Revenant – Redivivo, grande recensione del grandissimo Anton Giulio Onofri

Anton Giulio Onofri, secondo me, in fatto di Cinema, dunque anche di recensioni, non sbaglia un colpo e, secondo lui, questo film, che sarà pluri-premiato agli Oscar, di colpi ne sbaglia troppi, anzi, è proprio (quasi) tutto sbagliato.

revenant

Anton Giulio Onofri

2 gennaio alle ore 2:49

THE REVENANT, di Alejandro González Iñárritu. Ma porca miseria. Volevo iniziare l’anno con un bel film, e invece sono incappato nel peggiore Inarritu della sua intera filmografia, già pesantemente compromessa da Birdman. Eh sì, perché per fare un buon film (naturalmente i pischelli di fb già squittiscono al capolavoro da giorni) non basta un padreterno che te lo fotografa e un musicista coi contro-coglioni che te lo bagna in una vasca di sospensione onirica inedita per il Wild West. No, ci vuole ben altro che Lubezki e Sakamoto (il quale prende in prestito addirittura il Quatuor pour la fin du temps di Messiaen) per respirare una corretta epica western senza sdilinquirsi in animismi fastidiosamente malickiani e soprattutto inanellare una serie di assurdità da cartone animato di Wil(ly) Coyote, comprese certe “imbranatezze” del protagonista, tanto fico quando si tratta di combattere corpo a corpo con un orso (L’UNICA scena veramente eccellente dell’intero, lunghissimo film), cibarsi di pesce e di bisonte crudi, accendere un fuoco con l’immancabile pietra focaia, sopravvivere alle rapide di prammatica, dormire nudo nella calda pancia di un cavallo sventrato per ripararsi dal gelo, per poi comportarsi in maniera del tutto inadeguata nel finale al solo scopo di offrire alla storia un pretesto per allungare il brodo con una coda inutile e ai minimi termini per invenzione, regia, ritmo e senso generale… Ma quello che nel 2015, anzi ormai nel 2016, DAVVERO non vorrei mai più vedere sugli schermi è il protagonista CHE GUARDA IN MACCHINA NELL’ULTIMA INQUADRATURA DEL FILM! Inaccettabile. Irritante. E poi finto, finto, finto, tutto quanto, dal vento che tira, dalla neve che cade (una delle valanghe più MISERE della storia del Cinema!), dagli alberi che si agitano come prefiche iettatrici… Ma a chi serve ancora un Cinema così vuotamente espressionista e manierato? Forse a chi è cresciuto educandosi da sé all’estetica dei videogiochi e delle fiction televisive (quelle che “ormai sono più belle dei film”), e non certo a chi si è fatto la gavetta con la grande avventura firmata Hawks, Nick Ray, Anthony Mann, Arthur Penn, Sam Peckinpah… Mi fermo qui perché ne ho già parlato fin troppo, per quel che merita, e so che rischio di suonare antipatico… Bocciato!

 

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