“Excalibur”, Review

 

La spada rocciosa estratta, il da(r)do è tratto!

Nessuno crede più alle leggende “fantasmatiche” in questo Mond’osceno d’ectoplasmi “dolci”, sguainate la spada, correte verso il Graal, innervate la lindezza opaca in trascender quieto e poi avventuriero.

Non disperate fratelli, Morgana la strega sarà atterrita dalle folgori turbolente della nostra principesca irruenza. Orsù, brindate qui al Medioevo limpido contr’ogni oscurantismo “moderno”. Del classicismo s’è smarrita la landa, e noi solitari girovaghiamo tersi, asciuttissimi sì nel contemplar quest’ignorante e furfantesco chiasso, s’addobban nel baccano e schietti inneggiano al “Dio” danaro. Vili, sarete spogliati e la nostra vendetta sarà “colar” l’ossidrica tortura a infrangere chi c’osteggiò con turpe “(ab)negazione”, armeggiaron perché c’adirassimo e qui non sconfitti eleviamo il mito.

Oh, nostri Re Mida, cadrete perendo in Sansone più fortificato. I suoi lunghi capelli d’Artù stan volteggiando ad abrasione dell’erodere ogni vostro stronzo Re Erode.

E assorbimmo il buio della cenere, delle notti “indigeste” perché rinascemmo e voi odiaste nel perpetrarci punizioni e la penetrazione più ottusa. Manichea dell’apparenza, oh miei manichini, abbiam rivolta(to) il giochino. E, nel flusso madido di parole immolate troneggianti, scalfiremo non tremolando ogni assurda, disprezzante laidità. Ove fuggite?

Ruggiamo. Ad albe di rugiade. Nuove come il vento!

A tal battaglia nostra consacrata non scapperete. E non vi sarà perdono. Sconfinaste.

Forse dalla congiunzione carnale “magica” di Merlino, la sposa fregata partorì l’Angelo vendicatore. Qui, assieme in Tavola Rotonda, chi è dalla mia parte alzi la mano.

Sbracciatevi e obbedite se ad un valore almeno non siete “amanti” di tali ameni. Sbricioliamoli!

Furon maneschi di violenze psicologiche, bloccaron le nostre arterie vitali, ostruendo coi gatteschi, scodinzolanti ricatti e la più “esuberante” lor follia. Che mentecatti! Miserabili!

Ebbene, allora che guerra sia. Spera(s)te forse, mostri, che c’avreste speronati perché sperperassimo la speranza? Oh sì, ve ne diamo atto, la feriste, la picchiaste e non vi placaste. Così, noi apostoli, nonostante le rotte costole, non ci fermiamo. Siamo grinta fatta pelle lucida stavolta.

Fissiamo e miriamo il nemico e che, squartato, sia scaraventato via! Accartocciatelo e poi gettatelo nel fiume dei suoi peccati! Toccami e ti annuncio la contro-denuncia!

Borghesia, attenta ancora a (de)mordere. Noi la spezziamo, e non incupiti vol(t)iamo.

Questa è grandezza, signore e signori, pagliacci di corte vi abbiamo scoperto. Ecco le carte. Noi rubiam il mazzo e vi ammazziamo!

Questo è Dio. E Dio è il mio pastore. Vergognatemi di gogne, di pena son qui ad Artù.

Il vostro Re è morto. Evviva Artù! Lunga vita ad Artù.

E questo capolavoro non è un semplicistico vostro cazzone in culo.

Tu, pigliati la scemotta e stai attento che Artù non la renda “pienotta”.

Appunto di lama… appuntita nel “riempitivo”. Si chiama surrogato, molto su e tu chinati giù.

Questo è l’urlo di un “elefante?”. No, è fantasy. E io son fannullone.

Perché tua madre è stupida, tu figlio balbuziente invece critica chi non fa niente eppur fa schifo anche quando non se lo fanno con Nu(te)lla. Ché sia denudato!

Che c’entra tal mio squinternato, sfoggiato delirio in bello stile?

Infatti, entrerà lì, trallallero e trentini a Trento trotterellando.

Fui trottolino? E allora ti strozzo, mia trota. Per le tue troie, un bocchino… di biondo troiano. Ti buco il sito e anche tutti gli ani, mio che volevi uccidere il piano del pianista. Egli, il pianista, suona per i fratelli della congrega.

Ah ah! E questo dove lo metti?

 
(Stefano Falotico)

 

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