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Mia madre di Nanni Moretti, trailer e recensione

Mia madre Moretti

E comunque Mia Madre di Nanni Moretti è un film che ha il dono rarissimo di straziare con una delicatezza e una leggerezza che non hanno pari, senza la gravosità ma con tutta la sostanza del dramma, in questo caso così vulnerabile e privato. Un diario intimo a cuore aperto, girato in un digitale estremamente controllato, pieno di momenti lirici che la regia di Moretti isola dal resto, accentando le emozioni con sottolineature vistose ma – ed è un miracolo – senza neanche la minima dose di enfasi o retorica (“La retorica, mi dà fastidio la retorica. Quelle frasi non sono vere, e non servono a nessuno”). Moretti riesce a realizzare il film più spudoratamente autobiografico della sua carriera col massimo pudore immaginabile, senza mai, paradossalmente, guardarsi allo specchio, senza l’ombra di un compiacimento di ritorno (un’impresa titanica, viste le premesse). Perfino l’intemperanza cialtrona e ridicola del Barry di Turturro nasconde un trauma più grande, più fragile delle apparenze. Il ricordo e il dolore, dopotutto, non solo hanno la stessa urgenza. Sono, probabilmente, la stessa identica cosa.

“Noi siamo qui”, recita prosaicamente il titolo del film nel film che la Buy sta girando. Questo Moretti asciutto e commovente ce lo ricorda, sequenza dopo sequenza, riversandoci addosso tutta l’inadeguatezza dell’essere umani. Costretti a pensare, sempre e comunque, al domani. Si piange, sì. E si finisce col batticuore.

 

di Davide Esutachio Stanzione

 

Robert De Niro, Tribeca Film Festival 2015, Vanity Fair Party

In forma splendida per un uomo di quasi 72 anni, molto più tonico rispetto alle sue ultime apparizioni, ecco il patron del Tribeca in tutta la sua rinomata figura leggendaria, accompagnato, come sempre, dalla nerissima sua Grace. Robert+De+Niro+Alternative+Views+2015+Tribeca+6To8uLZJHgul Robert+De+Niro+Alternative+Views+2015+Tribeca+arcCUXJzKspl Robert+De+Niro+Vanity+Fair+Party+2015+Tribeca+On5I8HzUlNil Robert+De+Niro+Vanity+Fair+Party+2015+Tribeca+NdsK4CozOoIl Robert+De+Niro+Vanity+Fair+Party+2015+Tribeca+euYggTpFTXIlRobert+De+Niro+Vanity+Fair+Party+2015+Tribeca+8H1Qw_g5KBvl

 

 

John Wick, recensione

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Il culmine nel cane/poco “calmo” Keanu

 

Ritiratosi a vita “monastica” dopo la morte della moglie, un killer spietato e temibile, l’uomo nero, torna dall’aldilà della “sepoltura” dei suoi antichi crimini e “traumi” dopo che il figlio del suo ex boss gli ha rubato la macchina e, soprattutto, gli ha ammazzato il cane, Daisy, ultimo regalo “di nozze” della sua deceduta consorte nel giorno del loro “anniversario”.

 

Tornano, dalle viscere sepolcrali del suo “stranger”, sulla musica tesa e ritmata d’un Marilyn Manson denso di tetraggine adrenalinica, i passati suoi trascorsi da gangster, per far piazza pulita dei cattiv(on)i, che hanno martoriato e vigliaccamente ucciso il suo ultimo, residuo “sogno” di libera serenità contemplativa, la catarsi non s’asciuga nello scarmigliato Reeves, in perfetta forma “Matrix”, pettinato di liscia capigliatura “assorta” nella levigatezza della sua magrezza “buddistica”. Un robot “penetrante” a suo ieratico sicario senz’alcuna possibile redenzione, un “macigno” macho ormai incrinatosi nei già traballanti equilibri “termodinamici” a deflagrazione dell’entropia vendicativa da lui furentemente, senz’attimo di tregua, attuata a mo’ di macchina da guerra repentina, scattante, che non sbaglia assolutamente un colpo e nessun assolve. “Silenziatore” freddo della sua eterna notte profumo revenge.

 

Si sfiora il capodopera in questo divertentissimo, emozionante, perfino commovente John Wick, secco, “slabbrato” in una fotografia “discotecara” al cardiopalma, psichedelicamente furiosa come il suo cavaliere sol(itari)o.

 

E la vendetta (non) ha lieto fine…, battiti di ciglia e, sotto la pioggia battente, un altro battuto, il sopravvissuto gran villain che aveva fatto male i conti col “conte” Keanu.

 

Cronometria di pallottole “cinesi” nei suoi occhi a mandorla, “mediterraneamente” (poco) tranquilli.

 

di Stefano Falotico

 

 

Interstellar: Magnetico magma del Cinema

Interstellar

 

Magnetico magma del Cinema

di Stefano Falotico

Ho deciso di scrivere un altro piccolo grande libro di e sul Cinema attraverso la piattaforma lulu.com. Me ne sto districando, pian piano crescerà e avrà fine e inizio.

Oggi, ho scritto e buttato giù la prefazione, che vi faccio leggere in anteprima.

 

Virulente son le passioni, fascinoso è l’enigma avvolgente del Cinema tonante, specchio delle nostre sibilline emozioni viscerali, profonde, laceranti, accese e vivide.

Io, che ho scoperto ed esplorato zone arcane del mio cervello, precluse al resto dell’umanità “in avanscoperta”, assediata solo da “dilemmi” del proceder frenetici, baldanzosa in lotte rivaleggianti gli “scettri” insipidi e non sapidi del “piacer” mortale, a me mortifero, d’una continua, estenuante competizione vana, preoccupata sol da faide “amicali” per detener il “trono”, che essa crede aureo, delle perenni, insistite e insistenti vanaglorie frivole, mercanteggianti l’anima con l’apparenza immonda, a (s)fregio di cuori oramai inermi, giammai “inteneriti”, non più incantati dalla bellezza, forza invece “simbolica” e “iconica” del nostro più meraviglioso, sorprendente, incuriosito sopravvivere.

Io che, distaccandomi da tal realtà me(ge)ra, ho fatto dell’immaginazione un castello di felice “sabbia” scivolante negli anfratti e “antri” della speranza accorata alle mie più magiche e antiche pulsioni, laddove un’umanità misera(nda) ha perduto già le aurore, le “cavallerizze” albe delle sognate profezie, dei miti e della leggenda nostra “saltellante”, pregna di quell’aroma funambolico ch’è il Cinema, “agganciato” al “torpore” screpolante d’abbazie medioevali, di ponti “attracca(n)ti” ad oriente, nel “rivolo” mansueto del nirvana magnifico, della rivelazione delle nostre anime pure, linde, appunto immaginifiche.

Lastrandomi in tal lago perpetuo di sogni incandescenti, fibrillanti l’adamantino splendore di me, per sempre rinato nell’incantatoria potenza del Cinema, risorgo in auge ad ogni dì, inebriandomi della vetustà “feroce” dei suoi mille e più variegati, variopinti frammenti di porpora e oro!

 
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