Le notti birbanti di un (ir)redento veneziano, come Klaus Kinski, il “maniaco” ridente, alla (s)volta del Festival di Venezia per altre “ciambelle alla marinara” là (stan)tuffanti

di Stefano Falotico

Kinski Nosferatu

Ragazzi, buona sera, lunga sarà questa coraggiosa notte!

Sono Nosferatu, no, scherzo, Stefano Falotico, amante comunque del Conte Dracula.

 

Non è ancora alba ma voi, a forza di non far rosso sangue sensuale, state diventando sempre più albini.

Stamane, fratelli carissimi, il sottoscritto si assenterà da voi comuni mortali per viaggiare alla volta del Festival di Venezia. Mi toccherà svegliarmi alle prime luci del giorno, e sappiate che, comunque, io perennemente combatterò da (mai) bruciato per inseguire quei nostri sogni più vivamente notturni, intimi, umanissimi e mai da bare di morti senza più anima.

Purtroppo, molti, invece muoiono dentro lungo il viaggio. Io no! Giammai!

Io sono infatti il non morto! E mai morirò nella mia anima. Marinai, levate le ancore.

Navighiamo ancora! Oggi, Londra e, domani, appunto Venezia!
La mia anima è tremendamente baluginante, bellamente sanguinaria da scrittore vitale, pulsante nel succhiare, anche da intrepido e appassionatissimo cinefilo, come al Lido, molti film, che spero saran a me succosi e limpidi in forma(to) capolavoro!
In mia assenza, prego voi, che scommetto siete amanti delle notti arcane, dei pleniluni, della poesia alta e delle sue magnifiche solitudini, di dare molte e più occhiate a questo mio libro, così ottimamente servito e recensito sin alla gola sua più profonda e virginale da scrittore, qual sono appunt(it)o, ih ih, purissimo.

 

Applauso, grazie, e andiamo avanti.

 

Fratelli della congrega, giunti in raccoglimento, “ivi” o qui, altrove o aldilà, speriamo più tardi che mai, facciam le corna anche a tuo marito e tu, donna, dammela qua ché domani morir potremmo e io voglio esserti, stanotte, orso a più non posso, spossami ma non sposarmi ché nell’immediato futuro, dopo averti di “mio” presente letiziato fra le gambe di (s)garbo, ne vorrò d’insanabile voglia un’altra senza complicazioni e figli d’aborto, in quanto mi dichiaro “pelosamente” in te orsacchiotta e gatta ci cova in mio opossum, famoso mammifero, miei cornuti, libero come un “uccello in volo” di “marsupio” che preferisce vivere nel tuo “bosco”.

“Folta” è la “f(or)esta” e a te, “disboscante” da furbo “mammone”, di mammelle succhio come Dracula il vampiro, scivolando di mant(ell)o “bianco”, schiumoso più del malto d’orzo… “bevendoti” a collo e, “a tracolla”, in te scosciata e mai di me scocciata, colante… di ciucciotto al liquore “scotch”. Non attaccarti però al mio cane, io stacco il “morso” e quindi scappo, scopante, da lupo inchiappettante e non inchiappettabile.

 

Sì, come Dracula, muto “crescente” e animalesco d’orgasmi cangianti, “infantilizzami” nella tua cavalcata da fantina, e la mia “proboscide” liscia s’alzerà, più che da uomo elefante, da gran figlio indubbiamente di puttana, tendente a non avere quella “tendenza” omosessuale ma assatanato di “(det)ergente” in mezzo alle tolte, femminili mutande in mio “spumante” premente.

 

So che avete una vita da frustrati, e mi invidiate. Succede di aver s(ucc)esso.

 

Buonanotte, anche se credo che, come sempre, sarà una vostra nottataccia ghiacciata.

 

Questa è una presa per il culo?

Esattamente, la mia lo è di ottimo sedere, la tua mi sembra un cesso e sai qual è il bello, visto che è brutta e obesa?

Spacca solo il water.

Al che, imbestialiti da troppi vostri fe(ga)ti marci, mi urlate arrabbiati:

– Che schifo! Ma che razza di vita dissoluta, ossuta ma disossante, metafisica eppur potentemente carnale, è mai questa?

E io, da conte, principe della notte, vi rispondo di grande aplomb da stronzo, mentre voi, atterriti, impallidite in orrende cere:

– Ih ih, è la mia vita e tutte mi fanno il cazzo che vogliono.

Donna, accendi la candela e poi spegniamola in testa a qualche gelosone.

Questo è (ra)gel(lante)!

Speriamo di veder qualche buon film.

Sono (s)pompato.

 

 

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