“Batman” di Tim Burton, recensione

Ah ah!

Ah ah!

 

Batman

Prelibata foschia mi tempri di magiche agonie e mezzanotti in appiccanti, assetate gole alla base di Kim Basinger
Cavaliere è il Tempo nei suoi condottieri reami remoti. Mia amata godimi quando il plenilunio, stupefatto di sorriso beffardo, intaglierà le nostre labbra a virtuosa e poliedrica vetustà. Mia e tua, uniti in astrali congiunzioni, io cometa e mimo dei trasformismi double face e tu femmina a disintegrarti sfacciata, godendo l’asteroide ferente del nostro castello dei sogni viaggiatori all’umanità sfanculata. Vaga è l’acqua quand’imbrunita si ghiaccerà in strati di mio gelo risorto e ribaldo, tu adesso balla. Donna, slacciati la collana e sfilati i gioielli, la gonna sfoglia, devi danzare qui proprio dinanzi a mia baldanza.
Io sono un giocoliere, il buffone è il Joker, si camuffa in un travestimento da pagliaccio e provoca da geloso, impotente del mio Otello. Il maggiordomo io lecco come un gelatello, e lui m’è servo anche nel dormiveglia, m’avverte se il Pinguino vuol scovar l’ago nel pagliaio per più gelarmi di tale mia insonnia “bella”. E, nella sonnolenza ambita, abitante perennemente “dentro di me”, togliti gli abiti, oh mia Luna. Ingelosiamoli. E con me ulula sinché in culo navigheremo lisci come la balena.
Baluginano i primi bagliori dell’alba e tu, così folgorante in ancor ergente tuo esser nuda, t’accasci a mia lucida “scultura”. Ti sento strusciante e striscio a te lasciva. “Induriscimi” in tutte le posture di quest’amore sdrucito e non però sdolcinato, io sono il pastore contro tutti i “dolori” dei cotti e pasciuti nel triste pascolo di esser rimasti all’asciutto, camaleonte leonino di uno, nessuno, centomila impostori e le loro la(sa)gne delle pecore in questa valle di lamentosi sempre filanti quanto infilati. Al reumatismo, aromatico io infilzo di tal cura le mie l(i)ane, eroe in questa giungla di Gotham e ad arrossirti le gote quando l’oscurità in te mi fa nero a luci rosse. E, con perizia balistica, basculante ti son dondolio in flessi nostri dorsi giammai dormienti. Flessuoso amplesso, porgiti dirimpetto così come sei di sensual portamento, e “importalo” a magnitudine della magnante figa. Vita magnifica, ché di Notte va il Cor’ a spauracchio dei piccoli borghesi oramai nauseati e disamorati. Si son ancorati alla tranquillità delle abitudini ma non abitan più laddove l’anima è una poesia briosa!
Odila, odiamoli, oliami mia bionda di tante nostre lussurie!
Recitala con me, a voce alta così mentre (s)vieni. Innalzalo!
Batman che, cristallino, si staglia a monumentale piedistallo. Il faro illumina la città e i pipistrelli vengono a me come gli uccelli canterini di San Francesco. Io, che vissi traumi inferti, appena nato già “infetto”, malato di melanconia e deriso, inviso dal mio nascondermi, ma non santo. Nessun villain è salvo. Qui or s’è fatta la calda ora, il faro quassù è un falò di mie vanità in te aspirante anche giù. Io muto in tutti gli oracoli di Delfi, e come uno squalo mangio a(do)mbrato di meraviglioso funambolismo alato e solidale ai deboli miei alleati. Cattivo, sei un pollo, t’afferro con una fune e t’uccido col fucile. Ti strappo gli occhiali e t’inchiappetto! Spietato contro il tuo spiedino di porco. Son protetto dalla corazza sempre pulita e non come la tua fedina sporca, macchio però tutte le lenzuola e nessun può scoraggiarmi. Sono io la scoreggia al tuo petomane, psicopatico. La mina vagante tappa il tuo sboccato, t’imbocco con le “buone” e mi cucco Catwoman, la più buona.
Il mattino rinfresca le gioie, sereno scodinzola in Trinità mia. Io il toro e tu trina d’orgasmi multipli in un sol boccone. Se vi faremo schifo, vi (ri)puliamo anche nelle latrine. Feccia!
Sono il nemico pubblico, sorvegliato speciale. Tienimi caldo e rafforza la mia scorza. Dai, coraggio! Non essere timida.
Sai… è per questo che Michael Keaton è il miglior pipistrello. Tim Burton azzeccò l’interprete ideale. Con quella faccia da stronzo, solo Mike poteva essere Batman, uno che lo spacca a tutti. E se la fotte!
Di grazi(os)a, adesso rosata ringrazialo… ti sarò più dritto e rizzato di osé. Fammi, oh sì, fammi incazzare! Ho fame. Di noi e facciamolo come un bollente tè ch’entra in gola.
Sono o non sono più birbante e spiritoso di quello sciupafemmine di Jack Nicholson?
Eh sì. Lo so. Ti sto più simpatico e quindi sai che Batman li prende a testate e in te starà nel lì stante.
Duro molto e mi avrai infinitamente. Oh mia Kim Basinger, la vita si basa su chi non crolla dopo pochi istanti.
Ma sa colar a picco e, di precipizi, entra di nuovo nel tuo orifizio.

Capolavoro.

Kim, lascia cadere il tuo visone e, senza visiera, a mo’ di “créme caramel” ti sarò visionario come Tim Burton. Con calma da cammello ma mio (mi)raggio di Sole. Il mio rigoglioso sesso!

Oh, scuri ipocondriaci, io curo anche con la scure.
E Kim sculaccio da rubacuori.

Ah ah.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

 

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