DIABOLIK, recensione

eva kant miriam leone diabolik

Ebbene, finalmente ho visto il cinecomic italiano dell’anno par excellence, iper-annunciato, pubblicizzato di battage promozionale impari, nelle sale rimandato a casa, no, posticipato causa Covid, forse perfino rimontato, da molti esaltato e da altrettanti snobbato, in fretta e furia liquidato, impietosamente stroncato, mal guardato o, di contraltare, straordinariamente e inspiegabilmente osannato e, a spada tratto, appoggiato.

Diabolik che cos’è? Un gran bel film? No, nella maniera più assoluta. È pessimo? No, di certo, di ciò ne sono estremamente sicuro e ne ho ragione da vendere. E, nelle prossime righe, forse interminabilmente prolisse, in merito a tale pellicola, forse non emerita, certamente non brutta, altresì nemmeno bella, molte parole a riguardo, da me scritte ovviamente, se vorrete leggerete, riserberò e spero vogliate leggerle con attenzione… se tempo da perdere av(r)ete, cioè da sperperare o spendere? Ah ah. Ora, se tutto andrà bene, come si suol dire proverbialmente, mi si vedrà nel secondo capitolo di tale suddetto film, sì, avete letto bene, in Diabolik 2 comparirò da comparsa e spero che non sia stata futile la mia giornata spesa al Teatro Duse, qui a Bulåggna. M’auguro infatti vivamente che qualche ottima inquadratura al mio viso, semmai di primo piano carismaticamente ammiccante, mi sarà onorevolmente riservata in modo omaggiante la mia partecipazione straordinaria davvero entusiasmante, eh eh, oserei dire veramente eccezionale, non so però se eccellente o, a livello recitativo, pertinente e/o (s)misurata, ah ah. Detto ciò, dopo essermi avventurato nottetempo, di prima mattina invernale e assai rigida climaticamente, all’interno del dedalo sotterraneo dell’autostazione della mia natia città felsinea, cioè negli studi Mompracem, ubicati in uno pseudo-terrone, no, terrapieno, no, specie di seminterrato rialzato a sua volta, giustappunto, situato a mo’ di Bat-caverna, in uno spettrale e cupo meandro del bolognese più occultato, oserei dire celato, sostanzialmente in un luogo apposito per la prova costumi non svergognata ma giustamente da mantenere segreta e non pubblicamente denudata, eh eh, m’inoltrai, con stoica volontà infermabile e assai ammirabile, in quel del sopra citato Duse per una scena girata di molteplici scene, successivamente da montare e accordare digitalmente, similarmente filmate a mo’ dell’Opera argentiano/a.

Dopo questo strampalato e bislacco periodo sintattico, no, temporale (eppur non piovve) episodio personale, cioè falotico di superflua aneddotica per voi irrilevante, in quanto, tranne a me stesso, credo che delle mie disavventure e /o peripezie, professionali e non, non freghi un ca… zo a nessuno, detta sinceramente con onestà disarmante, passiamo alla Critica-recensione del capostipite originario, ovvero all’origine della mia disfatta, no, della saga a venire, dai Manetti Bros. pian piano concepita, ideata, trasfigurata e in immagini, da lor rielaborate dal celeberrimo, omonimo fumetto delle sorelle Angela & Luciana Giussani, allestita, non so se studiata meticolosamente in ogni versione a puntate, no, inappuntabile dettaglio incriticabile.

Quindi, dopo la mia ennesima “faloticata”, quest’ultima celebre, come no, espressione oramai entrata di diritto nel collettivo immaginario cine-fumettistico, no, in ogni vocabolario Treccani-Zingarelli-Devoto-Oli che si rispetti, poiché denotatrice d’un modus vivendi irreversibilmente proteso alla stronzata geniale e più sorprendentemente inaspettata, occupiamoci di me stes(s)o, semi-disoccupato e disperato che, in un mo(n)do o nell’altro, nella maniera più disparata anche senza buone maniere e manierismi di finto bon ton poltically correct, deve pur sbarcare il lunario, arrabattandosi alla bell’è meglio per raggranellare du’ spiccioli al fine di poter, un giorno, avere le possibilità economiche per scopare Miriam Leone (sì, donna esigente, annoiata come Eva Kant, la quale necessita non tanto di detersivi, no, diversivi à la Diabolik per spassarsela lontana dalla sua apatia esistenziale veramente da depressa deprimente, bensì abbisogna di un re-g-ale riccone che non sia ricchione) o soltanto per non finire barbone e, di conseguenza, salvarsi/mi grazie a scopate in Via Indipendenza da operatore ecologico che preserva quel minimo di habitat umano ancora decorosamente collegato a una dignità fantozziana, no, finanziaria-sociale non miserevole e degradante delle più umilianti e agghiaccianti.

