Ridanno Heat su Retequattro, vivo solo per il “calore” di Pacino e De Niro, lo rivedrò senza esser rivedibile, e mi suiciderò di nuovo

di Stefano Falotico

Heat De Niro

Solo i vampiri sopravvivonogli amanti “veri” si fottano, di mio (non) vivo ma lo rivedo… succhiandomi il pollice “su e giù” da masturbatorio “freddissimo” per i cazzi suoi… e i tuoi “gioielli” (in)castrati

Cos’è un film di Jarmusch versione “falotica” in zona “underground”, molto “giù”, quasi apatico da semi-autistico down ma anche da cazzone “spastico-impasticcato” alla Paul Morrissey, da non confondere con l’omonimo David, “homo” di Basic Instinct 2? No, è la mia visione della vita.

Questa è la battuta di De Niro/Noodles in C’era una volta in AmericaNo, è il mio modo di vedere le cos(c)e…

Ah ah! Invero, c’è poco da ridere.

Credo che, dopo aver (ri)visto per la cinquemillesima volta il capolavoro di Michael Mann, mi ammazzerò sul serio. Ma morirà anche un criminale da me scoperto e che sempre raggirò e di crudeltà agì, grazie a chi (mal) lo coprì. Vigliacco lui e più vili gli altri.

Circa un mese fa, perfino su Facebook, sbandierai il suicidio “imminente”, rimandato perennemente. E me ne frego delle “onorificenze”. Non voglio dediche postmortem, miei deficienti, da “Era un brav’uomo, quasi un san(t)o di mente e fors’anche un eminente”. Nessuna condoglianza da “Distinti saluti”, miei stinchi di “santi”, e nessuna comare a piangermi “amaro”. Quella è una vecchia pagana e “pagata” che lecca… il gel(at)o al pistacchio dell’aver fatto la “cassata”, tornasse in Sicilia e troverà un arzillo a urlarle, alla “buon anima”, “Aho, s’ ancor ‘nù pez ‘e sticch’”. Eh sì, le rughe dal fascino “caliente” dell’uomo “vulcanico” come l’Etna senz’età che “tenga”. Non voglio neppur che mi cremiate nelle acque del mare. Io so nuotare ma non so amare. Soprattutto me stesso. Mi odio profondamente, oddio mio, che accidia e bassa autostima, e da a(n)ni abissali son sprofondato nella depressione più irrecuperabile e buia, laddove il pianto, no, il plancton è oramai mio alimento “puro” per gli squal(lid)i dementi di questa società (s)porca e di merda. Son affogato forse dalla nascita. Tentar di star a galla, mi è quasi costato, comeNeil McCauley, la galera. Non sto scherzando… e non prendetemi per “schizzato”. Tu, nella tua “balena”, eh sì, “schizzi” e “dentro” lo sguazzi, con tanto di farmi la linguaccia e tue lingu(in)e allo sco(g)l(i)o della riviera non molto illibata ma alla tua superficialità “prelibata” in “affogato” alla scosciata di topless. Nel senso di “topa”, quasi zoccola, insomma una baldracca, al tuo minimo “sto(r)ico”. Oggi, mangi una fighetta presto “bagnata” e domani sempre più, da cafone e volgare, palestrato ed edonista marcio, ti sorbirai, mio “bagnino”, una nuova “limonata” alla faccia degli “assorbenti” come me, uno che ti bevi in un bicchier d’acqua? No, non c(r)edo, nonostante le mie crepe e comunque crepa, mia capra, io creperò di alta capa e alt al tuo fascista cap(itan)o del cazzo! Salvagente! Odio tutte le genti finte e non son gentile fin(t)o.

È tutta una finta.

Guarda come “(s)viene” di “fazzoletto” solo per rimediar un pompino, si fa passar per “spompata” e vuole la sociale assistenza.

Io le darei un calcio in culo, puttana società troia. Basta(rda)!

