Netflix non ha rovinato il Cinema, l’ha salvato

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Ora, ieri ho postato delle foto di Pacino dal set di The Irishman di Scorsese. Come sappiamo, questo film sarà prodotto e distribuito da Netflix. Subito si è scatenata una polemica, perché in molti hanno, erroneamente, ancora molte riserve riguardo i servizi e le piattaforme in streaming. Li considerano la morte della Settima Arte. Ora, premesso che il film di Scorsese sarà un caso isolato ed eccezionale perché, per poter ambire ai premi importanti, in particolare agli Oscar, sarà “visibile” in sala, anche se per un periodo molto limitato, e dicendo comunque che, dopo la dipartita della Paramount, il film senza Netflix non si sarebbe mai realizzato poiché, in un “cinema” popolato e pullulato da supereroi e da pellicole usa e getta per teenager affamati di scempiaggini, nessuna casa produttrice “normale” voleva investire su un progetto da cento milioni che vede, come protagonisti, attori “vecchi”, ecco… personalmente non credo affatto che Netflix sia un male, anzi, tutt’altro.

Il Cinema e il modo in cui se ne fruisce sono cambiati notevolmente negli ultimi anni. Certo, vedere un film in sala, so che trasmette un’idea romantica e nostalgica del Cinema stesso, e discostarsi da quest’idea appassionata e “sentimentale” non è da tutti. Inoltre, comprendo che Netflix sia lo spauracchio numero uno delle case distributrici, degli esercenti e dei gestori delle videoteche. Ma dobbiamo essere realisti e non ancorarci a visioni, appunto, astratte.

Siamo poi sicuri che sia meglio vedere un film sul “grande schermo?”. La gente, dopo giornate di lavoro, non ha nulla voglia di prendere la macchina, attraversare il traffico delle grandi città per raggiungere il cinema, sorbirsi le file esasperanti alla cassa di una folla “inferocita”, e semmai trovare al proprio fianco uno spettatore che in maniera cafona e irrispettosa parla per tutto il film, facendo commenti imbarazzanti e fuori luogo, sbaciucchiandosi rumorosamente con la sua squinzia e mangiando, masticando in modo insopportabile e “indigesto”, eh eh, un panino col ketchup o, peggio, sgranocchiando patatine che poi lo inducono a bere Coca-Cola frizzantella nello smaltarsi nervosamente le labbra appiccicaticce. Oppure, davanti a te ti trovi un gigante che non ti fa vedere nulla. Insomma, roba oramai per le masse isteriche, spesso frustrate, che si riversano a vedere pellicole immonde. Questi, sì, sono la rovina del Cinema. Gli spettatori ignoranti perfino di quello che vedono, che godono di film insulsi di cui dovrebbero piangere e, invece, si esaltano per boiate pazzesche della più infima volgarità.

Netflix, peraltro, offre una visione ad ampia scelta dei suoi “prodotti”. Non ragiona, come invece accade per le major, per introiti possibili, e quindi non fa calcoli di mercato che le proibirebbero, a priori, come nel caso di Scorsese, di non voler produrre un film perché non ha, sulla carta, il potenziale giusto per “incassare”, perché tanto guadagna alla grandissima nonostante il film non sia d’immediato appeal. Quel film sta sempre lì nel loro archivio, si paga l’abbonamento, davvero poca cosa e conveniente, per poter usufruire di tutto questo ben di Dio. Film di oggi, del presente e del passato, in una “biblioteca” da far invidia a quella di Alessandria, o quasi.

Poi, io non sono di quei fanatici che pensano che un film, semmai in IMAX, sia un’esperienza di cui poter giovare soltanto in sala. Siamo noi a crearci, nelle dilatazioni e “ingrandimenti” della nostra anima, lo schermo gigante dei sogni. Siamo sinceri… Quanti prodotti straordinari per la “tv” sono stati sfornati negli ultimi anni? Un’infinità. Basterebbero due magnifici esempi recenti, la serie The Night Of della HBO e il Twin Peaks di Lynch, che non è uno sprovveduto, e ha capito che, in questo caso, solo Showtime poteva garantirgli massima libertà creativa, la libertà persino di poter girare la sua solita, immensa “follia”, senza passare al vaglio di qualche boss che l’avrebbe costretto, per esigenze di box office, a tagliare e censurare molto del suo lavoro. Che certamente non ha bisogno di schemi castranti e coercitivi per poter rifulgere di grandezza assoluta. Insomma, con buona pace dei nostalgici e di chi ci rimetterà, questa è inevitabilmente, volenti o nolenti, la nuova frontiera. E, fidatevi, è quasi un’illuminazione.

 

di Stefano Falotico

 

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