Ah, si finisce sulla lastra, no, sul lastrico e si dà lustro a uomini poco illustri, qui io ciò v’illustro in modo socialmente pedagogico e moralmente assai nobile, in quanto son uomo che, essendo amante contemplativo, metafisico inaudito e, giocoforza, poco volentieri maudit, divenuto tale a causa di sopra dettevi (s)fighe inenarrabili da morir dal ridere, perciò uomo autoironico, diciamocela tutta, tragicomico in senso toutcourt, che sdrammatizza da “volpone” gli eventi tristi occorsigli in maniera grottescamente meritevole d’un applauso a cerniera, no, cena, no, a scena aperta grandiosa delle più inconcepibili, sì, da uomo “scemo” riapertosi alla vita (quale vita?) in modo suicidario con “onore”, scrive or ivi un diario di riflessioni e memorie, no, a mo’ di sussidiario ripieno di dolore, no, vergherà qualcosa di seriamente, meravigliosamente recensorio che possa essere tramandato alle lapidi della Certosa (famoso cimitero bolognese che, in questo film e nel suo sequel, si vede sovente) o ai poster(i) più (im)mortali e pen(s)osi.

Mah, di mio, so di avere pene d’amore e poco pane, ripeto, per non finire trombato dalla Leone?

No, dalla vita troia. E ho detto tutto in modo gratis et amore.

Andiamo avanti, suvvia, tiriamo a campare, non m’importa una sega se mi segherete. Sì, peraltro piaccio pure ai gay. Eh già, costoro, chissà quante segretamente se ne tirano su di me. Io non me la tiro e per gli omosessuali non mi tira, sebbene, ribadisca, attualmente son messo a pecora. Sì, a novanta, esistenzialmente parlando, sì, parliamoci chiaro come un mar lindo dei più adamantini e puliti.

Uomini e donne sporchini, ricordate che, come la giri la giri, chi più chi meno, lo prendiamo tutti in culo. È così, c’est la vie. Fottetevi. Me ne fotto!

Pensiamo, orsù, alla salute e non rattristiamoci giammai, non chiudiamoci da orsi nelle melanconie da La Mer. Peraltro, che (r)esistenza-resilienza più precaria di un uomo precario in Stato… italiano, cioè esiziale, moralista, catto-borghese dei più retrivi e pericolosi, farisei e ipocriti.

Ma finché c’è vita c’è speranza, dobbiamo aprire gli orizzonti, non essere limitati, circoscrivendo le nostre visioni al passato orribile, dobbiamo vedere oltre con armonia, ammirando forsanche il balcone per un salto giù dalla terrazza di enorme fragore atroce. Fidatevi. Ah, che visione panoramica, com’è bella quella baldracca a lato b scoperto sulla copertina di Panorama, nevvero? Ah, Vittoria! Vittoria Belvedere, che sedere! Da qui si vede la basilica di San Luca e anche una più ricca viziata, non so se viziosa, della Leone che si sta facendo bombare, a tapparelle alzate e in bellavista ignuda, da un puttanone che ereditò una fortuna senza fare un cazzo dalla nascita. Lui, sì, che mai si fece il culo ma se le fa tutte, sbattendosene alla grande… dell’etica o sbattendosi qualsiasi “donna” di ogni razza, sesso e religione. Una vera “pulizia” etnica, ah ah!

La vita è bellissima, perché vi lamentate? Non vi manca nulla. Guardate Diabolik e non rompete i coglioni.

Sì, la sua storia acchiappa, dobbiamo tifare per un ladro che ammazza le persone senz’alcuna ragione e, alla fine, fotte chiunque, sbattendolo fra le chiappe, nei titoli di coda, anche alla Kant. Donna incantevole, sì, t’incanta anche se codesta non sa neppure chi sia Immanuel Kant. Ma ha lo yacht questa splendida mignott’.

C’è poco da filosofeggiare. Eva afferma che gli uomini sono tutti delle merde, pensano solamente a fare soldi per farsi una come lei. Lei odia i maschi(listi) porci e bugiardi, fetidi e bastardi. Ma chi è? Una casaling(u)a che, dopo essersi goduta allo specchio per l’appunto desnuda, prendendolo fra le cosce, no, assumendo contentezza e contezza, sì, coscienza di essere sexy to die for e hot like hell, ha al contempo compreso che non deve più assumere farmacologiche compresse antidepressive ma può riciclarsi come modella fuori tempo massimo da Milf âgée per cinquantenni frust(r)ati che le urlano virtualmente un… ammazza quanto sei bona, che spettacolo, tanta robbbaaa!

