Racconto di Natale d’inizio Maggio, forse sono il nuovo Charles Dickens…

A Christmas Carol

di Stefano Falotico

A volte, me la racconto da russo siberiano, in realtà, anche favolistica, con mio grande rammarico e al contempo immane gioia, ho scoperto di essere Ebenezer Scrooge

Quello alla Jim Carrey dello zemeckisiano A Christmas Carol.

E la prendo a ridere, (rim)piangendo solo i miei sba(di)gli (in)volontari delle “violente” esperienze addoloranti ma sanamente (dis)istruttive, rierto in piedi, sopravvissuto dopo molti infam(ant)i colpi, “senilità” mie precoci ricercate da “wanted” del mio scomparire e riapparire più bello dentro e anche più figo fuori, ritorni al futuro ancora in tempo anche per pigliarlo in quel posto un’altra volta com’è (in)giusto che sia “normale”, fuori tempo massimo per “tirarmela” da trentenne triste alla Gabriele Muccino ché l’ultimo bacio lo darò quando sarò spossato in quanto io giammai mi vedo ancor sposato e dunque invecchiato d’amori borghesi, più giovane dei miei oramai “ingobbiti” coetanei perché nell’animo sempreverde mi sento più che mai vivo. E come sarà il domani? Sarà quel che fui, fiuterò, ancora d’altri rifiuti non sarò un impeccabile cane da tartufo “pregiato” ma, vivaddio, annusando anche i miei errori da perenne cavaliere errante del mio destino da mastino, combatterò sino alla morte in Mandela invincible. E questo piacevole, gagliardo, euforico sentire, mi congiunge serenamente a un mondo qui a me riconciliato(mi), che tante volte disprezzai per pura superbia e me ne distaccai da straniero camusiano su linee d’ombra (dis)incarnate nel martire-eroe Travis Bickle di noi altri… Ancora qui a “orgasmizzarmi” per sbarcare il lunario e credere che il plenilunio mi renda fantasioso come un amante rigoglioso e grintoso, d’ululato cinefilo alla Joe DanteBugiardo bugiardo perché crescere non significa rincoglionirsi ma darsi più valore nelle chance da Yes Man, optando talora per il mio “infantilismo” protett(iv)o da The Truman Show in cas(c)o mi perda di nuovo in tante personalità da meccanismi d’autodifesa simil Io, me e Irene. Molta gente, ascoltando la mia voce, l’accosta, quando sono brillante, meno fumatore e quindi roco d’ugola da “carta vetrata” nelle (mie) corde…, a quella del compianto doppiatore di Jim Carrey, appunto, Tonino Accolla. E talora m’impigrisco alla Homer Simpson, spaparanzandomi sugli allori del mio “pensiero debole” nel qualche volta imbolsire di troppo lasciarmi andare e trascurarmi in barba incolta eppur accavallando le gambe sul divano (s)comodo.

Ebbene, vi racconto questa. Stamane, dialogo con un mio amico su Facebook. È stato un piacere (ri)sentirci, temevamo entrambi che, con la maturità, non (ci) sentissimo più. Sapete… quando passan gli anni, ci s’infreddolisce nell’animo e si diventa spesso egoisti o, peggio, aridi. A noi questo non è capitato, perché siamo eternamente capitani…

Ci conosciamo da tempo “immemore”, eppur dal vivo non ci siam mai visti. Ma siamo vivi, siamo poco tromboni da chiacchiere e “adult(er)o” vin(ell)o…

Lui mi chiede solo ora dove abito. E io gli rispondo che “staziono” nella periferia di Bologna, in un quartiere oggi tranquillo nonostante qualche trascorso, dalle mie parti…, criminoso. Gli narro delle tristi “imprese” della Uno bianca che un ventennio fa spaventò il nostro “vicinato”, prima che identificassero i loschi suoi “guidatori” e li arrestassero per direttissima da ergastolo sacrosanto.

Di come, quando giocavo a calcio, un mio amico delle medie, negli spogliatoi ce lo fece diventar “duro”, riferendoci che consegnò la pizza d’asporto al Marco Dimitri dei Bambini di Satana, anch’egli residente in zone nostre limitrofe. Della serie… sfatiamo, come Roman Polanski, questi “falsi” miti della cronaca nera e infanticida.

 

Io e il mio amico di Facebook ci scherziamo sopra.

 

– Ahah. E, quando Dimitri l’ha accolto per dargli la mancia, che gli ha detto? Benvenuto in mia casa come Gary Oldman del Dracula di Coppola? Ah ah.

 

Eh sì, anche gli adoratori di Lucifero mangiano la pizza capricciosa con la pummarola al “sangue”. Incluso il sovrapprezzo della mozzarella.

 

Questi divertenti, “angosciosi” aneddoti, mi fan capire che essere un “coglione”, quale sono, è cosa buona e giusta.

Viviamo nella solita Italietta che mai cambierà. Se uno, come me, è sempre (in)sicuro, gli si dà oscenamente del Fantozzi. Dicasi, appunto, stereotipia dei più superficiali e cafoni luoghi comuni. E questa è repellente idiozia di massa.

 

Così, se uno come me ascolta “The Ghost of Tom Joad”, gli si dà del “Povero sfigato, mette in stereo Springsteen e le ballate da rimbambiti, scemo, scemo, scemo!”.
Che ridere, eh?

Di mio, preferisco mantenermi sano di mente, a costo di avere molti rimpianti. Sempre meglio che farsi passare per figone e poi andare da Cesare Ragazzi per tener su l’impianto…

Sì, sono uno che al bar offre ai bambini le caramelle e poi ordina un cappuccino mentre i miei coetanei mi prendono per il culo perché vorrebbero solo “zuccherare” la barista in battute di (in)dubbio gusto. Ma sono quelli dolci e leccati, si capisce.

Poi, torno a casa, e mi ricordo che “David Copperfield” non l’hanno letto in molti.

Si riempiono la bocca, millantando di conoscerne ogni passo a memoria. Credo, invero, che non si spinsero oltre paginetta due. E oggi leggono al massimo le previsioni meteorologiche per sapere se domenica possono andare tutti al mare con le chiappe chiare…

Che volte farci? Se mi chiam(an)o Il Genius, un motivo c’è.

Comunque, questa mia vita è un’Odissea alla James Joyce. Sempre meglio avere il proprio tallone d’Achille che non sapere cos’è l’omero e pensarmi un uomo “amaro”.

Jim Carrey Zemeckis

 

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