OMICIDIO IN DIRETTA (Snake Eyes), recensione

Cage Snake Eyes poster

Ebbene oggi, per il nostro consueto appuntamento coi Racconti di Cinema, disamineremo Omicidio in diretta (Snake Eyes) firmato da Brian De Palma (Gli intoccabili, Black Dahlia). Opus della durata tanto adrenalinica e assai scorrevole quanto relativamente breve nella sua veloce andatura di soltanto novantacinque minuti netti, scanditi ininterrottamente da una corposa suspense al cardiopalma (permetteteci il gioco di parole col cognome del grande Brian) senza un sol attimo di tregua, Omicidio in diretta uscì sui grandi schermi mondiali nel ’97, deludendo parzialmente le aspettative al boxoffice, cioè rivelandosi quasi un mezzo flop a livello commerciale, altresì ricevendo, di contraltare, recensioni positive, se non unanimemente, perlomeno generalmente lusinghiere da parte, giustappunto, dell’intellighenzia critica. Anzi, per correttezza, precisiamo che, così come soventemente è sempre accaduto con De Palma, i critici si spaccarono fra coloro che, pur lodandone le indubbie e vertiginose qualità tecniche impressionanti, obiettarono in merito alla pochezza della trama, a lor avviso inconsistente e futile, e chi invece, appieno, dinanzi a Omicidio in diretta s’estasiò, acclamandolo totalmente.

Scritto da David Koepp, regista di Secret Window e già sceneggiatore per De Palma dell’immortale e splendido, oramai leggendario Carlito’s Way e di Mission: Impossible.

Trama:

Siamo nella rutilante Atlantic City e veniamo immersi immantinente, con uno strepitoso piano sequenza lunghissimo, interminabile e prodigioso, al suo interno, seguendo il frenetico saltellare e parlare concitato d’un irrefrenabile sbirro di nome Rick Santoro (un Nicolas Cage in forma smagliante e ammirevolmente sopra le righe in modo sublime e sterminato) che veste un abito sgargiante e variopinto, il quale, in preda a un’incontenibile verve euforica sconfinata, schiamazza e si destreggia lungo i suoi corridoi, sin ad arrivare in platea per assistere a un importante incontro di pugilato. Si siede a fianco del suo fido amico inseparabile, il comandante di polizia Kevin Dunne (un altrettanto eccellente Gary Sinise con la sordina). A pochi minuti dall’inizio del match tra i due sfidanti pugilatori, si ode qualcuno urlare e poi, immediatamente dopo, assistiamo all’assassinio del Ministro della Difesa. Che cosa è successo nel giro di pochissimi, infinitesimali istanti impercettibili e devastanti? La gente, lì dapprima assiepata, terrorizzata, è fuggita n preda al panico mentre lo smarrito Santoro, in balia della confusione più metaforicamente accecante, prova disperatamente a riordinare le idee per far, come si suol dire, mente locale. Al che, forse non casualmente, incontra l’avvenente Julia Costello (Carla Gugino, sensuale come non mai). La quale, segretamente, gli confida che, dietro l’omicidio del ministro suddetto, v’è a suo avviso un complotto a largo raggio. Forse ha ragione lei o qualcuno, oppure molte persone, infidamente, dapprima messesi viscidamente d’accordo in maniera occulta, hanno criminosamente cospirato, congiungendo unitamente le forze affinché avvenisse quanto tragicamente successo in modo funesto?

Riuscirà il nostro eroe Santoro, uomo peraltro dalla dubbia morale, dunque non propriamente integerrimo e con molti scheletri nell’armadio, a vederci chiaro e a sbrogliare l’intricata matassa, redimendo sé stesso e acciuffando forse la verità più insospettabile e agghiacciante?

Impreziosito da una bella, nitida e funzionale fotografia cristallina di Stephen H. Burum (Rusty il selvaggio e habitué di De Palma), sorretto dal titanico tour de force recitativo d’un carismatico Nicolas Cage irripetibile, stavolta giustamente in overacting e perfetto per la parte, tecnicamente ineccepibile, teso, mozzafiato, appassionante dal primo all’ultimo minuto, Omicidio in diretta è una pellicola magistrale e sensazionale, quanto prima da rivalutare ampiamente e riportare in auge sicuramente, malgrado il suo finale debole e troppo affrettato. Infatti, De Palma girò originariamente un finale assai differente e da noi mai visto che poi, a causa dei produttori, dovette rigirare e sostituire con quello attuale e definitivo. Ciò però non inficia le qualità indiscutibili e nette d’un film spettacolare sotto ogni punto di vista. Probabilmente, non un capolavoro paragonabile alle opere maggiori di De Palma ma, di certo, un film imprescindibile, importante e intramontabile, innegabilmente.

Musiche di Ryūichi Sakamoto.

Fra le immancabili curiosità del film, ve ne citiamo alcune senza dubbio rilevanti:

1) L’apotetotico piano sequenza d’apertura non è stato, in verità, filmato integralmente, cioè nella sua interezza da cima a fondo. Bensì, grazie a un accorgimento digitale, praticamente invisibile, è stato compiuto in due spezzoni filmati distintamente e poi, per l’appunto, uniti assieme in modo tale che l’occhio dello spettatore non se ne possa accorgere. Esattamente, il piccolo stacco avviene quando Nic Cage/Santoro svolta nella scalinata.

2) La parte andata a Sinise era stata pensata per Al Pacino (naturalmente, il protagonista dei depalmiani Scarface e del succitato Carlito’s Way) ma Pacino, non accettando di non esserne il protagonista, di conseguenza, gentilmente declinò la gentile offerta propostagli.

3) Come detto, Sinise interpreta il personaggio chiamato Kevin Dunne. Da non confondere con un altro attore presente nel cast di Omicidio in diretta, vale a dire Kevin Dunn.

4) Nei panni, invece, di Gilbert Powell vi è John Heard (Il bacio della pantera), famoso barista nel meraviglioso Fuori orario di Martin Scorsese con Dunne, sì, però Griffin Dunne, eh eh.

Nicolas Cage, Gary Sinise, John Heard, Carla Gugino, Stan Shaw

Nicolas Cage, Gary Sinise, John Heard, Carla Gugino, Stan Shaw

di Stefano Falotico

 

 

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