Interstellar Poster e anticipazioni del trailer

Molto Incontri ravvicinati del terzo tipo

Molto Incontri ravvicinati del terzo tipo

 di Stefano Falotico

Introspezione interstellar(e)

L’umanità è nata sul pianeta Terra. Il che non significa che dovrà morire lì.

Così, recita il claim del primo poster ufficiale di Interstellar di Nolan.

Alcuni, in anteprima specialissima, hanno già visionato, e giurateci lo “vivisezioneranno”, il trailer del film suddetto, oh miei sudditi. Ove vireremo? A nord, a est, a sudate orbite d’una modernità lercia e (in) marcia…? Chi vivrà, vedrà. Chi vorrà morire, ne ha pieno diritto, essendo tal umanità, appunto, oramai poco (extra)terrestre (aveva ragione Finardi Eugenio, povero nostro E.T., avevi capito che non valeva la pena restarci, telefono casa insegna) e sempre più di balle spaziali…, oh, nostro Mel Brooks, se ci sei, batti un colpo. E la fiacca nostra terrai allegra, tirandoci su il morale con la tua geniale demenzialità.

McConaughey, guida nei campi di grano (cos’è, Signs di Shyamalan?), ascoltando musica classica. Procedendo nel cammino, col suo camioncino, s’imbatte in una nube di fuoco che sta bruciando donne e bambini vicini a un campetto, però stavolta di baseball. Matthew fa l’(anti)eroe, consola la figlia dicendole che non può salvarla perché dev’essere spedito lassù da un razzo, e saluta tutti con un “Fottetevi, umani stronzi, m’avete da tempo scassat’ ù cazz’. Come in Blade Runner… è tempo di morire, morti di fame! E di femmine, ah ah!

Questa, a “grandi” linee, la sintesi del trailer.

Modernità… che fottuta utopia dell’invero tragicomica, odierna, orrida e attualissima, fittizia, fintissima, sconcia (ir)realtà. Siamo realisti, suvvia…

Ché tanto il mondo non può cambiar’ e, arrivati tutti a una certa triste età, quella della cosiddetta ragione… fottuta, di stagna temperatura per pararsi ognuno il culo e a campar’ tirarsela bevendo il Campari, affondano i nostri sogni più vivi e reconditi di fantasia che fu lungimirante, da luminari col cervello e gran anima, qui invece affogata da ogni (fanta)scienza, da questo vostro patetico dir ché fra il farvi c’è di mezzo il mare, annacqua di tenuta bruciata, e non si guarda più con speranza alle stelle, bensì a lor, adesso meteore impazzite arse vive, si rivolge lo sguardo melanconico e oramai indurito, amareggiato e attraccato al porto cheto delle perdute chimere da borghesi mangioni sol frivolezza e frittelle alla marina(ra)… Mariniamo ancora, miei prodi, contro tutti i proci e i porcelloni, ammainiamoci da puri ché non gradiam gli gnocchi di patate né le patatine e neppure il purè, meglio i polentoni, noi, alieni nati. Sono io come Ulisse di Joyce, e farnetico più avveniristico di ogni Odissea di Stanley e di Omero.

