IL MIGLIO VERDE, recensione

Bonnie Hunt miglio verdeThe Green Mile Tom Hanks Clarke Duncan

Ebbene, in concomitanza con la straordinaria sua uscita in Blu-ray 4K, vi parliamo oggi de Il miglio verde (The Green Mile), firmato da Frank Darabont. Regista particolarmente famoso per aver diretto un’opera cinematografica oramai celeberrima e indimenticabile, ovvero Le ali della libertà. Parimenti a quest’ultimo film citatovi, Il miglio verde è un adattamento tratto da Stephen King. Differentemente però rispetto a Le ali della libertà, pur essendo ugualmente ambientata in un carcere, Il miglio verde è una pellicola che se ne discosta notevolmente per atmosfere, ben più cupe e macabre ma al contempo più oniriche e visionarie, perfino soprannaturali, e soprattutto per via della sua durata ben più mastodontica, esagerata, forse perfino spropositata, smisurata e leggermente eccessiva, consistente ovvero di tre ore e dieci minuti circa, francamente, per quanto appassionanti e visivamente mozzafiato, alquanto insostenibili seppur, ripetiamo, estremamente affascinanti. Darabont, dirigendo Il miglio verde, forse allettato dall’idea di bissare il successo planetario di The Shawshank Redemption (questo il titolo originale de Le ali della libertà), pur ottenendo un altrettanto lusinghiero, sebbene un po’ inferiore, successo di Critica, mirando evidentemente e nuovamente agli Oscar, non guadagnò invece i favori totali del pubblico, rimanendo peraltro all’asciutto agli Academy Awards. Perlomeno per quanto concernette le nomination maggiori. Invero, a essere precisi, Le ali della libertà, pur venendo candidato a sette ambite statuette dorate e pregiate, alla fine non incassò nessun premio e fu sconfitto in tutte le categorie per cui fu nominato. Alla pari de Il miglio verde, d’altronde, che però ottenne quattro nomination. In entrambi i casi, sia Le ali della libertà che Il miglio verde furono candidati come Miglior Film e per la miglior sceneggiatura non originale ad opera di Darabont stesso per tutte e due le sue pellicole che furono escluse stranamente per quanto riguardò la miglior regia. Incredibile coincidenza assai peculiare, non credete? Detto ciò, opportuno avervi segnalato aneddoticamente tale particolare curiosità interessante, passiamo alla sua trama dalle mille sorprese che, per non rovinarvi nell’eventualità che tale film non aveste mai visto, ci limiteremo assai sinteticamente a delinearvi genericamente in poche righe, speriamo però precise ed esaustive: Tom Hanks congeniale, nato per questo ruolo e da favola, interpreta Paul Edgecombe, una guardia carceraria che lavora nel braccio della morte d’una durissima prigione di Cold Mountain. In Louisiana, nel 1935 furono barbaramente uccise e trucidate due bambine figlie d’un contadino. Dell’orrido crimine imperdonabile, fu accusato e conseguentemente imprigionato il nero John Coffey (Michael Clarke Duncan). Forse Coffey non merita la pena capitale mentre sta aspettando terribilmente, ingiustamente, la sua esecuzione lapidaria, scontando un disumano calvario nell’attesa atroce d’un patibolo mostruosamente penoso e aberrante, mostruoso. Forse è soltanto un gigante buono dotato di poteri divinatori. Chi è John Coffey? Intanto, in questo carcere enorme e labirintico, parimenti a un dedalo, anche metaforicamente esistenziale, tanto sorprendente quanto allucinante, scorre la vita dei secondini e della moltitudine sterminata dei carcerati, ognuno con la sua croce personale. Molti celano le loro cattive coscienze dietro un’apparente, integerrima integrità morale non pulita, altri sono nitidamente e irrimediabilmente innocenti, altri ancora sono sadici e spietati, gravemente nel loro animo putrido assai malati.

Fotografato magnificamente e con grande eleganza formale da David Tattersall (The Majestic), Il miglio verde avvince e tiene incollati alla sua visione dal primo all’ultimo minuto, malgrado, come già detto, sia un’opera indubbiamente sfilacciata e retorica, in molti punti addirittura sbagliata e sbilanciata, sfilacciata e ripiena di digressioni spesso inutili che allungano solamente il brodo. Sorretta dall’ottima interpretazione d’un Hanks ispirato come al solito e soprattutto illuminata da una gigantesca, in ogni senso, prova struggente e molto sentita del compianto Clarke Duncan (candidato al Golden Globe), Il miglio verde trova i suoi punti di forza nella sua potenza visiva e si avvale d’uno stratosferico cast eccezionale, come si suol dire, delle grandi occasioni, che annovera tra le sue fila un parterre d’attori e caratteristi imbattibili, fra cui Barry Pepper, David Morse, Sam Rockwell, Bonnie Hunt, James Cromwell, Patricia Clarkson, Gary Sinise, Doug Hutchison, Harry Dean Stanton.

Barry Pepper miglio verde

di Stefano Falotico

 

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