“American Hustle”, Review

American Hustle poster



L’arte di arrangiarsi, rubare per sopravvivere e (non) reinventarsi

Giochi pericolosi di attrazione, il fascino del potere che ammalia chiunque, il fragore dell’inganno svel(a)to…

Presentazione dei veri personaggi

Non c’è mai due senza tre, senza il quarto (in)comodo e il quinto (dis)onesto, come nel Poker

Christian Bale/Irving Rosenfeld, un’esistenza a combattere il f(r)egato da rinsaldare nel prestasoldi, il riscossore delle (sue) tasse, del debito di gioco alle vite sperperate, il gaglioffo ingegnoso con pancetta da commendatore tronfio della nullità “sicura” di sé, l’impavido amatore senza s-prezzo del pericolo, l’allibratore numero uno a un’esistenza condannata da quando nacque, la personificazione “paciosa” del Male più “scaltro”, la furbizia dissimulata in un riporto formato toupet per nobilitare un po’, come può e vorrebbe ma non posso, il turpe imbroglione “elegante” che invero è, colui che elargisce, su misura del cavallo large, i prestiti a chi prende in giro, il prestanome della sua “buffa” e sempre celata identità sporca, bisunta e gocciolante laida avarizia. Grassoccio, però curato, sgargiante con risatina sotto i baffi… da pagliaccio.

Chiunque navighi in cattive acque ha dinanzi a sé un abisso di disperazione ed è lì ad aspettarli… con falsi “assegni”. Per altra sua apparenza che (non) inganna, da abito (non) fa il mon(a)co e neanche una (in)credibile (s)b(i)anca(ta).

Christian Bale è perfetto, perché con questo look assomiglia ancor più a Pinocchio, un bambinone mai cresciuto che mente, quasi non lo fa apposta, e s’invaghisce della sua fantasia “migliore”, quindi peggiore, la donna diversa e in gamba, la statuaria Amy Adams, anche lei Fata Turchina dalla doppia personalità seduttiva ammantata, in (ca)muffa, da strepitose gambe.

Entrambi cercano lo sgambetto per virar dalla vita retta, da (non) dritti, quelli che si dicono i bari, i gambler.

Così, l’attrazione è “sfavillio”, scintilla nel colpo di fulmine per innescare la bomba, non solo sexy ma corrosiva e corrompente, d’una magnetica relazione d’amore e… d’affari. In-fedeltà appaiata al tradimento, alla fedina penale impulita, da impuniti…

E così i fedifraghi della “bella” società si sculacciano a colpi di “culo”. Schiaffeggiano l’onestà morale dei disperati nel so(li)do popò della “bontà” finta della Adams.

Una reputazione, come si suol di “soldi” dire, “adamantina”.

Ah, tutto per lei, amata, (o)dorata Amy…

Amy Adams/Sydney Prosser, esibente vertiginose scollature finissime, soprattutto languide a carezzarti di sobrietà recitativa, delicata come l’imbrunire armonico di dolce beltà, iridi mansueti che, di malizia (im)pudica, occhieggiano corteggiatrici nel concupire il tuo cauto uomo da riscaldare, furba volpe fulva dagli ustionanti ricci dei suoi capelli pruriginosi, lisci come le s(i)e(s)te oniriche delle più segrete e intime da “timida”, forse veniali o no capitali…, svettantissima in sbranarti su pelle di porcellana fresca e attizzante…

Per quello che ho potuto vedere, tutti s’imbrogliano a vicenda per ottenere quello che vogliono. Imbrogliamo anche noi stessi, ci convinciamo di cose… abbelliamo cose di cui non abbiamo bisogno e che non vorremmo pur di farcele piacere. E non consideriamo il rischio, non consideriamo la considerevole verità. Pensateci bene… stiamo tutti imbrogliando noi stessi in un modo o nell’altro solo per poter tirare avanti.

Jennifer Lawrence/Rosalyn Rosenfeld, maniacale, malata di mente, “pazza”, isterica, litigarella, depressa a fasi alterne, social fobica, ansietà (s)fatta dorata sensualità, manipolatrice, mangiauomini (in)felice, irredente e che ride sguaiatamente da favolosa sgualdrina, ricattatrice, in una parola irresistibile.

Il karma per come Bale si approfitta delle persone, la “bimba” ragazza madre che mette l’amore su bocca di rosa… da gran b(i)on(d)a.

