FLIGHT RISK – Trappola ad alta quota, recensione

Michelle Dockery FlightRiskflightriskdockeryfalòFlight Risk postersTensione sul vertiginoso filo del rasoio, della gonna di Dockery o dei vostri pantaloni.

Ebbene, oggi recensiamo l’attesissimo, adrenalinico e mirabolante Flight Risk, da noi “sottotitolato” Trappola ad alta quota. Dopo una lunga gestazione, lo sciopero prolungatosi a dismisura dell’SAG-AFTRA che, giocoforza, ne rallentò le riprese, dopo un’interminabile attesa, ecco che finalmente arriva nelle nostre sale il nuovo, a nostro avviso, come esplicheremo, disaminandolo in modo finemente recensorio, magnifico, forse inguardabile, probabilmente sol un innocuo guilty pleasure scanzonato e non pretenzioso, 6° opus del sempre inarrestabilmente prolifico Mel Gibson (Fuori controllo). Il quale, alla sua veneranda età, stacanovista infaticabile, è già sulla rampa di lancio per scattare, nei mesi immediatamente a venire, i primi ciak del sequel del suo acclamato La passione di Cristo, al momento intitolato The ResurrectionMichelleDockery

Ma, senza star or a soppesar oltremodo e ad elucubrare in merito al film succitato che avrà come protagonista, puntualmente, James, detto Jim, Caviezel (La sottile linea rossa) e sarà ancor una volta girato principalmente ai Sassi di Matera e nei dintorni, oltre ad utilizzar altre location nostrane, “disquisiamo” in merito, giustappunto, a tal Flight Risk. Film della durata strangolata, no, stringata, dati gli standard attuali e le abitudini del megalomane, dispendioso Gibson, avvezzo a colossal solitamente di ampia portata per quanto concerne gli smisurati budget (qui invece largamente ridotti), e di conseguenza dal minutaggio, stavolta soltanto di novantuno minuti netti, dal ritmo incalzante che non vi concederà un attimo di tregua dall’inizio alla fine. Ché, giocando di parole, in alcuni momenti, particolarmente pindarici, vola ad alte quote visionarie, ingranando la marcia dell’action più spericolato e imprendibile come un jet furiosamente scatenato. È però assurdamente la prima pellicola semi-flop al botteghino, perlomeno al momento negli Stati Uniti, e stroncata dalla Critica della carriera registica di Gibson che, sin a questo punto, dopo il suo brillante esordio, L’uomo senza volto, i fasti di Braveheart, per cui fu oscarizzato, e gli incensati Apocalypto & Hacksaw Ridge, oltre naturalmente al sopra menzionatovi The Passion…, è incappato in una sonora bocciatura da parte di buona parte degli opinionisti d’oltreoceano. Secondo noi, però, notevolmente a torto… Anzi, rettifich(iam)o, Gibson merita delle torte in faccia perché il suo film, in piena franchezza, è più indigeribile d’un Cheese Burger mal cucinato, no, cheesecake con troppo burro. Anche se parte a tutta birra e a Michelle Dockery, stupenda, offrirei un po’ di s… ra! Ah ah. Per un “tortino di mele” da uccello che si schianta e spiaccica, “sanguinando” con questa donna che è uno schianto.

Sceneggiato, in forma originale, da Jared Rosenberg, eccone a grandi linee (non aeree, è il caso di dirlo, giocando quivi spiritosamente, nuovamente e in modo pertinente di parole) la trama che, con svolazzi e serpentine narrative più brusche d’una apoteotica sterzata, grandi emozioni sa sferrar, sfrecciando con ritmo forsennato. Invero, le uniche emotions, ripeto sin allo sfinimento, son fornite dalla beltà magnetica di Dockery. Perché è una per cui è obbligatorio la patta slacciare, no, allacciare immantinente la cintura di sicurezza, no, quella di castità perché lei è ricca, sta ad Hollywood e voi tutti, poveri mortali sfigati, dovete quindi attenervi a un metaforico atterraggio calmo nella realtà. Comunque, appena è apparsa sullo schermo, mi si è alzata la “cloche”, però peccato che in Flight Risk indossi soltanto i pantaloni e quindi non mostra/i mai le cosc’!

Non essendo questa qua una gran f… ga, lo è invece, eccome, no, questa qui una recensione canonica, bensì solamente falotica, copia-incollerò da Wikipedia la trama riportatane: Con tanto di collegamenti ipertestuali: La U.S. Marshal Madelyn Harris viene incaricata di scortare “Winston”, un pentito che deve testimoniare a un importante processo di mafia, ma, mentre il loro aereo sta sorvolando la Catena dell’Alaska, scopre che il pilota, Daryl, è in realtà un sicario inviato a uccidere Winston.

Flight Risk Mark Wahlberg

Wahlberg Dockery

Allora, Daryl fa di cognome Booth ma non è il fratello di Cliff Booth, alias Brad Pitt di C’era una volta a… Hollywood. Ed è incarnato da un calvo Wahlberg che cazzeggia, in ogni senso, a tutto spiano e fa (spoiler) una bruttissima, lapidaria fine simile a quella del character interpretato da John Malkovich in Con Air. Che dire? Fra pelati psicopatici, se la intendono…

Topher Grace è Winston, mentre per l’appunto (la) Dockery è Madelyn Harris. Costei, oltre a essere il mio tipo di donna ideale, cioè una gran topa, è la vera protagonista della storia. Michelle è davvero bell’ ma, come attrice (im)pura, fa ancor un po’ schifo al c… zo. Non importa, alla sua vista “mi” crebbe, lei sta crescendo, crescerà…

Gibson, infatti, mentre girò tal sua pellicola deve aver perso la testa. Precipitando mentalmente e registicamente in modo penosamente ridicolo. Questo film è farsesco, con una trama che fa acqua da tutte le parti, doppiogiochisti invisibili nell’accezione anche letterale del termine perché, per un’ora e un quarto, vediamo soltanto Dockery, Grace e Wahlberg. Anzi, neppure Wahlberg nella parte centrale. Il film termina al terminal dell’aeroporto, no, sulla pista da cui planano e atterrano pure gli elicotteri. Al che, avvistiamo la terraferma, no, le comparse e un villain che sparisce dopo trenta secondi.

Dockery è doppiata da Laura Romano, nata a Roma, ah ah. Allora, è romana…, non Romano. Ha undici anni in più rispetto a Dockery ma una voce che sembra di sua nonna e stona con la venustà di tal gnocca sesquipedale. Quest’ultima nata invece a Rome, no, Romford. Comunque, il viaggio Alitalia Roma-Romford viene a pochissimo. Soprattutto non esiste, Romford è appena un sobborgo. Probabilmente, se viaggerete nella tratta Roma-Londra, potreste incontrare un’hostess di linea possibilmente più bona di Michelle. Non ve la darà a meno che non siate Mel Gibson o Mark Wahlberg. Ciò che vi darà, perfino gratis, sarà il pranzo e/o la cena previsto/i nel pacc(hett)o. Gibson e Wahlberg sono due gran figli di buona madre e vollero sol confezionarci un filmetto scacciapensieri. Sì, gli uomini “normali” son sempre assillati da problemi e pensieri a non finire. Negli incendi di Los Angeles, una delle ville di Gibson, rimase bruciata e andò tutto a puttane… Ma a Gibson sbatté…

Il mondo si divide in due categorie: chi aspetta La resurrezione di Cristo e chi gira film. Gibson è un gran cristiano, siate fedeli…Wahlberg Dockery Flight Risk

di Stefano Falotico

 

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