla banda da lui capeggiata, moglie e prole. Scatenando la scatenata, irrefrenabile reazione estremamente vendicativa e micidiale dello stesso inferocitosi, rabbioso, lucidamente “impazzito” Rockatansky. Che diverrà, per l’appunto, l’agguerrito e allucinato, altresì magnifico Mad Max. Risvegliando, dalla sua coscienza placatasi nell’apparente tranquillità domestica, i suoi istinti più primordiali e selvaggi.

Il villain di nome Toecutter fu interpretato dal compianto Hugh Keays-Byrne. Attore scomparso recentemente, cioè il primo dicembre del 2020 all’età di settantatré anni.

Il quale, poi, avrebbe interpretato, naturalmente prima della sua morte, Immortan Joe in Mad Max: Fury Road. Quarto episodio della saga qui da noi presa in questione ove, dopo la trilogia con Gibson, Mad Max divenne e assunse le fattezze, di ideale prosecuzione fisionomica, Tom Hardy, affiancato per l’occasione da una temeraria, bellissima e grintosa Charlize Theron. A sua volta nei panni di Furiosa. Furiosa, titolo provvisorio del prossimo appuntamento milleriano. Film che uscirà nel 2024 se tutto andrà secondo i piani, in cui si racconteranno molti antefatti e si narrerà la genesi non di Mad Max, bensì, come da titolo, di Furiosa. La quale non sarà però incarnata dalla Theron ma dalla promettentissima e giovanissima Anya Taylor-Joy. Nel film vi sarà anche Chris Hemsworth (Thor). Ma saltiamo ancora indietro nel tempo. Tornando al capitolo secondo…

Cosicché, dopo Interceptor, ecco che arrivò il suo inevitabile sequel, il chapter two, diciamo, vale a dire Interceptor – Il guerriero della strada (Mad Max 2). Ripetiamo, forse un seguito originatosi, venuto da sé, creato genialmente ma al contempo casualmente, cioè sulla base del successo del capostipite adorato, dunque un seguito non del tutto, all’inizio, preventivato e messo in cantiere, a tavolino studiato. Partorito, quindi, per fortunose e, osiamo dire, quasi cabalistiche circostanze, vivaddio, cinematograficamente miracolose e prodigiose.

Eccone, a grandi linee e tratti salienti, la concisa trama da noi sinteticamente espostavi in brevissimi termini: dopo una terribile guerra nucleare, il Pianeta Terra è desertificato e impera la desolazione anche umana più brada e selvatica, ovvero la società, tumefatta e devastata da tale catastrofe planetaria, combatte strenuamente in maniera barbarica, con le unghie e gli artigli non solo a livello metaforico, per sopravvivere. Se in Dune, la gente lotta fratricida per agguantare una spezia preziosissima, ecco che, in Mad Max 2, la fonte di salvazione dalla morte e dalla povertà sempre più agghiacciante è semplicemente la benzina. Perché, ovviamente, è la materia prima che aziona i motori, anche figurativamente il motore di tale action movie rutilante e, rispetto al primo, ancor più frenetico. In cui assistiamo alla guerra fra predoni denominati Homungus e gli abitanti d’una comunità in cui arriva il nostro Max. Cosa succede(rà)?

Ci par ovvio che, malgrado le rocambolesche peripezie mortali, Mad Max resisterà e, per l’appunto, sopravvivrà con forza e innato coraggio combattivo dei più invincibili.

Dunque, giungiamo al terzo episodio, Mad Max oltre la sfera del tuono (Mad Max Beyond Thunderdome). Finalmente, come facilmente evincibile, anche da noi il nome Mad Max troneggia e compare in bella vista nel titolo italiano.

Anche in tal caso, per ovvie questioni logistiche, sintetizzeremo la vicenda che dunque enunciamo qui in poche righe, speriamo però nette, chiarificatrici e fondamentali…

Mad Max precipita, diciamo, nell’apocalittica e scenograficamente immaginifica Bartertown. Ove incontrerà Auntie Entity (Tina Turner), aiutandola nella sua ricercata missione di dominatrice del villaggio. Mad Max, però, contravverrà alle disposizioni impartitegli da Entity e sarà, per tale sua disobbedienza screanzata, esiliato in una sperduta località ricolma di orfanelli ridotti in stato penoso. Accattivandosi la loro simpatia, tornerà a Bartertown da punitore messianico ed eroe assoluto.

Per finire, come già ampiamente espostovi nel relativo nostro racconto di Cinema, eccoci arrivati a Mad Max: Fury Road.

Mel Gibson s’è trasfigurato in Tom Hardy, potremmo dire in maniera analoga a quanto avvenuto con l’agente 007. Che da Sean Connery divenne Roger Moore, eccetera eccetera, in un concatenarsi iconografico d’immutabile anima del personaggio che, col trascorrere della saga, acquisì però visi diversi altrettanto incisivi.

Braccato dai bruti e brutalizzanti Figli della Guerra, al servizio del tirannico Immortan Joe, Mad Max viene da loro afferrato e fatto prigioniero-schiavo. Al che appare, come per miracolo, l’indomabile Furiosa (Theron). Colei che, con un manipolo di sue adepte ribelli, assieme a Mad Max, fuggendo e a tutto spiano combattendo nel deserto, fra mirabolanti esplosioni frastornanti e colpi di scena irripetibili, vincerà la sua battaglia contro il sadico torturatore Immortan Joe?

di Stefano Falotico

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