THE LAST DUEL, recensione

Ebbene, oggi recensiamo l’attesissima nuova opus di Ridley Scott, vale a dire The Last Duel.jodie comer last duel

The Last Duel è un film dalla corposa, incalzante e avvincente durata considerevole di due ore e trentadue minuti netti che scorrono assai piacevolmente ove Ridley Scott, regista ovviamente da noi molto amato e che non necessita d’ulteriori presentazioni superflue, avendo infatti lui firmato, durante la sua brillantissima carriera mirabile, a prescindere dal suo stesso excursus cineastico qualitativamente altalenante e non poche volte difettoso e zoppicante, opere dal valore ineguagliabile e altamente addirittura seminali, cinematograficamente parlando, quali I duellantiAlien e Blade Runner. Oltre a, ça va sans dire, inutile e quasi pleonastico rimarcarlo, un profluvio infinito e densissimo di opere più o meno riuscite ma, comunque sia, assai importanti e senza dubbio perfino epocali come Il gladiatoreBlack RainBlack Hawk Down, solo per citarne alcune. Ridley Scott l’infermabile, stacanovista nato, immarcescibile director inarrestabile e creativamente ipertrofico a livelli spaziali. Il quale, alla veneranda e ottimamente stagionata età di 83 primavere (ottantaquattro, il prossimo e imminente 30 Novembre), egregiamente indossate con stile e inoppugnabile eleganza non soltanto registica, continua imperterritamente a sfornare film a tutt’andare e senza soluzione di continuità. Ciò ha dell’impressionante. Difatti, prestissimo, quasi in contemporanea con The Last Duel, uscirà nei cinema mondiali anche il suo affascinante, sebbene a prima vista forse troppo commerciale e marchettaro, biopic House of Gucci con Lady Gaga.

The Last Duel, presentato in pompa magna e buona accoglienza dalla Critica (sul sito aggregatore recensorio metacritic.com ha ottenuto la lusinghiera, sebbene forse non eccelsa, media valutativa equivalente al 65% di giudizi positivi), nella sezione Fuori Concorso alla recentissima 78.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è un colossal (un tempo, soprattutto e più precisamente nei nineties, l’avremmo definito un dispendioso blockbuster) dal budget faraonico, ambientato nel Medioevo.

La cui potente trama, nelle seguenti righe, sintetizzata in maniera molto stringata per non sciuparvi le molte inaudite sorprese del suo sapido intreccio diegeticamente distillateci attraverso un ritmo di robusto piglio narrativo appassionante, v’enunceremo in forma saliente: nella rutilante e oscurantistica Francia del XIV secolo, una misteriosa, conturbante e fascinosa donna chiamata Marguerite de Thibouville (la brava e bellissima, fotogenica Jodie Comer), denuncia pubblicamente di essere stata violentata dal miglior amico di suo marito. Suo marito è lo sfregiato in viso Jean de Carrouges (Matt Damon) mentre l’amico, imputato dalla donna dello stupro avvenuto a suo danno, è lo scudiero Jacques Le Gris (un mellifluo, ambiguo e qui molto convincente Adam Driver). La donna, per tale sua accusa infamante, potrebbe essere bruciata sul rogo. Al che, in questa torbida storia di vendetta, ricerca della giustizia e disfide all’ultimo sangue, specialmente per combattere i demoni metaforici d’anime perennemente combattute e combattive, entra in ballo anche l’arcigno conte Pierre d’Alençon (un Ben Affleck inedito e platinato).

Film grintoso, violentissimo, sanguigno e sanguinario, passionale oltre ogni dire e dall’afflato epico d’altri tempi, fotografato vertiginosamente da un ispirato Dariusz Wolski (oramai il cinematographer designato, potremmo dire, vita natural durante, da Ridley Scott, perlomeno da Prometheus in poi, dopo aver lavorato, fra gli altri e fra l’altro, dapprima col compianto fratello di Ridley, Tony, per Allarme rosso e The Fan), The Last Duel, oltre che essere interpretato da Matt Damon e Ben Affleck, è stato da loro stessi sceneggiato assieme a Nicole Holofcener, che hanno per l’occasione adattato The Last Duel: A True Story of Trial by Combat in Medieval France, da noi edito col titolo L’ultimo duello. La storia vera di un crimine, uno scandalo e una prova per combattimento nella Francia medievale, firmato da Eric Jager.

