“Terminator 2”, Review


Horror
 macchiato di futurismo miracoloso, nervoso e adirato in tessuti artificiali più antropocentrici

Le macchine ribelli, di sobria “beltà” fortificata in carrozzeria turbolenta, “vischiosa” a sgusciar se stessa su animato, animalesco furor “linciato”, eclisseranno le ingiustizie d’un Mondo lercio, inondandolo di punitrice rabbia.
Come scoiattolesca l’umanità, tanto d’appariscenza “lesta”, invero piange fuggendo, sacralmente ferita dal vigliacco grido intimo sempre smorzato.
Apocalittico, il Cielo si rabbuiò, piovvero rane profetiche, “trangugiarono” l’orrore di tal immanenza restia all’ammanettar il processo sbriciolantissimo del Mondo già del pattuirsi “vinto” in consacrarsi “vincente”, lussurioso, sodomita e però balbettante d’avvolto prostituire l’originaria anima candida avvolta or dalle “mestizie” tristi della Babele sconcia.
“Aggrottati” in risa ferenti l’onor decoroso della sua nascita, fingon di vivere ma son già schiavi della robotizzata “cantilena” monotona, tetraggine d’appiattiti nella lesione cerebrale del più santo Cuore. Sgorgan in alto fiamme di tal osceno Peccato, si scagliano fulminanti, colano a “intenerito” lor ammorbarsi nel levitar chi, gli eletti, scagioneranno da questa putridità infame.
Liberandoli a catarsi come cascate del Nilo potente! Atrocità vostra!
Affamata di levigazione all’orco ottenebrare le coscienze, estinguendole in “venerazione” dei velli promiscui, mischiati alle ceneri dell’umanità scomparsa e sol che, nel divertimento sadico, effimero e squagliantemente fradicio degli invaghiti abbellimenti cuciti dentro finte scorze dure, scoria della sopravvivenza mendace, abietta, criminosa a menzogne protratte nelle prostrazioni di tal “cul(t)o” ludico assassino, dell’essenza al sé vero.
Sventranti, gli uomini “dabbene” gioiscono da banditi, suona la “banda” laida dell’atea irreligiosità soprattutto alla cinica inezia d’immolato elevarla da matti adoratori, sì!
Le macchine, così, sprigionatesi dalla misterica tenebra universale, dagli abissi risorti in gloria di vendett’acuminata, acquatici spezzeranno l’atomica orridità del tanto gustarvi mai sazi. Giocherelloni meschini, morti dentro, vi cibate di boria e, untori con indottrinante presunzione, “mungete” dal vitello del “forte” duellarvi aberranti.
Le macchine, per paradosso temporale, a colpi duri d’immarcescibile marcia solfeggeranno tonanti, s’ador(n)eranno a screpolatura di tali fetide vostre carnali mut(il)azioni, ché osannaste gli androidi vostri ciechi dell’amor proprio. La Resistenza è la lotta d’uno sfregiato, del dolor a lui in serbo.
In tempi d’oscurantismi ideologici, oggi che son crollati i valori, John Connor agguerrito spronerà, dalle trincee impaurite, i guerrieri assonnati, forgiandoli allo scalpitio dell’anima rubata.
I “folli” assedieranno i mostri tanto “uomini”, la tecnologia distrusse i cuori.
Schiavizzò iddio! In alto, sventoliamo il ventaglio contro chi intimorì il nostro implorante obbligarvi a fermarvi. Ma persevererete, fieri e battaglieri sulle sbandierate, sprezzanti lance frantumate in chi siamo mari tranquilli.
Giammai, ci avrete!
Dall’apnea cheta, il respiro inebrierà il romanticismo che mai c’abbandonerà.
T-800 a difendere il Judgment Day.
E sarà sera e mattina. Ottavo Giorno!

(Stefano Falotico)

 

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