“Full Metal Jacket”, Review

Ogni guerra è ingiusta ma l’utopia è un sogno misantropo giusto!

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Palla… pallina di lardo, sono Alex l’ingordo di Arancia meccanica. E ti squadro. Ah, che danni le squadriglie. Imbrigliano la coscienza sciolta e la mitragliano dentro.
Anche tu, come me, non “adatto” a un Mondo cinico di bell(ich)e tentazioni.
Mia nemesi. Io “cattivo” e “idiotizzato” per troppo esser “voglioso” di burro a stupro ritorto, tu buono (a nulla?) e placato, tanto da incattivirti dietro reiterati abusi di potere, vigliacchi e insistenti a umiliazioni (r)esistenti.
Entrambi “manicomiali”, da sedar perché la società non ammette spare parts nonostante, “leguleia”, spari nell’intenerir tutti alle claustrofobie del vederla… da moribondi. Tutti morti e “impeccabili”… lor i savi.
Salvami, ti salverò e salperemo ove la Mesopotamia è allegra senza muraglie e orizzonti d’un Sol che fu levante e anche lì adesso han offuscato di annerirlo nei tecnologici “progressi” del corpo macchina disumanizzante. Oggi, vedo solo cupezze!
Or qui, ti son amico. Entrambi calpestati, “uccisi” nell’animo. Oh sì, siam specchi di medaglie “opposte” in tal Mondo così parco di porci. Vedi, anche la mia arcata gengivale oggi non “sbava” come quando godeva in capriccioso mio giovan “lussurioso”. Han castrato la bocca giovial e golosa del mio volerla troppo “violento”.
E di pari aggressione puniron le mie trasgressioni. Ah, che stronzi!
Amico, reggimi il cazzo in questa cazzata di vita bruciata. Guarda come t’han ridotto. Eri un bel ragazzo, be’, un po’ grassottello. Ma questi pasciuti gerarchi t’han scarnificato nel Cuor tuo rosato. Prima piangesti vitreo, disperato, nella vitalità assassinato, ora colan solo le tenebre dell’agonico tuo esserti “assol(d)ato”. Bombardato nel cervello, divorato nell’essenza tua più vera, sventrato, deriso e dai maiali “elettrizzato” a plastici rituali proprio meccanici.
Vedi che poi non c’è tanta differenza? La società non ammette “diversità”. Siano esse “guerrigliere” e ribelli, incarnate che furon da me, Alex il bello-dannato, oppur tarde, lardose e palindrome come te, puro e innocente tanto che perdesti la pazienza e scattò il grilletto dopo tanti grilli non solo parlanti bensì “autoritari” e severissimi!
Che pagliaccio è il Mondo e non cambierà mai. Kubrick, il nostro direttore d’orchestra e anche del circo(lo) vizioso degli orrori, lo sa. Ed è per questo che s’illuse di gelatinizzare la sua vita in distacco vivisezionarla.
Oh, il nostro Stanley non è felice. Vive, sì è eterno, nelle campagne londinesi, ove gli stagni accolgon le piogge acide delle tempeste primaverili. E, tra malinconie odoranti effimero scordar e svagarsi a coltivar l’avarizia forse più di noi vivi a primizie “oziose”, il Tempo va.
Mi piaceva Matthew Modine, Joker di qualità. Perché citava John Ford? Per irrisorio sbeffeggiare la seriosità degli americani! Vili, a monopolio di ogni “cultura” a lor non gradita. Dunque prima grattata e poi di granate sterminata! E noi mine vaganti gracchiamo, fratello, svviliti e travolti dal loro bianco omicidio assai brutto a caudino.
Non so se hai fatto bene a suicidarti. Guarda me. Son morto da quando Adrienne Corri scopai senza riuscir a scorrazzar via dalla polizia! E han fatto piazza “pulita” del mio Gulliver.
Mah, meglio che gettarsi nella mischia per stupida fame di stupri ben peggiori. La stupidità è la madre di tal Mondo di imbecillità. Ah ah!
Alcuni muoiono e chi li ricorda fra le ceneri? Altri vengon travolti dalle macerie. Altri, durante le incendianti esplosioni, saltan in aria “briosi”. Polverizzati, come si suol dire. Anzi, schianto al suon silenzioso eppur tonitruante dei suoli poi spazzati!
Come vite spezzate! Al solito, è così!
I pochi “sopravvissuti” arrivan nei pressi d’una roccaforte, presieduta da un “cecchino”.
Il cecchino è una vietnamita. E scopriranno che la vita è orrore, l’orrore…

Sulla locandina italiana, leggiamo il retorico “revisionismo” nazista delle nostre “traduzioni promozionali”: una pagina epica…
Non è epica per niente.
Che poi sia un capolavoro assoluto è proprio per questo.

(Stefano Falotico)

 

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