The Founder, recensione

Un farabutto ambiguo “sguazza” fra i panini

 

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Michael Keaton volteggia sinuoso in questa storia “serpeggiante” d’imperi capitalistici basati sui fast food e sulla scaltrezza di una mente “artigianale” che trova l’idea geniale con la perseveranza. Ostinata, caparbia, fortunosa, fortuitamente azzeccante le mosse ingiuste, compresa quella da scacco “matto” di fregarsi la moglie di un “amico”. John Lee Hancock non brilla per le sue prese di posizione e tratteggia un personaggio bidimensionale senza troppa anima, non molto simpatico, arrivista e intestardito nel cul(t)o del successo, un inseguitore di Sogno Americano a stelle e strisce dell’arte di arrangiarsi. Arranca il “filmetto”, sopravvalutato un po’ dappertutto, e tutto alle volte pare una spudorata pubblicità del McDonald’s. Non vi è molta coerenza e anche la bella Cardellini emerge come una figurina maligna, una “dama” dalle sulfuree connotazioni mefistofeliche. Il film comunque non dispiace nella sua andatura didascalica, si lascia gustare come del ketchup fra cetrioli di sceneggiatura traballante e spesso “maestra” di troppe ovvietà facilone, frigge come patatine scotte, mentre alla fine si rimane perplessi, perfino disturbati da questo Kroc “a scrocco”, come dice lui, che (non) barando ha portato a casa, anzi in villa, soldi e “carisma” rubati sui “poveretti”. Quasi indigesto.

di Stefano Falotico

 

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