Lei è una donna di classe, intendiamoci bene. Non ha mai subito un TSO, ha il quoziente intellettivo di chi guarda le telenovele, ama le veline, legge Novella 2000 e venera Dallas, lei, sì, che ha capacità d’intendere e volere, spende e spande, non guida una Panda, spedendo in rehab tutti i “machi” cazzuti, soprattutto cazzoni, i quali, impazziti per lei, soffrono immantinente d’infermità non solo mentale, bensì anche di mano sulla lor quaglia masturbat(ori)a in un nano… secondo da schizzati di questa società della nostra beneamata minch… ia!

La Kant non può innamorarsi di Stefano Pesce, il prosecutore. Altrimenti, la sua vita non avrebbe prosecuzione. È capace che questo qua, un baccalà, subirà presto un processo per concussione. Che tristone!

Questo bambagione si comporta con lei quasi da stalker, sì, è un maniaco sessuale persecutore. Mille volte meglio, allora, Diabolik, un uomo “vero” che sa distrarla e farla divertire grazie al gusto per l’adrenalina più fina e figa. È un uomo giammai in casina, non è un ratto del serraglio e agonadico, è incasinato ma frenetico e sensualmente selvatico, svaligia ogni casinò, è figo come Vasco Rossi quando canta… voglio una vita spericolata, la voglio piena di guai.

E poi c’incontreremo al Roxy Bar… a proposito di Bologna, miei uomini da Ugo Fantozzi, no, Ugo Bassi! Bassissimi! Ma, in Topolino, c’è perfino la banda Bassotti! E il commissario Basettoni!

Sì, Diabolik canta spesso alla Kant… sono l’uomo più semplice che c’è… son un uomo solo, sono l’uomo giusto per te.

Ti posso offrire sempre un buon tè, un superbo caffè, cene di lusso e ville lussuose con camere in cui giocheremo d’amplessi ricolmi di lussuria molto godibile, soprattutto voglio regalarti un diamante inestimabile in quanto son un grande amante veramente imbattibile e inafferrabile. Non son inchiappettabile.

Ho anche, oltre alla porca, no, alla Porsche, tre Ferrari. Inoltre, sulla mia auto di scorta, una Maserati, è installata un’autoradio da diecimila Euro. Così che potrai, mia cara con gioielli da mille carati, quando vuoi e vorrai, a tutto volume perfettamente calibrato, ascoltare la tua cantante preferita, Elettra Lamborghini! Ma quanto è (o)carina! Ma che vamp svampita! Tutti vampirizza! Che bella sbarbina-bambina-bambolina!

Mica, come dicono a Bologna, bruscolini! Socmel e dio porz’FUCK THE WORLD! Dio Cristo!

Lo vedi quello sfigato lì? Lo vedi lui là? Alziamogli subito il dito medio e prendiamolo in giro, dai, su! Lo vedi quello scopatore, lì, sì, quello spazzino di merda? Mettiamolo sotto, asfaltiamolo e dal Pianeta Terra spazziamolo, sì, ‘sto strunz’.

Siamo Bonnie & Clyde ante litteram, siamo gli (anti)eroi del nuovo millennio, siamo i Millennial che non sanno chi fu Orson Welles ma venderebbero la madre per un autografo di Robert Pattinson. T’al dec mesoccia, visto che cartola? Dio bonin’, se l’è fig’, è un grande attore! Ma quant’è bonazzo! … Azz!

Allora arriva un uomo della Basilicata che non conosce Andrea Pazienza e, spazientito da un nerd che legge giornaletti dù caz’, urla, imprecando Gesù e tutti i santi: tu sì Paz! a leggere cussù dù! Uh uh!

Sì, Pattinson sembra Ronn Moss di Beautiful ma, a differenza di Ridge Forrester, recitò con registi come Cronenberg e Robert Eggers. Quindi, dev’essere bravo “a bestia”, per furzzzz! Oh, a casa mia, due più 2 fa 4. Dunque, non ci si può sbagliare. È un attore con le palle, deve avere du’ marron’ com’un toro, dà la paga a tutti, forse tranne al suo maggiordom’…

A parte gli scherzi, Diabolik parte in quinta, carbura benissimo, l’incipit funziona alla grandissima, di brutt’. Va liscio come l’olio o il burro? Il burrone! Trattasi di inseguimento stradale orchestrato con maestria e decumane con tanto di via Marconi e traverse laterali intrecciate a scorci e squarci dei viali di Milano.

