“Dracula di Bram Stoker”, recensione


Bram Stoker’s Dracula

Divorazione slabbrata di puro, “nobiliare”, inscindibile amor romantico

Gocce d’acquatica crema vitrea, innervata nelle nevi e sul ner(v)o d’una Transilvania oscura, atemporale, tempestosa, “polarissima” nel mesmerico ciclone della cupida dissolvenza imporporata nei meandri astratti d’una estemporanea estinzione, epica, di un’anima già ascesa nelle intime ubriachezze ondeggianti incarnate dentro abrasive metamorfosi scaturite da conversioni allo stesso biblico patto faustiano.

Dall’amore infranto, scarnificato, ucciso dal tradimento crudele d’un Dio ingrato, nasce il mito di Dracula.

Fiero combattente della cristianità, cavaliere senza macchia e senza paura, crociato in guerra santa, a vincere i nemici per fedele, sacro giuramento al Verbo intoccabile del Signore.

Un guerriero invincibile, corazzato nella sua armatura indelebile, fulva come il tramonto del sogno a tramutar presto in incubo accecantissimo, ira funesta da furioso idealista divelto nell’incorruttibile virtuosità del suo Credo ingannato. Sogno incenerito nell’ingiustizia più atroce.

Vlad torna a casa, sperando di riabbracciare la sua amata Mina, dopo aver rischiato la pelle in battaglia.

Spalanca il portone del suo castello ma, ad aspettarlo, un “corredo” funebre. Frantumerà, dinamitardo di rabbia inarrestabile. Mina ha ricevuto una lettera menzognera con la lapidaria scritta omicida che il suo amato Principe decedé. E, per il dolore, s’è suicidata, lanciandosi nel vuoto.

Vlad viene colto da un brivido verecondo, il suo Dio l’ha ucciso con l’abominio più orrido.

Il suo corpo, striato, terso e tensivo nei lineamenti angelici d’un Oldman già demoniaco, si squaglia eruttivo, “mostrificato” dal suo Dio che lo morsicò come Lucifero, il serpente alato della ferocia più efferata da meschin infingardo, fiamma peccaminosa a sconsacrare l’alleanza con l’immortalità del sangue di Cristo avvelenato dentro la Mela tentatrice per scaraventarlo al più bruciante Inferno.

I precipizi del supplizio.

Vlad s’incendia, di ciò il suo sacrifizio è stato mutilato? Con l’assassino torto alla sua torre polmonare d’avorio? La sua stella deflagra a gridar vendetta proprio al suo Creatore, al burattinaio che disarcionò così vigliacco il suo intrepido, eternamente, irrisarcibile Abram-o (che)rubino, bramato dal sadismo irriverente d’una manipolazione “giocattolaia” da Padre padrone che spadroneggiò d’immonda, insolente, imperdonabile, dissolutissima malizia.
Vlad urla, si dilania sventrato, scaglia con estrema violenza un coltello alla Croce di suo figlio, affila i suoi denti urlanti, depredato, derubato della sua anima, in preda a un esorcismo terrificante per la sua non marginabile discesa nell’abisso che danzerà maliardo con le tenebre.

Vlad è ora Dracula, Diavolo incarnato nella sua maschera lagrimosa, inguaribile, a guair silente, inguainato “asmatico” nell’urna d’un autoesilio fortificato lassù, rovente, “adirata” magione d’una montagna mistica, eremita delle solitudini che balleran ululanti, baluginanti e lunarissime coi lupi della foresta.

Un licantropo mannaro che si cospargerà il Cuore di trasformazioni ad alleviare la cicatrice d’uno squarcio abissale.

I secoli son la marcia del Tempo perduto, proustiana macchina avveniristica della rinascenza. Del miracolo a svecchiare vigorosissimamente l’ossidato, esanguissimo calvario d’un morto vivente, sepolto nel suo dark gotico d’ancestrale bestialità umana.

Un emissario giunto alla sua dimora. Dopo un viaggio in cui la beffarda ombra di Dracula ancheggiò nel treno a vapore di gallerie sfumate nello Sturm und Drang del dragone rosso. La Russia profuma di cremisi mormorio che adocchia furba il suo detonante intonar l’armonia vilipesa nell’antro, nel luccicante “anfratto” di un’altra giovinezza fulminante.

Dracula è la senilità eterea di Satana immolato a delirio d’onnipotenza, Jonathan Harker è un Keanu Reeves leguleio che vedrà la morte con gli occhi, scelto come “apostolo” d’una maledizione che, lustrata di fuochi ri-sorgenti, berrà, “divellerà” e suggerà il suo ingenuo candore a vampirizzarlo, smembrandolo dal suo efebico corpo, a violarlo nella sua sembianza animalesca ri(ani)amata. Rinatissima! Impressionante!

Dracula, zingaro dell’aldilà, naviga oltre i confini d’ogni viaggio mnemonico, giunge nella moderna Londra, agghindato d’elegantissimo spettro seducente della Bellezza infinita. Incute paura, ma è un Angelo che sfida le superstizioni, è Egli stesso l’innovativa rivoluzione del Cinematografo emozionale, cinetico fotogramma oltre il falso progresso, macchina distruttiva d’apparente nichilismo, invero trompe l’œil ad alterar da satiro le bidimensionalità dei dogmi teoremici d’una civiltà addormentata dall’oppio dell’“industrialità” mendace.

Meraviglioso pastiche tutto coppoliano, originale dello spasmodico genio perfettamente bilanciato nella sua poetica, arabesco turbinio d’immagini vivide e intrecciate in una splendida grafia futurista, a imprigionare i lievi ricordi e a riavvolgerli per sempre. Forever mine…

Immaginario, cattolicesimo, leggende favolistiche da Cappuccetto…, un Gary Oldman all’apice del suo folle, grandioso, magnetico carisma, una Winona Ryder tatuata nei più fertili suoi anni ’90 imbattibili, un Anthony Hopkins inquisitorio a venir linciato dal suo pazzo disegno “taumaturgico”.

La versione più fedele di Bram Stoker, la più personale, la più delirante.

(Stefano Falotico)

 

   Secondo il nostro Davide Stanzione, rappresento “recensivamente” questo “detto”: “Per certi tuoi pezzi mi vien da dire quello che Fittante dice di Ghezzi, sarà anche a tratti incomprensibile quello che scrive, ma è meraviglioso e arte pura“.

Ringrazio da par mio, affiggendo il suo commento d’antologia riguardante proprio questo superbo Coppola…

Anacronismi che sono spassionati atti d’amore per il Cinema. Coppola immette nel suo Dracula l’improbabile divagazione del Cinematografo, che è senz’altro una sfasatura a livello storico-cronologico. Ma il Dracula, in fondo, è quello che più di ogni altro si fa vorace delle estetiche che lo hanno preceduto, di una serie potenzialmente illimitata di immaginari riuniti nello stesso ribollente calderone e fatti cuocere a fuoco lento fino a rischiare (e a raschiare) la maniera, l’esperimento saturo, il compiacimento decadente ed effettistico.

Buona visione, dunque.

 

 

Lascia un commento

Home Another bullshit night in suck city “Dracula di Bram Stoker”, recensione
credit