“I dieci comandamenti”, Review

Non avrai altro Dio all’infuori di me! Fire walks with me!

Ieri Notte avvolsi un altro plenilunio di strazi miei a striatura della pelle ferita e in levigature oppressa dal pensar “vacuo” di tal mio esistenzialismo “vano”.

Persi il sonno… m’alzai dal letto e il mio corpo grondò lavico sudore. A fiotti sanguigni, scaturii in trono di mia schiavizzata anima in tanto infuocarla di liberazione! Catarsi mia sprigionatissima per compiangervi. Dinanzi alle vostre oscenità tribali, alla baccanale euforia, come Mosè ersi la mia forza nel fiero, intrepido e dirompente “spaccar” le asfittiche acque nelle quali mi segregarono. In cui annacquai. E, dalla mia “fortezza” apparentemente distrutta, mossi scagliante un morso tempestoso. A modo di Mosè-Charlton Heston sul vigoroso, “crocifisso” frantumarci, miei fedeli, insuperbirci per issar in gloria la potenza del nostro Dio. Ricordando agli oppressori la storica frase biblica di noi, noi umiliati, ch’ascenderemo virtuosi in Paradiso. Allegoria è la Bibbia per placare i cuori tonanti dei ribelli castigati o è vita impressa in sgorgante Storia indelebile? Che, a ogni epoca, si riverbererà a scandita scadenza profetica?
A narratore del suo Incipit. Maiuscolo anche se i fisici addurranno teorie scientifiche e razionali, figlie del “biologico” Big Bang.
E trascureranno la grandezza affascinante, spaventosamente attrattiva della metafisica epica.
Dei grandi racconti popolari ché, anche ciò liquidato come consolatorio “oppio del popolo”, è in veritas adornato d’una luminescente mitologia grandiosa. E non si può, non si deve assolutamente ridervi sopra.

E Dio disse la luce sia e la luce fu. E dopo la luce Dio creò la vita sulla terra. E all’uomo dette il dominio su tutte le cose della terra, e la facoltà di discernere il bene dal male, ma gli uomini preferirono agire a loro piacimento poiché la luce della legge di Dio era loro sconosciuta. L’uomo dominò sull’uomo, i vinti dovettero servire i vincitori, i deboli dovettero servire i forti, e la libertà scomparve dal mondo. Così gli egiziani assoggettarono i figli di Israele, costringendoli ai più duri servigi, la loro vita fu resa amara da una crudele schiavitù ma il loro pianto fu udito da Dio. Allora Iddio dette vita nell’umile capanna egiziana di due schiavi ebrei, Amram  e Yochabel, ad un uomo, alla mente e al cuore del quale avrebbe poi dettato le sue leggi eterne e i suoi comandamenti un uomo che da solo avrebbe affrontato un impero…

Stigmatizzai il buio dei miei anfratti mnemonici, proprio a sudario del rimembrare chi fui. Di chi scordai, travolto dal bieco e pasciuto benessere.
Se mai esistetti o sparii in tal umanità oggi colma d’inetti. Ove s’elevano v(it)elli d’oro a sacrilega perdizione dell’anima più pura. Ove la gente, ingannata da illusori ed effimeri, finti bagliori, persegue oggi un valor a tutto di plastica e domani, ruffiana, adorerà ancora sol che invero dissolute, scurissime “solarità” fuorvianti, così presa come è dalle gioie ludiche di un invero gregge smarrito!

Perché?
Tu Mosè, sopravvissuto all’eccidio che il faraone ordinò. Gli ebrei sempre perseguitati…
Già dagli egiziani e poi dai germanici nazisti! Idolatri di falsi dèi son questi vili divoratori! Massacri su massacri per estirpare una razza “inferiore”.
Ma ti salvasti Mosè. Tua madre in fasce t’abbandonò nel dolore perché non ti scannassero!
Neonato scivolasti linfatico lungo il fiume Nilo… sin a giungere “ai piedi” della faraona.
Ella ti prese a Cuore e in grembo t’allattò nel viziarti a lussuosi privilegi di casta.
Ma, crescendo, scopristi appunto le (tue) origini… non sei figlio loro. Provieni da chi tu stesso, pensandoti egizio, offendesti!
Tu sei un ebreo, Mosè.
Hai scoperto la verità! Potresti continuare a fingere, ma stai soffrendo. La tua Natura non si svende. E non vuoi imbalsarmarti fra quelle “mummie”. Così, dal vertice della piramide, scendi le scale per “sporcarti” nel fango…
Perché, non solo sei ora un Uomo, Uomo giusto ma, quel che vedi, ti disgusta. Li frustano, uccidon donne e bambini purché “lavorino” come bestie. Se qualcuno viene macellato da un macigno, neanche lo seppelliscono.
Semmai, è morto perché stava costruendo la loro “bellissima” tomba…
Quando tu, Mosè, osservasti con occhi adulti quell’orrore, udisti scoccar nella tua anima la furia di Dio!
Così, all’ennesimo affronto, suo fratello di “sangue”, Ramses II, vuole “rovinarti”, oh mio tenero, “piccolo” Mosè.

Ma qualcosa di miracoloso accadde…
Eppure tu Ramses ti ostinasti…
Calaron dal Cielo… piogge di rane e grandine di fuoco stava per divellere la tua “grande” reggia. La sfiorò però appena. La scalfì come severo ammonimento. Ma tu, ottuso come un somaro, non ti fermasti.

 E Dio rovesciò sull’Egitto ogni genere di piaghe, ma il cuore del faraone era ancora di pietra…

Dunque, fratelli della congrega, mi sostenete?
V’avverto però… molti di noi moriranno, ma preferite vivere come animali piuttosto che rischiare di morire da uomini?
Gli egiziani sono una moltitudine armata! Ci “flagelleranno”.
Ma (r)esisteremo. Siete pronti a combattere? Vi chiedo questo sacrificio! Siete titubanti e impauriti, lo so… ma secondo voi, noi, è “meglio vivere” in schiavitù che venir uccisi per un ideale assoluto di libertà?
Riflettete… o avete già deciso?
Avete già preso la vostra, nostra e mia decisione, lo leggo nei vostri occhi. Noi crediamo al nostro destino. Siamo disposti a tutto pur di giustificare il nostro fine. Meglio che finire per sempre così. Nessuno può urlarci contro il suo così sia scritto e così sia fatto.
Allora, avanti, andiamo avanti!
Qui il nostro esodo ha inizio per una nuova alba.
Scappiamo quando scenderà la Luna! Quando il nostro Dio sterminerà i primogeniti degli egiziani.
Ci stan inseguendo, però. Siamo accerchiati… il Mar Rosso è una barriera insormontabile.
Saremo ammazzati tutti dall’ira dal faraone e dalla sua schiera vessillifera. Dio abbia pietà di noi!
No, Dio è dalla nostra. E io Mosè, alzo le braccia al Cielo… perché il nostro Dio c’ascolterà. Il Mar Rosso, Dio ha “sventrato” per sommergere tale lor immonda crudeltà.
Salirò sul Sinai, e Dio inciderà le nostre leggi. Poi scenderò e anche voi, miei offesi, vedrò festeggiare col vitello!
Avete così tanto sofferto per prostituirvi, come gli egiziani, ai piaceri più carnali?
State bestemmiando! Sarete puniti!

Parola del Signore!

E questo DeMille nessuno può dimenticare.

(Stefano Falotico)

 

 

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