“Intervista col vampiro”, recensione

Che cazzo vuoi?

Che cazzo vuoi?

Ove la mia anima s’abbevera di estasi, il sangue virginale s’incenerisce nella cenere del Tempo, e non v’è pace nel giammai arrestare il piacere

Prego, si accomodi. Come mi trova? Come un francese bacio alla bocca dal solletico accentato in una plein forme? Di grand class, perdoni solo la rochezza della mia gola, ancora assetata, le narrerò le prodi gesta del qui presente-assente, sempre altrove, dark incarnato in (ri)nascita svenevole della perennità, cioè val a registrar un (suo, grazie) Louis de Pointe du Lac, ultimo dei maledetti, d’una stirpe oggi estinta dal chiasso “moderno” e dalle sdolcinate passioni d’una borghesia malevola.
Bene, appunti sul suo taccuino “digitale” ogni puntiglioso “scagliar” la mia forbita lingua nelle forbici avvolgenti di tal recherche aspirante, oda come già scandirò eterno la sete d’una gola secca che da molto non scopa, neanche a terra. Sa, son un lupo pigro, sebbene preferisca il vampire al wolfman… ah, i licantropi soffron del problema a me “invertito”, la dualità della metamorfosi falsa, troppo irosa e in tal doppiezza ambigua si fottono di vizi capricciosi e mai davver (l)ambiti. Invece noi, baciati dai diabolici angeli, ci tempriamo nelle notti senza fine, affilando i denti con “arguzia” e ozio scevro d’ogni complesso di colpa. La nostra missione, Dio non me ne voglia, ché tradirlo è stato un patto luciferino con la follia più ribalda, ah povero Faust… quanto gli siam debitori, è infil(z)arci nel plenilunio ardente e cuocer a puntino le bambine coi canini. Anch’io non son esente da tal morso… ma v’è, come l’evocai, una sottile differenza fra noi non morti e i lupi (dis)umani. Noi brandiam alla fonte più pura del peccare nello sverginare i colli eburnei d’ogni razza più limpida su sgolare le fami dello spellarle con acume e sbriciolante godimento edonista insuperabile. Noi siamo gli untori a tinger di macchie indelebili le donne nel profumarle del nostro sanguinario odore libero dai vostri sudori perniciosi, pestilenziali, ammorbanti e impertinenti!
Noto che anche lei s’è adattato, signor… mi ricordi pure il nome, ah sì, scusi… Daniel Malloy. Mi permetta anche d’ironizzare alla base dello stuzzicarla un po’ di mia sensualità perfin, finissima, omosessuale e ferocemente provocante… Mallot fa rima non baciata con mandibola e pen slogato nella penna stilografica dentro il sistema delle scartoffie prostituenti e delle brutte anatraccole a chinarle in succhiarglielo a mo’ di far soggiogate e lei, arrabbiato, se per leccar loro troppo piacevole, senziente quelle fighe vendute nel crepitio della sua slogatura? Ah ah! Andiamo avanti, cioè (di)dietro… ché il Tempo è un’astrazione e a me piace distrarla con tal “toccarla” e ricordarle che non tutto il mal vien per nuocere alle ginocchia…
Bene, le posso offrire innanzitutto una sigaretta? Son confezionate con prestigioso levigarlo sulle cosce delle nere di New Orleans quando il voodoo permea i loro plurimi e multipli orgasmi di savie iniezioni aromatiche come il vento ustionante delle selvagge vagine in calore durante le stagioni dell’amore sconfinato e più d’umidità, a luci rosse, lacrimante. Sì, se son ros(s)e (s)fioriranno. Io le foro quando è nero il colore… su bianca pelle nel sangue lor rubar ancora. Altro che collari. Basta che si curino con la penicillina. Io tolgo la pelliccia, regalo il liscio.