Dunque, a differenza dell’Oscar, ottenuto da Affleck & Damon per la loro sceneggiatura originale di Will Hunting – Genio ribelle, stavolta i nostri colleghi amiconi inseparabili dai tempi del liceo, hanno, sì, scritto sempre di loro pugno lo script di The Last Duel ma, in tal caso preciso, si sono “limitati” a romanzare una storia già scritta. Liberamente, come si suol dire, adattandola a loro gusto.

The Last Duel, così come avvenuto per altri film storici di Scott, vedasi Il gladiatore, anche gli anacronismi e le molte licenze più o meno opinabili, persino ridicole, di Tutti i soldi del mondo, è stato già accusato da più fronti e fonti, diciamo, di essere, sì, alquanto verosimigliante nella ricostruzione della vicenda letteraria narrataci da Jager, però  al contempo inattendibile, per l’appunto, sul versante della realistica veridicità di molti elementi storicamente ritenuti improponibili.

Malgrado la sua lunghezza un po’ spropositata e qualche scena dispersiva, girata probabilmente con troppa enfatica retorica secondo gli stilemi consueti, soventemente eccessivi ed estetizzanti di Scott, a dispetto di alcuni dialoghi tirati per le lunghe e non sempre centranti il bersaglio, The Last Duel ammalia e possiede un fascino e un respiro notevoli.

Se, a prescindere da tutto, ripudiate però a priori un Ben Affleck nei panni d’un nobile imbarazzante, esteticamente, con la chioma bionda, eppur, ammettiamolo, anche qui bravo e capace da un punto di vista invece prettamente attoriale e interpretativo, soprattutto assai perfetto per il ruolo da lui stesso cucitosi addosso genialmente, se odiate i film in costume con castelli, imbroglioni, doppi giochi, complotti, tradimenti e annessi, inevitabili inganni, se mal digerite le vicende incentrate su fate damigelle bellissime donne spacciate per bugiarde, ripiene di estenuanti lotte all’ultimo sangue a fiotti, The Last Duel non fa di certo per voi, e statene dunque naturalmente lontani e alla larga.

Curiosità: nel 2006, l’adattamento di The Last Duel, da trasporre registicamente per il grande schermo, suscitò un fortissimo interessamento da parte di Martin Scorsese. Che, allora, sembrò assai prossimo a dirigerlo per la major Paramount.

Poi, tale progetto cadde nel dimenticatoio e Scorsese, come sappiamo, si diede ad altro. The Last Duel, quindi, ora è un film di Ridley Scott, a tutti gli effetti. Anzi, più esattamente un film di Scott con Matt Damon ed Affleck, non solamente protagonisti e, come detto, principali artefici e sceneggiatori. Bensì, insieme allo stesso Scott, in prima linea produttori.

Inoltre, la montatrice di The Last Duel, vale a dire Claire Simpson, che lo è anche del succitato House of Gucci, professionalmente affiliatasi, diciamo, a Scott molti anni addietro per Chi protegge il testimone (1987), poi abbandonata da Scott medesimo e ritrovata, anzi richiamata soltanto da quest’ultimo recentemente per Tutti i soldi del mondo, lavorò anche con suo fratello Tony per il sopra menzionato The Fan – il mito.

The Last Duel incede, da più prospettive, troppo insistentemente sulla scena dello stupro, disgustosa e brutale. Mostrandocela completamente più volte e avremmo preferito non guardarla. Non per moralismo, bensì perché Scott dovrebbe sapere benissimo che è molto più perturbante il suggerito dallo spiattellatoci in faccia ripetutamente e volgarmente.

Detto questo, The Last Duel, dopo una parte centrale tediosa e forse non necessaria, spicca il volo negli ultimi trenta minuti, diventando grandioso nel finale palpitante e struggente. Da pelle d’oca.

Morale: Ridley Scott firma il suo miglior film da tempo immemorabile a questa parte. Forse dura troppo e il film perde molti colpi per via della brutalità della scena, diciamo, incriminata e chiave. Eh eh. Ma questo è un film che emoziona, da leccarsi i baffi, non quelli di Driver, si spera, eh eh.

di Stefano Falotico

 

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