Be’, un trietto che si truffa di tu dai a me e io do a te, ma la losca e “liscia” transazione cozza contro Richie DiMaso, agente dell’FBI, che a sua volta li (ri)scopre, prende “in ostaggio”, per tre giorni… li distanzia l’uno dall’altro e li ricatta, anzi li ritrae di segnaletico identikit, poi li ritratta di “ripescaggio” da chi, anche lui di (s)porco giochetto, li va a “raccattare” per far sì che si attacchi un pezzo mancante… anzi quattro arresti di (falsa-r-e-i) testimonianza.

E solo perché anche al nostro Amy Adams piace… tutto per quella…

A far da perno, il “pollo” politico sindaco Jeremy Renner/Carmine Polito, un altro davvero… “pulito”.

Stavolta, vi devo dire la verità.

In questo Mondo di apparenze, di luccichii ammalianti ma peccaminosi, di tentazioni che difficilmente resisterete, esiste una sola vi(s)ta, e quella non la inganni mai, neanche se vorresti venderti ma dentro non puoi tradirti. A vederla soltanto in bianco e nero, devi calcolare non solo la (de)costruita “bianchezza” ma anche il pozzo precipitevole tuo nella pozza di più truffaldina nerezza. Su questo non ci piove, puoi provarci ma poi, se imbrogli, t’imbrigli da sol(d)o, facile no? E affoghi. Fioca fioca va la tanto (l)ambita fiammella da bruciarti presto di quanto (non) te l’aspettavi. Chi la fa, in una piscina di denaro si tuffa, di rubar mai si stufa ma verrà “stantuffato”. Plof.

Ecco, penso che chi rispetta i patti chiari per le amicizie lunghe, non di “gambe” allungate ma “corte” di bugie e finto bijou, sia costretto alla solitudine o, ben che gli vada, a contemplare le lunghe notti della condizione umana, seduto vicino a un camino con pochi amici ma buoni, forse troppo buoni, quindi “sfigati”, e forse con una sola donna.

Il resto si fotta e, prima o poi, se  da malfattore fotti, sei fottuto. Sappilo. Non puoi durare a (s)fottere.

Be’, ragazzi, so una cosa. Scommetteteci, è vera come sono (non) ve(t)ro io. Non mi rompo ma credo che la vita sia davvero come questo grande film.

Gli attori? Se non sono bravi, fingono male. E tanto avanti non vinceranno mica tanto.

E qui recitano benissimo la parte. Se la reggono per oltre due ore, fra (s)cambi anche di partner. Insomma, quel che si dice un ottimo parterre.

Cioè, chi parte col piede giusto difficilmente sbaglia… anche la battuta. Chi sbaglia di falsa partenza, riceverà la botta(na).

David O. Russell? Venditore anche lui d’aria fritta? Sì, può darsi, ah fa tutto per i “danari” e invece non puro Cinema dà? E che deve dare? Il “reale” caso Abscam?

Per quello ci son tanti migliori documentari, se volete solo i fatti della “realtà”. A me piace la sua invece regale cifra stilistica, come anch’egli cambia le carte in tavola, diciamo che adoro i cineasti che non si limitano alla trama. Fanno della “finzione” un modus operandi di perfetto intaglio. Come i gioiellieri più raffinati, gli chef che mescolano saporitamente gli ingredienti.

Il film racconta cose… di cui già sappiamo, ma è la maniera, non manieristica, nonostante gli omaggi a Scorsese, di come (la) si (rac)conta quel che è il conto finale.

Allora, se ad Abscam coniughi vorticosi giri di videocamere, attori da Actor’s Studio e un cameo memorabile di De Niro/Victor Tellegio, il quasi capolavoro è servito.

Il resto potrebbe essere un imbroglio.

Ma a me (non) frega in fin del racconto. E dei “conti”.

Sì, al conte ho sempre preferito il principe.

Anche se Dracula è entrambi.

E, su quest’hustle, detta anche bullshit, vi lascio con un palmo di naso e di parrucchino.

A forza di annusare e abbuffarvi, siete davvero buffi, e mi nauseate.

Sono inusitato? Permette un desueto desinare, mia damigella?

Come, mi ha preso solo per un ciuffo di “uccello?”.

Ma che “morsi”, ops scusate modi sono questi?

Ma manca però lo “scemo” del vi(ll)aggio. Lo sceicco? Sì, e (non) è uno sciocco…

Che c’interessa?

Ancora una volta O. Russell continua nel suo Cinema fuori da ogni muralismo e sorprende con un finale straordinario, (non) assolutorio.

Perché l’arte di sopravvivere è un’avventura che non finisce mai…

Ciao.

 

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