Tom Cruise, al cinema con Top Gun: Maverick – Ritratto di una star intramontabile tornata alla ribalta in modo stellare

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Oramai ci siamo, il sequel iper-annunciato della pellicola firmata dal compianto Tony Scott nell’oramai lontano ‘86, cioè Top Gun, per tale seguito intitolato Top Gun: Maverick, stavolta per la regia di Joseph Kosinski (Oblivion) sta uscendo nei cinema mondiali, già accolto entusiasticamente dall’intellighenzia critica statunitense dopo aver ricevuto, fuori Concorso, una plateale standing ovation al Festival di Cannes, attualmente in corso, e ha naturalmente per splendido, grandioso protagonista il sempiterno, magnifico e inossidabile, perennemente en pleine forme, ovvero nientepopodimeno che, ça va sans dire, Tom Cruise, all’anagrafe Thomas Cruise Mapother IV, nato a Syracuse nel dì del 3 luglio 1962. Dunque, una straordinaria star inconfutabile, da tempo immemorabile ascesa nell’empireo, possiamo dirlo sinceramente in quanto lo pensiamo veramente, delle leggende viventi ed eterne. Tom Cruise che, anziché ingrigire, specialmente a livello qualitativo di matrice cinematografica, con invidiabile e al contempo estremamente stimabile allure e bell’aspetto invecchiato solamente pochissimo, dopo essere stato omaggiato a sorpresa, alla succitata kermesse cannense, con un’onoraria Palma d’oro tanto inaspettata quanto sacrosanta, imperterritamente continua eccellentemente a regalarci le sue carismatiche performance indubbiamente rifulgenti di beltà unica e splendente. Ora, perdonateci il seguente gioco di parole ricercato, perfettamente voluto. In occasione della release nelle sale internazionali, inclusa ovviamente quella italiana, giustappunto di Top Gun: Maverick, quale miglior occasione per ripercorrere, brevemente ma speriamo esaustivamente, la strepitosa, infermabile carriera smisurata del mitico Tom Cruise?

Tom Cruise, un attore senza pari e forse senza precedenti. Uno dei pochissimi interpreti, infatti, della storia della Settima Arte, a essere riuscito a sviluppare una carriera tanto strabiliante e brillante quanto eterogenea e camaleonticamente diversificata. Sbagliando quasi niente e rimanendo perennemente ad altissimi livelli, cavalcando vita natural durante la cresta dell’onda da instancabile stacanovista implacabile e impeccabile.

Un attore che, fin dal suo primissimo esordio, in una particina, davanti alla macchina da presa, avvenuto nientepopodimeno che col nostro, compianto Franco Zeffirelli per Amore senza fine con Brooke Shields, nel giro d’una manciata di anni, sarebbe diventato un divo amatissimo in tutto il mondo. Incrociando, nel suo lungo e mutevole percorso artistico decisamente notevole e, ribadiamo, cangevole, molti dei più grandi registi, viventi e non. Così tanti che paiono addirittura innumerabili. Da Zeffirelli stesso a Francis Ford Coppola per I ragazzi della 56ª strada, dal sopra menzionato, ovviamente, Tony Scott, anche lui scomparso, che Tom avrebbe poi rincontrato per Giorni di tuono, sin a suo fratello Ridley per Legend, col quale in realtà lavorò l’anno antecedente a Top Gun. Pellicola, quest’ultima, che lo consacrò in maniera definitiva. Dopo i suoi successi in pellicole forse non eccelse, qualitativamente parlando, eppur parimenti riscuotenti un istantaneo successo planetario, soprattutto per il mercato nordamericano, quali Risky Business – Fuori i vecchi… i figli ballano e il generazione Il ribelle, citato peraltro ampiamente nella prima stagione di Stranger Things.

Da allora, Tom Cruise non s’è mai più fermato, viaggiando a prodigiosa velocità incredibile davvero sensazionale e positivamente portentosa, osiamo dire, mostruosa.

Alternandosi fra ruoli efficaci in commedie di classe e prove sempre eccezionali in pellicole ad alto tasso drammatico, fra cui Rain Man di Barry Levinson, Nato il quattro luglio di Oliver Stone, che gli fruttò la sua prima nomination all’Oscar nella categoria Best Actor (le altre le avrebbe ottenute per Jerry Maguire di Cameron Crowe e, come miglior attore non protagonista, per Magnolia di Paul Thomas Anderson), e Codice d’onore di Rob Reiner.

Sarebbero poi arrivati il cineasta Sydney Pollack (che partecipò, naturalmente, in un ruolo rilevante e chiave, “solamente” invece come attore, in Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick) con Il socio, Neil Jordan con Intervista col vampiro e Brian De Palma con Mission: Impossible. De Palma, il quale parzialmente disconobbe però quest’ultima opus appena citatavi, dichiarando infatti che la diresse solo per commissione affidatagli da Tom Cruise, oltre che attore, comunque specifichiamolo, principale suo produttore e creatore. De Palma dunque, secondo noi a torto, non sentì né sente, percepisce tutt’ora propriamente suo Mission: Impossible, malgrado sia a nostro avviso un film impeccabile e da lui orchestrato con stile egregio, altro che filmato con la cosiddetta mano sinistra, così come si dice in gergo critico, solitamente.

Tom Cruise, invece, assolutamente sì. Tant’è che, con questa sua saga, da lui, possiamo dirlo, inaugurata e patrocinata, è atteso prestissimamente coi prossimi due episodi, il settimo e l’ottavo capitolo. Franchise che vide, per volere stesso di Tom, in virtù e per via del suo influente e assai potente star power da decisionale producer tuttofare, l’avvicendarsi di altri primari registi impagabili fra cui John Woo, succeduto a De Palma per il suo primissimo seguito bellissimo se non addirittura, visivamente, superiore al capostipite.

Senza trascurare, ovviamente, J.J. Abrams, Brad Bird e Christopher McQuarrie. Autore di tutti gli ultimi episodi, compresi quelli imperdibili di prossima uscita imminente.

Cosicché, fra un Cocktail di Roger Donaldson e Il colore dei soldi di Martin Scorsese dei suoi anni ottanta grandiosi, Tom non stette e sta più con le mani in mano un solo attimo, inanellando, come già illustratovi e, più avanti, sinteticamente, nuovamente enunciatovi, grandi film e considerevoli registi fondamentali per una sempre più corposa, ascendente crescita vertiginosa.

Ecco, però se stessimo, evidenziamolo ancora, a soffermarci su ogni singola pellicola interpretata da Cruise fin dai suoi albori, diciamo poeticamente, non ci basterebbe quest’articolo.

Così che, leggermente smentendo quanto sopra scritto, dopo avervi offerto una repentina panoramica sul suo excursus, drasticamente ci pare più opportuno, per l’appunto, terminare in poche righe il tutto.

Inoltre, come possiamo dimenticare Steven Spielberg e la sua accoppiata artistica con Cruise per Minority Report e La guerra dei mondi?

Dicendovi che dovremmo forse rivalutare Operazione valchiria di Bryan Singer (I soliti sospetti), perfino il remake di Apri gli occhi, cioè Vanilla Sky, asserendo ciò…

Fra tutte le prove recitative di Tom Cruise, riteniamo che il suo Vincent del suprebo Collateral di Michael Mann rappresenti il Tom Cruise al suo zenit e al top

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di Stefano Falotico

 

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