Il Principe Gambardella è Grande Bellezza da “statuina”, cari tromboni

Ridiamo di voi, italiani medi

Ridiamo di voi, italiani medi

di Stefano Falotico

Ciao, son Jep Gambardella della mia fantasia reale, purtroppo o per fortuna, e vi racconto la mia misera vita che, in confronto a quella dell’umanità, è vita altissima, da fiero Principe

Ciao cari, sto qui, vicino al culone di questa Ferillona, anche se avrei preferito una Ferrari e planare, più che sulle sue collinette oggi un po’ sgonfie e di silicone, da ottavo Re di Roma nel colle euganeo di questi voi italiani da pigliar a schiaffi un tanto all’an(n)o.

Sto in posa per i fotografi della malinconia e dalla mia (im)mobilità espressiva nessun mi schioda.

Rifletto su come “trapassai”, in quanto remoto e già oltre fra il Tirreno e l’Adriatico, mentre voi ascoltate l’Oroscopo e date retta agli stregoni imbonitori, intanto, fra una chiacchiera e l’altra, un bicchierino e qualche spalluccia, a “liquore” scopate… così tanto sempre più i vostri neuroni annacquate. La gente mi schifa perché proietto, secondo tal massa ipocrita, un’immagine ripugnante da non adoratore del sociale. Sì, creo scompigli tra le feste eppur talvolta qualche gatta piglio. L’afferro con dei cocktail delicati della mia pelata mesta, brizzolata ai lati ancor folti su occhi miei non tanto focosi d’erotismo eppur foschi di puro non essermi corrotto ma rottissimo di tutto, oh che “lutto”, di pelle un po’ raggrinzita, imbrunente al plenilunio nell’arena della sua figa “al dente” come un piatto di pastasciutta all’amatriciana di voi “bone” forchette, miei panzoni.

Intaglio discussioni con la mia anima oramai trascendente, quindi, scambiato per demente, vado passeggiando fra “rive” del Colosseo e i miei pantaloni di velluto su sigaretta mozzicata con brividi dei passanti che vorrebbero gettarmi a mare. Non affogherò mai perché la mia “malattia mentale” tiene desta la mia ipocondria e, sapete, quando uno è ipocondriaco, soffre di sana idiosincrasia contro i crassi e i pachidermi ipocriti. Ah, sempre l’ipocrisia. Ippocrate era un ippopotamo e il porno tira o è solo una sega per buttarti via? Non lo so. Sabrina sta qua, mezza ignuda come mamma Anna Magnani l’ha fatta, e io la contemplo quando dovrei spruzzarle un po’ del mio “scibile” sibilante in suo culo da Maddalena. In realtà, fa schifo al cazzo. Poi, dovrei usare interdentali fil(ett)i di spazzolino. Sono un dentifricio smacchiante o un frocio andante? Comunque sia, finché la barca va, non si sa che pesce piglierai. Se la medusa o il suo pertugio. Sabrina, sì, te lo succhia e te lo riduce peggio delle acciughe. Ah, forse è meglio Alba Parietti, ché domani, dopo il tramonto, sarà ancora alga.

Sono uno stronzo ma meglio di quelli che, a Bologna e dintorni, fan i fighi a Ca’ De’ Mandorli, semi-ristorante di pub e disco(li).

Bologna è una città di merde. Alle medie già vengono indirizzati a esser pendenti come la Garisenda, e camminan tutti impettiti da dottoroni se ancor frequentano le Guido Reni e soffron di vertigini dal piano alto dell’Asinelli. I più “bravi” vengon poi spediti dai loro genitori “altolocati” ai licei classici Galvani o Minghetti, uno di destra e l’altro di sinistra, ma tanto Francia o Spagna… basta che si finisca all’Aula Magna. Dove leccheranno i docenti, che han fatto il loro stesso (per)corso, per rubar Laura a Loris e prendersi tutte le lauree con lodi.

Sono un Pinocchio da Collodi.

E ora, amici cari, me ne vo di romani “fori”.

Anche fuori dai coglioni.

Attenta, Sabrina, dopo la palpatina, devo papparmi la tua frittella cucinata ai fornelli.

Che potete farmi? Bruciarmi il cervello? Al massimo, potete mostrarvi i vostri grossi uccelli.

Io volo lassù e voi pensate sempre e solo a quel che sta in mezzo. Dietro o avanti, io sto fermo e vi guardo dai piedi alla testa, evitando di rider dei vostri testicoli perché siete come gli Oscar, statuine senza sesso.

Eppur vincenti.

Ciao.

 

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