Aspiri il suo nervosismo, non abbia paura. Sono un vampiro, non un cannibale. Non tremi. Ora, alzo il termosifone. In quest’umile dimora fa molto freddo. Non ho pagato la bolletta e il riscaldamento è quindi poco autonomo. Più che bollente-algido, son al verde di fis(i)co. Oltre ad avermi segregato in questa tana più “triste” di quella del vero e unico Dracula, m’han costretto al patire… ma io non mi redimerò in Chiesa. Mi tartassano questi riscossori delle tasse ma io son un tasso e me lo sbatto. Quindi, per cagione di tali vigliacchi impostori, fumi affinché il bruciore della sua angoscia si allievi in abbrustolirla nel fiammeggiare con me dentro i recessi remoti di quest’anfratto gelante.
Di vite ne ho avute e superate tante. Un Tempo, fui proprietario terriero ma persi tutto. Volontà divina d’una fottuta (s)figa. Mia moglie e suo figlio… mi bruciarono fra tali pareti infernali di quest’approdo reumatico…
Poi, come il nostro Faust goethiano, incrociai un matto, Lestat. Un farabutto che più filibustiere non si poteva. E mi “spos(s)ò”, illudendomi che avrebbe alleggerito la pena della mia dolorosissima, incolmabile perdita. Donandomi l’effimero (mi)raggio della non vita. Con la sola clausola che la luce solare un po’ sarebbe stata a me “ottenebrante”.
Poi fu la volta di Claudia. Rovinata anche lei da questo sciagurato demonio con le “sembianze” di Tom Cruise nel suo ruolo peggiore. Anne Rice non lo voleva per la parte, spesso è la produzione a renderci (im)mortali. Tom Cruise è sempre stato un bastardo fortunato, secondo me non vale un cazzo. Meglio il fascino effeminato d’un macho alla Brad Pitt. Non crede? Oggi, ho cinquant’anni e, per via della mia romantica maledizione, ancora “vengo” più coccolato dalle femmine. Questione di “durare” e di carisma più bravo a scegliere i ruoli e la faccia giusta.
Signor Slater, che film ha girato ultimamente? Fra noi, esperti delle tempeste temporali, umorali e ormonali, possiamo dircela. A parte quell’avventurella con Sharon Stone, fra l’altro mai acclarata e per di più una Sharon già molto “provata”, lei è allo stremo della sua carriera sfibrata. Il bulbo non è quello d’una volta, sa? E neanche peloso in mezzo. Ah ah!
Non la salverà von Trier con le sue ninfomani. Mi dia retta. Si segga e si tenga la sua vitarella… annoti le mie peripezie di notti insonni e non strette da suo solit(ari)o “caffè” ristretto.
Ah, i distributori automatici degli ufficetti. Uff, “che palle”.
Perché la sonnolenza è (a)tipica dei vampiri e di questo strano Neil Jordan. Ah ah!
Invero, inutile ricamarci. Questa mia interpretazione fu molto sopravvalutata all’epoca.
Come del resto Banderas. A lei pare credibile uno spagnolo da Melanie Griffith in cena orgiastica su capelli lunghi e cera su una bionda da svastica? No, infatti è una stronzata e basta.
Finiamola qua.
Ora, accenda il lettore Dvd. Inserisca un cazzo di film horror davvero metafisico e non questo pastrocchio “mio”. Nel 1994, battemmo alla grande il Frankenstein di Branagh.
Detta fra noi, non sparga la voce in giro…, oh, io ancora ci campo con questa Interview…, De Niro è un monstre. Io sono “sacro” grazie solo a quella puttana di Angelina Jolie. Se non fosse stato per tale “attivista” da Biafra, ah, infatti sta dimagrendo a vista d’occhio, oggi girerei forever love cretini e mai più Vento di passioni da dar in pasto alle teenager dissanguanti. Sia lodato Tarantino. Sempre.
Ha qualcosa da ridire?

(Stefano Falotico)

 

Ha finito di rompere i coglioni?

Ha finito di rompere i coglioni?

Eh sì.

Eh sì.

 

 

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