Twin Peaks, recensione del secondo episodio

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E qui mi fermerò per non annoiare nessuno con le mie “faloticate”. Ma me la gusterò, sparandomi, sì me le sparerò, tutte le altre puntate

L’agente Cooper, da non confondere con McConaughey di Interstellar, eh eh, si trova imbrigliato ancora nella Loggia Nera, fantasmaticamente posseduto dal suo doppio, il fantasma di Bob, che riappare “oscuro” in analessi di suggestione lynchiana, a ricordarci che la storia continua e forse, temporalmente, senza spazio preciso, è infinita. Passeggia nervoso e un “albero della vita” gli fa rimembrar il chi era, il chi fu, il chi è, il chi (giammai) sarà, intrecciando la sua lost highway nel marasma di una confusione lisergica ove la trama nonsense acquisisce raffinatezza a ogni fotogramma asciutto. Ecco che spunta Laura Palmer, con la voce spezzata dalla morte di un al di là che ha la stessa valenza “vampirizzante” della già cult “Shadow”.

E poi mi sorge il dubbio permanente. Lynch non si discute ma la main theme di Badalamenti regalerebbe capolavori a chiunque. Una musica che, “affiliata” alle cascate, sa di immenso.

di Stefano Falotico

 

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