Non ci farete a polpette! Noi v’insaccheremo, evirandovi il salsicciotto e poi spargendo altro veleno così come voleste impunemente violare, violentare il nostro lindo pasto nudo con pasticcini e carnali cene orgiastiche. Ostrica! Marinaie, cingeteci di salvagente su vostri baci alla scaloppina perché abbiam smarrito le scialuppe e vogliam far(vi) acquolina… in bocca da tutte le par(e)ti, rompendo gli iceberg delle vostre resistenze già sciolte in nostre effervescenti pa(de)lle. Anche tu, vecchia gallina, vai bene al nostro d’amore esser pene…, tutto fa brodo. E, se sarà cattivo/a, basta infilarvi il dado perché mai ci strozzerete nella vostra dimensione materialistica da culi alle braci(ole), basta con Il cubo di Vincenzo Natali, e tu bambino sei ora cresciuto per sapere che non ti basterà risolvere l’enigma di quello di Rubik se vorrai regredire, dunque evolverti da feto galleggiante come in 2001… di Kubrick. Di nuovo costui! Se giocherai un altro po’, finirai più cesso di prima, cagando storto ogni altro tassello delle tue scelte sba(di)gliate. Vai, bidone, a raschiar il fondo del barile tuo da faccia da ebete, di fece…, addobba il tuo abito che (non) fa il mon(a)co e il tuo appassito abete. Tu, invece, bella bambina, dove abiti? Ecco il mio cellulare, nonostante tu abbia un po’ di cellulite, so che il mio uccello con te sarebbe grasso, ops, volevo dire grosso. Eppur ti farai, pur se sei una merda nel tuo (non) facendo un cazzo.

Sì, in questa tua riflessione improduttiva, sei più prolifico di quelli che si spaccian per fighi. E basta vergognarti perché vuoi scoparti, com’è giusto che sia, una sana e selvaggia indiana da toglierle la foglia di gran figa. Rispetta però la fila e, quando sarà il tuo turno, mira da piccolo grande uomo alla Dustin Hoffman e non aver fifa. Senti come brucia… Cosa posso dirvi? Gli an(n)i passano eppur si muove… Galileo Galilei? No, il cedrone mio gallo in mezzo rotante come la Terra attorno al Sole, cioè la mia focosa donn(ol)a. Talvolta dondolo, (in) altre son nano come Mammolo, ma mi piaccion le mamme(lle). In quanto non so se uomo ma certamente un uovo di Colombo che ficca l’alzabandiera alla conquista di inesplorate zone forestali del pianeta femminile. Io mi farei, sì, Cenerentola, nel darle il cero(tto), ma anche la strega, nonostante la sua brutta cera. Sì, una volta gran tocco lo era. Adesso manda il malocchio eppur basta ritoccarla e tornerà da fav(ol)a. Ad alcune non riesco a piantarlo, e mi lasciano con un calcio piazzatissimo sull’urlo “Così, la pianti!, Ora, piangi!”.

Eppur si va a fanculo, oggi sognando Venere e domani ingoiati come figli di Saturno.

Alla Luna, ragazza volubile e lunaticissima, che te le fa girare come poche, costringendoti alla stitichezza sessuale, da cui la gastroscopia dovuta al mal di fegato di non essertela scopata nonostante l’oroscopo promettesse ottime congiunzioni d’allineamento accoppiante-copulando stai attento a non generare un figlio nato sotto una brutta stellina, ho sempre preferito il mattino perché rosso di sera forse una bionda si sper(on)a e che Dio la mandi bona. Altrimenti, poca sborra e diamoci a tutta birra!

Buonanotte e sogni d’argento, perché è meglio arrivar secondi su una nuova galassia. Almeno, non corri il rischio di trovare un’aliena che t’inculi senza testimoni oculari. Poi, nello spazio, vigono altre leggi da Star Wars.

Dunque, che la forza sia con te. E con il tuo spirito.

Andate, figli di puttana, in pace et amore, mi aspetta un’altra giornata con poca roba nel frigorifero.

E, gelandomi, dimagrisco su faccia da yogurt troppo cremoso per poter anche rivendicare la sua scadenza.

Al banco dei salami non mi svendo!

Sì, non mi sono mai evoluto da sapiens sapiens, sono rimasto una scimmia, ma le donne amano la mia banana.

Ce la vogliamo dire? Molta gente guarda a Interstellar ma non osserva il suo intestino.

Ho detto tutto…

Di mio, mi gratto la pancia ma non ho la piena panza, miei panzerotti.

Evviva i Pampers.

Sì, sono un papero pachidermico, spellato, senza derma. Non fumo però l’erba.

Io non valgo nulla ma non giro cazzate come questo Nolan, miei boni a tutte.

 

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