Quando è finita, è inutile “tirarlo” per le “lunghe”. Semmai so’ pur delle psichiatre e ti voglion curare dopo essersi (s)fatte incular’ dal direttore dell’apparato di “igiene” e depotnei vostri (e)retti(li)”. Si chiama “botta(na)”. Sì, una che piglia 80 mila Euro all’an(n)o. Che colpo di “culo”. Più che “arrivata”, è per l’“egregio” sfondata…, è una che glielo “(o)mette” nero su bianco con tanto di “malati” da lor lì “assicurati” di “profilassi” con diagnosi appunto alla cazzo per tenerli “buoni” e sedati. E, se si ribellano, devon star sol più composti e lei più “su” sempre “a posteriore” di colui che “controlla” che s(t)ia “tutto” a “posto”.

A posteriori…, capiranno di aver “trivellato” un sacco di gente, sbudellandola di lor “panze”, ammazzandola di farmaci, ma tanto la vita è “bella”. Che “bontà”. Erano innocenti!

Attenti ai “grassetti”, cari uomini “grossi”, e alle vittime che, dal “femminile”, diventano “maschili” di cambio di plurale e “rovescio della medaglia”…

– Ti occupi di scienza penitenziaria?

– Hai intenzione di tornarci? Sai, ne ho conosciuti alcuni che facevano qualche cazzata apposta per farsi ribeccare. E tu?

– Devi aver conosciuto proprio i più stupidi…

– Ah…, ne ho conosciuti tanti.

– Mi ci vedi a rapinare un negozio di liquori con scritto in fronte “Arrestatemi, sono un perdente?”.

– No, in effetti no.

– Bravo… Non tornerò mai in prigione.

– Allora è meglio che tu cambi lavoro.

– Quindi, se dovessi vedere me arrivare da quell’angolo, abbandoneresti la tua donna? Senza neanche salutarla?

– Rientra nella disciplina.

– È un po’ superficiale, no?

– Sì, può darsi che lo sia. O l’accettiamo o tanto vale che cambiamo mestiere.

– Io non saprei che altro fare.

– Ah, io neanche.

– E nemmeno vorrei fare altro.

– E io neanche.

– Da un po’, la notte ho un sogno ricorrente. Sono seduto a una grande tavola imbandita insieme a tutte le vittime di tutti gli omicidi su cui ho indagato, sedute a tavola anche loro, e fissano tutte me, con quelle orbite nere vuote. Molti di loro, in testa, hanno un foro di proiettile da cui cola sangue. Altri sembrano palloni per quanto si sono gonfiati. Perché li ho trovati solo due settimane dopo che erano stati ammazzati. I vicini avevano sporto denuncia per la puzza… Insomma, stanno tutti lì. Seduti e composti.

– E che ti dicono?

– Niente?

– Non parlano?

– No. Forse perché non hanno niente da dire… Stiamo seduti e ci guardiamo. Loro guardano me e nient’altro, è questo il sogno…

– Io invece sogno di affogare. Allora, devo svegliarmi e mettermi a respirare o morirei nel sonno.

– Uhm, conosci il significato?

– Sì, avere ancora tempo…

– Stefano, perché un mese fa, chiamasti la polizia, minacciando il suicidio? Sei stupido? Così, ti vai a incastrare di nuovo. Fanno verbale e torni nella merda. Invece, avevi vinto la causa.

– Perché sono come De Niro contro i “viscidi”. E non me ne frega di morire. L’importante è ammazzare il criminale. Era l’unica maniera affinché venisse “a galla” tutta la verità.

– No, no, spiegami. Allora, tu chiami la polizia perché vuoi ammazzarti? Che pensavi di fare? La polizia può fare solo il verbale e poi ti “obbligano” di nuovo a delle cure psichiatriche.

– Sì, è vero.

– Sì, è vero? Ma sei un cazzo di idiota?

– Stammi a sentire. Il Centro di Salute Mentale mi chiama come da “programma”.

– E che succede?

– Presento l’IP della denuncia sporta due mesi prima.

– La denuncia?

– Questa… leggila. La persona, che ha “violato”, è la stessa che mi “costrinse” alle cure psichiatriche, perché all’epoca pensavano fossi matto, non avendo prove “alla mano” delle sue provocazioni.

– Quindi?

– Quindi, muoio io ma lui muore peggio.

Buonanotte…

 

 

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