Le ardite circostanze della vita nei bagliori cinematografici

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SWEET AND LOWDOWN, Sean Penn, 1999, playing guitar in a band

SWEET AND LOWDOWN, Sean Penn, 1999, playing guitar in a band

FRANKENSTEIN, (aka MARY SHELLEY'S FRANKENSTEIN), Robert De Niro, 1994. ©TriStar Pictures

FRANKENSTEIN, (aka MARY SHELLEY’S FRANKENSTEIN), Robert De Niro, 1994. ©TriStar Pictures

Vita, amata e odiata, respinta e vituperata, strozzata o vissuta, laconica o eloquente, dimmi di me, cangevole, qual è oggi il respiro che devo darle e darti? Ancor sarò avaro o mi aprirò alle sue infinite traiettorie? Anche alle trattorie, ah ah, ove si mangia lautamente e la panza cresce, vero miei magna-magna? Semmai o se mai, questione di umana semantica, abbia ancor voglia di respirare, non più espiare e meno farmi spiare? Eh sì, personaggi come me si distinguono dalla massa e, inevitabilmente, tanto attraggono la curiosità altrui quanto fan sì che su di loro, in tal caso me, spesso le invidie e le malignità le colpiscano. Al che vieni osservato come alieno mentre la frenesia della gente si fa quotidiano consumare le mediocrità e, altezzosamente, si vien giudicati ancor prima che si possa evolvere. Io sono sempre suscettibile di cambiamento, un continuo, perenne andirivieni di umori. Quindi, la mia peculiarità non è solo il balzano, “sbalzato” esser umorale, ma anche divenir spesso amorale, per come le logiche comportamentali della massa io tenda (eh sì, le tendine, i nervosi tendini…) ad allontanare. Disprezzo i sentimentali delle sciocchezze, gli amori gridati e questi buffi, patetici travestimenti da Halloween. E in questa distanza che cresce vistosamente… per i cattivi io divento sempre più piccolo, per chi mi ama e apprezza io assurgo a essere sempre più gigante, laddove stagna l’orrenda banalità dei soliti sorrisi frivoli e ove impera il costume scostumato e volgare, così preso, anzi rappreso, dal culto dell’apparenza, del viver a culo, dello spasimare per beceri attimi di celebrità a me indigesta. Io, che prediligo una vita riservata, son dunque, per questo stile introverso, tacciabile delle peggiori patenti. Mi dicono che sono troppo ripiegato su me stesso, ma son loro gli impiegati! Piegatissimi. Ma se prima mi dolevo se qualcuno attentava alla mia dignità, adesso me ne compiaccio, sapendo che la sua bocca è vittima della facile ignoranza e del luogo comune più osceno. E simpaticamente gli “scoreggio” la mia aristocratica bellezza cosicché il suo malincuore e il suo astio crescono e sorprendentemente lo turbano. Se si parla di sesso con troppo fervore, oggi c’è anche chi ti considera uno con gusti perversi. Che ribaltamento del cuore verace, passionale e degli splendenti, piccanti-peccanti sapori, che distorta visione edulcorata e contenuta di quello che è un istinto da far crescere… Caccia alle streghe, chiunque accusa il prossimo di qualcosa, in questo giro vomitevole e ripugnante del benessere di facciata, della finta bontà, invero vi dico della più mendace ipocrisia piccolo-borghese. Processione di stoltezze, allineate con “decoro”, e tu ti cavi fuori dal coro per non star ad ascoltare altri pettegolezzi, ti danno del “corto”, altre cazzate, e scegli la via “fuorviante” per non confonderti e sviarti a questi doppi giochi di mascherate ridicole. C’è chi mette su un teatrino e recita la bassezza di tutta la sua vita spesa nel credersi chissà chi, scoprendosi povero d’animo e vecchio all’anagrafe. Un’ode miserabile alla sua piattezza esistenziale che, per troppi pudori, ignobili timori, si chiuse nell’egoismo più menefreghista, nella prudenziale equidistanza da ogni contenzioso, da ogni invero puro slancio vitale. Sempre quella paura del pensare cosa avrebbero pensato gli altri di lui, o di lei. E quindi una recita eternamente senile durata non solo testé nel palcoscenico, ma reiterata di senescenza, anche scemenza, a iosa, in tutta una vita posata quanto dalla troppa noia spossata. Mor(t)almente… vi(s)te inguardabili.

Genuflesso a tanto lerciume umano, rifletto e vago nel mondo stando sul vago, anche fumando una sigaretta sul divano, in quanto uomo sano oggi e domani non savio, con non tanto “ano”, e nessun soldo nel salvadanaio. Eppur amante quando amo e stronzo quando non mi amano.

Praticamente e teoricamente un bel niente, un uomo valoroso, un uomo ardimentoso e triste, malinconico e gioioso, probabilmente anomalo.

Un uomo che ama De Niro ma amerebbe anche avere più danaro. Ah ah.

di Stefano Falotico

 

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