Poi, adocchiamo la comparsa di nome F. Colomb… ti alla Montagnola con tanto di ciuffettino alla Paolo Limiti resuscitato. Ci manca Ornella Pavoni per tal pavone! Abbiamo anche la zona Fiera di via Stalingrado ove i culattoni lo danno via ai pervertiti coi soldoni!

Il film non ha ritmo per un’ora e mezza, ne dura 45 min. di più ma, in virtù di cinquemila splitscreen, al caveau che fa molto To Catch a Thier di zio Alfred Hitchcock, si sa, Alle donne piace ladro (Dead Heat on a Merry-Go-Round) e alla fine, giustappunto, ci sta.

Non è male! A te è piaciuto? Sì, dovremmo trovarci nell’immaginaria Clerville ma, tre comprimari su cinque, parlano come se ci trovassimo a Casalecchio di Reno.

Be’, Marinelli fa il piacione ma se lo può permettere. In effetti, ha un naso più lungo del Falotico ma hai visto, però, che sguardo? Che occhi più profondi in cui annegare come se non sapessimo nuotare!

Perché non hanno chiamato Stefano Accorsi, uomo ripieno, oltre che bolognese d.o.c., di donne Maxibon come l’ex Laetitia Casta. Stefanuccio, che è molto credibile come malato di mente in Marilyn ha gli occhi neri. E poi vogliamo mettere il suo “perfetto” Dino Campana da Coppa del Nonno, no, Coppa Volpi!?

Certamente… Fra l’altro, in quella serie televisiva… non sodomizzava Miriam?

Sì, Stefano è un tipo da clinica psichiatrica Ottonello, da Villa Baruzziana, da “ospizio” Oleandri e da “manicomio” Malpighi. No, ma soprattutto Stefano Falotico è uno che, quando meno te l’aspetti, ti caccia fuori questo:

E ora tutti i boomer, dal cervellino piccolo come Sbirulino, se lo prendono nel cul… ino!

Ma sì, se vogliamo piangere e dirci la verità, non so scrivere né leggere, non so argomentare, non so lavorare per 5 Euro all’ora, non so prostituirmi e sono un pirla con una faccia da pirla, sono un co(ni)glione, un “vile malfattore”, un freak, un oligofrenico incurabile.

Ma se vogliamo invece essere “onesti”, in buona (so)stanza, fa bene Diabolik a fare il ladro.

Vi meritate questo e (non) altro, cioè Rai Cinema. Pura fiction in formato “grande schermo”.

Ah, ricordate: Buona Domenica ed evviva le lasagne, abbasso le lagne, vai di besciamella e mortadella, guarda che bellina la conduttrice cosciona, che bonazz’ e che vestitino! Per la madonnazza vacc… zza! Dammi or da bere un caffettino Lavazza. Domani, dobbiamo lavurar’, straccio e ramazza!

Per quanto mi concerne, salutatemi a soreta! So bene, assai bene che quando qualcuno vuol farti la morale-paternale, eh già, ti grida: non vali un ca… o!

Se lo dice lui? Porta a spasso i disabili, cioè molti di voi, perché non sa ammettere a sé stesso di non sapere nulla di Cinema, non sa nulla di Letteratura ma è una bravissima personcina… Capisc’?! Così facendo, si redime dalle sue limitatezze.

E di nuovo ho detto tutto alla Peppino De Filippo! Che cosa? Oh, signur, quello lì sta con una “malafemmina!”. Oddio, che disgrazia! Scandaloooo! Vai col retro-pensiero bigottooo!

In tutta franchezza, ecco a voi l’Italia. Era così ai tempi di Totò ed è rimasta così dopo cinquant’anni. Con l’unica differenza che le nuove generazioni conoscono a menadito ogni cine-fumetto ma non hanno mai visto un film col principe di Gotham? No, della risata. Sono un Joker… ellone. Se vi sto donando un po’ di vita, poveri morti viventi e tontoloni, vi chiedo perdono, mettetemi in manicomio! V’imploro in ginocchio!

P.S.: voglio fare i complimenti a Francesco Gabbani per la sua splendida, nuova canzone, intitolata Volevamo solo essere felici.

 

marinelli diabolik character poster mastandrea ginko diabolik

In conclusione: Non è malvagio, non è cattivo, sì, il film. Ma forse anche Diabolik non è un criminale. Trattasi, invero, di povero (dis)graziato. Per fortuna, lui si è salvato da un mondo di beceri uomini qualunquisti e di donne che recitano la parte della Madonna ma sono più false di un gioiello falso. Falsari! Diamoci alla Banda degli onesti!

di Stefano Falotico

 

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