Heist, regia di Scott Mann, recensione

heist_14

Heist, da noi “internazionalmente”, molto probabilmente, Bus 657, titolo originale/rio.

Heist, titolo invece oramai “collaudato” per la distribuzione nordamericana, da non confondere con l’omonimo di un decennio orsono con Gene Hackman e Danny DeVito, che portava la firma registica più blasonata dell’egregio David Mamet.

Qui, a dirigere l’action ci pensa il “misconosciuto” Scott Mann, a sua volta da non confondere col ben più estroso, affermato e indiscutibile Michael “Heat” Mann, appunto, anche perché i “due” non hanno neppure vicendevoli rapporti di alcuna parentela.

Partiamo dunque col dire che Heist, da circa due settimane disponibile on demand e in pochi, “selezionati” theaters statunitensi, par(t)e “giustamente” con “basse” aspettative da straight to video e non ambisce né mai ambirà a divenire un capostipite memorabile del genere neo-noir.

Si tratta di un godibile thrillerino “scopiazza-tutto”-sparatutto, però, ben fatto e “lucidato” da una fotografia “ocra-nostalgicamente eighties fascinosa” di form(ul)a rétro, vintage, e chi più, di “anticamente” anacronistico con termini aggettivali può metterne, come naïf… in fatto di Cinema d’una volta, può (dis)farlo.

Non ha pretese né ambizioni particolarmente autoriali se non di cercare di soddisfare un gusto per l’entertainment oramai, come accennato sopra, già “andato”, sorpassato, appartenente a due decadi circa fa.

Cast non disprezzabile col De Niro imparruccato, laccato e tinto, The Pope, che fuma sigarette “al vapore” assieme alla bella donzella Summer Altice, una delle tante sue puttanelle di lusso e lussuria, su un casinò stazionante-galleggiante sopra un “laghetto marino” che pare una nave appunto vaporetto, chiamata/o elegantemente “Il Cigno”.

Gli incassi ci sono, vanno “a gonfie vele”, si celebrano anche gli anniversari di tanto s(ucc)esso, c’è però proprio un però che scombina il “piano regolatore” dei giocatori da parte di un croupier (Jeffrey Dean Morgan smagrito ma di gran carisma) addetto anche al “servizio pulizie”. La sua bambina è profondamente malata e giace in attesa della tristissima prematura morte su un letto d’ospedale del reparto-infanzia già “morta” sul nascere.

Come si sa, in America, le cure si pagan da sé e neanche la “riforma” Obama ha cambiato tanto le cose.

Il padre non ci sta a perdere… la sua figlia tanto adorata, sangue della sua vita un po’ sfigata da “commesso viaggiatore”. Allorché, deve organizzarsi per racimolare la cifra di soldini necessaria per salvarla.

Ebbene, “niente di meglio” che farsi venire la “brillante” idea di svaligiare il casinò del suo capo(ccia).

Ma vi va coi piedi di piombo, a parte le pallottole che vedremo, a raffica, scoppiettare dopo.

Vuol parlare prima con De Niro/Pope per spiegargli il problema e chiedergli una sorta di prestito “bancario”.

Ma Pope rifiuta di netto e lo caccia in malo modo da “vero” strozzino e stronzo.

Vaughn/Morgan dunque assolda un manipolo di suoi “amichetti” per mettere in pratica il furto. Notturno. Ruba i tre milioni di dollari che servono per il “salvataggio” del suo sangue “trasfuso” nell’amor non solo di padre e “dirotta” un pullman per sbarcare chissà dove col malloppo, infatti, non lo sa neppure lui. Come volevasi (non) dimostrare, presto il piano va a monte, la polizi(ott)a, che diverrà sua “complice” per meriti suoi “umanitari” e per la “giusta causa” da sostenere, gli sta alle calcagna ma gli regge anche il gioco, perché Vaughn non è un criminale, è solo un disperato in cerca di speranza.

I passeggeri del bus, presi in ostaggio, non vengono infatti uccisi, incolumi sono quasi protetti da quest’Inside Man sulla vettura “speed”.

Un film(etto) che può assomigliare anche al washingtoniano John Q.

C’è un cattivo, più di uno, il braccio destro di Pope è un ne(g)ro troppo “incazzoso”, e non manca la redentrice sorpresona (del) finale.

Un b movie onesto, passabile, da voto 7 per il coraggio di esser ancora Cinema d’un tempo oramai “superato”.

D’altronde, anch’io l’ho (già) (ri)visto in streaming, roba che una volta non c’era.Bus657_10-16-14_01471.CR2 heist_22

 

di Stefano Falotico

 

Lascia un commento

Home 15 minutes Heist, regia di Scott Mann, recensione
credit