Margot Robbie, roba bona

Ecco il mio cappello Kangol/Jackie Brown alla Samuel L. Jackson, colore grigio-topo/a: l’ho sempre sognato e ora lo indosso…, offerto in “orifizio” a Margot Robbie, “molta roba”…

Attingendomene, vorrei tingerla al sapore cappella, scusate cappello come un canguro dei berretti Kangol. Jackie Brown, la nera, sa. Conosce il negro Samuel L. Jackson.
Che stacco di coscia.

La vita è un abbigliamento che sa come far valere il proprio carisma, anche solo “accentuando” la fronte spaziosa in rughe accennate sotto un Kangol d’ordinanza. Per l’uomo che deve eccome… non so se chiedere, di certo vale il prezzo del biglietto.

Vedere per credere:

Se potessi toccare Margot, starei molto “rabbit” e non solo in Robbie.

Il mio cervello va in pappa e faccio… (con)fusione fra “Guarda che roba” e i guardaroba.

Al che, opto, per un integrale nudo. Bagnato con dell’aceto strizzante su cubetti di ghiaccio.

Eh sì, questa qui ha un culetto che fa il suo “effetto”, e riscalda nonostante il “congelatore” del suo sguardo acido.

Fa accapponar la pelle, toglie il pelo e io debbo dunque indossare il cappellone.

Poi, mi “scappello”.

Con tanto di cappelletti, piatto prelibato della cucina emiliana.

Forse, “cotto” ardente o lei che stuzzica “al dente?”.

Sono un volpone?

No, un lupus in fabula, anche in fragole.

Se guardi Robbie, sotto agli occhi le borse s’ingrossano e qualcosa s’indurisce di sempre più “grosso”, la borsa di Wall Street sale… e lo zucchero al miele non basterà a tal peperoncino. Baciami in un “bottone”, scusa boccone, che gnoccona di patata.

Fidatevi, la figa è per l’uomo alla DiCaprio.

Da cui il detto, dato per “assodato” nel sodo e (s)fatto, topolino dai piedi caprini.

Scodinzolando, va eiaculante.

 

 

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