AUDITION, recensione

Audition poster

Ebbene oggi, in concomitanza con la sua distribuzione in versione restaurata che sarà riprogrammata nelle sale italiane nelle giornate del 23-24-25 Gennaio tramite Wanted, disamineremo il cult movie Audition (Ōdishon), opus del ‘99 firmato da Takashi Miike che fu presentato con forte clamore e fra l’agghiacciato stupore generale all’International Film Festival di Rotterdam. Ove, giustappunto, in virtù delle sue macabre e assai violente scene raccapriccianti ad alto tasso perturbante, terrorizzò e scioccò la platea ivi presente, suscitandovi reazioni inusitate delle più disparate. Audition divenne quasi istantaneamente una pellicola tanto venerata dai cultori del più sperimentale e trasgressivo horror moderno quanto disgustata, malvista e boicottata dai benpensanti più moralisti, inorriditi dinanzi alla sua scabrosità orrifica a lor avviso inaccettabile e oltremisura mostruosa sotto ogni punto di vista. Tratto dal romanzo omonimo ad opera d Ryū Murakami, Audition dura centoquindici minuti ed è stato sceneggiato da Daisuke Tengan.

Lodato da Quentin Tarantino e a tutt’oggi riscontrante una lusinghiera media recensoria di opinioni estremamente positive sul sito aggregatore metacritic.com, eccone la trama:

Ishibashi AuditionEihi Shiina Audition

Il signor Shigeharu Aoyama (Ryō Ishibashi, eccezionale) è rimasto vedovo da sette anni in seguito alla tragica morte della moglie, deceduta prematuramente. Vive con suo figlio Shigehiko (Tetsu Sawaki), il quale, vedendolo depresso e invecchiato, soprattutto nell’animo, gli consiglia di cercarsi una nuova compagna ed eventualmente risposarsi. Shigeharu vi riflette profondamente, dunque accetta di buon grado l’affettuoso suggerimento propostogli dal sangue del suo sangue. Al che, in un bar, l’uomo discute in merito con un suo amico, un valente e fidato produttore di cinema, Yasuhisa Yoshikawa (Jun Kunimura). Che, a sua volta, gli propone di selezionare trenta ragazze per una finta audizione riguardante un fantomatico, più che altro inesistente, progetto. Realizzata l’accurata selezione e visionato il materiale dei vari curriculum offertigli dall’amico appena dettovi, Shigeharu resta immediatamente folgorato dalla sensibile e avvenente, sebbene misteriosa, ex ballerina Asami Yamazaki (Eihi Shiina). Terminato il provino, ivi ancor più da lei rimastone ipnotizzato, l’uomo chiede d’incontrare quest’ultima, segretamente. Che cosa accadrà?

Non vi sveliamo, giustamente, altro se siete fra coloro che non hanno mai visto Audition. In quanto vi rovineremmo le sorprese scioccanti, rivelandovi giustappunto il seguito della trama e conseguentemente gli improvvisi risvolti spiazzanti e robustissimamente inquietanti mostratici e contenutivi. Devastante, vietato ai minori di diciott’anni, morboso ai massimi livelli più primordiali, forse leggermente sopravvalutato o sanamente incensato, anzi, addirittura inspiegabilmente misconosciuto a prescindere dai suoi cultori e dai fanatici di Miike, Audition va (ri)visto, lo affermiamo testé in modo imperioso. Poiché non ce ne si può esimere se si ama il Cinema a 360°. Dunque, si deve vedere, malgrado non sia obbligatorio, chiariamoci, amarlo e/o salirne a bordo oppure accettarlo e apprezzarlo o meno. È infatti necessario conoscerlo anche se qualcuno, a torto, secondo, potrebbe il suo valore disconoscere. Riteniamo basilare, rimarchiamo, guardare anche ciò che può raggelare e scuotere in maniera viscerale, ciò che non lascia indubbiamente impassibili. Un Cinema che può risultare rivoltante oppure eccitante, stimolante, un Cinema elettrizzante, un Cinema da pelle d’oca, un Cinema essenziale nella sua adamantina onestà persino volutamente esagerata e “malvagia”. Un cinema eccessivo e anormale, amorale, un Cinema inconsueto e tremendo, un Cinema purissimo. Fotografato meravigliosamente da Hideo Yamamoto (Hana-bi di Takeshi Kitano) e musicato altrettanto superbamente da Kôji Endô, Audition è un film immancabile per i patiti raffinati dei thriller psicologi. Inizia e prosegue per circa un’ora come un incalzante e struggente melò sentimentale con momenti romantici finissimi, ripieni di soffici frangenti melanconici grandemente poetici, in crescendo divenendo un incubo ad occhi aperti che sadicamente e al contempo soavemente abbaglia e incanta, atterrisce e il nostro cuore trafigge. Ciò a cui abbiamo assistito, attraverso repentini e inaspettati flashback vorticosi e taglienti le nostre certezze, nell’esplodere radente d’un uso massiccio e sconfinato della violenza, è soltanto la tetra e sconvolgente visualizzazione d’un terribile sogno ermetico che rimane impresso e indelebile anche alla fine della sua seducente, indimenticabile visione allucinante e immensamente potente?Audition Takashi Miike

di Stefano Falotico

 

Lascia un commento

Home Recensioni AUDITION, recensione
credit