Nuove promesse attoriali: il grande Édgar Ramírez, sì, è già grande, lo diventerà di più

di Stefano Falotico

Edgar Ramirez

C’è un giovane attore, “spuntato dal nulla”, che mi sta appassionando parecchio.

All’anagrafe, il suo nome completo di battesimo è Édgar Filiberto Ramírez Arellano.

Reso semplicemente in Édgar Ramírez, con la E accentata così e la i del cognome sempre di stesso accento.

Ma, per comodità, nei credits appare spesso soltanto come Edgar Ramirez, senza accenti.

Venezuelano puro, nato infatti nella cittadina San Cristóbal.

E un po’ il viso da Cristo sudamericano ce l’ha. Il suo bellissimo viso, e badate bene, non sono omosessuale ma devo ammettere che è figo, è uno stupendo incrocio tra la forza fisiognomica latina e la cornice, sudata di passione, non solo recitativa, proprio imprimente a noi carisma immediato, che pare esser stata cesellata da un pittore amante dei bei (ri)tratti. Occhi ipnotici, profondi, scurissimi, enigmatici, languidi come le brezze sul mar terso dell’abissale romanticismo infuocato, la versione più fine, nei lineamenti, di Benicio Del Toro. Non a caso, incontra il mitico Benny nella “particina” che Steven Soderbergh gli dà nei due Che ove, come tutti sanno, Del Toro fu uno strepitoso Guevara, scandalosamente ignorato dagli Oscar, che disgraziatamente lo estromessero dalla competizione senza neppur nominarlo, e facendo così infuriare il suo amico Sean Penn, il quale sostenne che non avrebbe guardato la cerimonia perché non solo sarebbe stata, secondo lui, sacrosanta la nomination, ma avrebbe ritenuto scandaloso immaginar solo di non premiarlo, figurarsi dunque neppure candidarlo. Sì, spostiamo un attimo l’attenzione su Del Toro, capirete…, Del Toro, a sua volta di somiglianza impressionante a Guevara, da creder quasi che l’idolo rivoluzionario d’intere generazioni non fosse morto per il suo libertario ideale ma si fosse reincarnato appunto in Benicio.

Ma in alcune scene del film, ho avuto il dubbio che Che Guevara fosse anche l’altro, il nostro Ramirez, appunto. Perché proprio speculare di analoga potenza espressiva e similarità del volto, nonostante la sua parte fosse di minutaggio assai più ridotto, essendo lui il comprimario e Benicio l’assoluto protagonista pressoché onnipresente, in ogni scena monumentale. Mi parve quasi però che Benicio, in quelle poche scene, già gli facesse da padre putativo, attorialmente parlando, nel consegnargli una sorta di testimone come accade nelle staffette olimpioniche. Come sussurrargli: “Io sono già grande, tu non sei male, ti tengo d’occhio, sei bravo, coltivati e ti stringerò presto la mano quando, mi auguro, anche tu salirai un giorno sul palco del Kodak Theatre a ritirare la statuetta”.

Così, dopo alcuni ruoli “invisibili” nel suo paese, quasi da “telenovele”, Ramirez esordisce come amico di Keira Knightley e Mickey Rourke in Domino di Tony Scott. È il terzo cacciatore di taglie ma ancora in pochissimi lo notano, nonostante proprio nel poster campeggi(ava) assieme agli altri due famosissimi.

Domino Tony Scott

Un film che comunque veniva prima dei Che di Soderbergh.

Torniamo proprio dunque di nuovo a(l) Che. Non mi sbagliai. Due anni dopo, Olivier Assayas gli dà un ruolo “cheguevariano” da “guerriglia” al contrario, di parimenti però importanza “latina” e diciamo “ribelle”. Quello di Carlos lo sciacallo, terrorista marxista-leninista nel biopic “televisivo” Carlos, appunto. Un ruolo “inverso” a quello di Guevara ma che, per certi versi, può rappresentare l’altra faccia della medaglia di un “lottatore” costretto però a diventare “cattivo”, a sconfinare…

Ma ancora in pochi sanno chi è Ramirez.

Credo che il prossimo anno, finalmente, arriverà la sua consacrazione anche a livello di popolarità. Si presenterà infatti con altri due enormi personaggi.

Sbirciamoli…

E poi, ditemi, se da queste catturantissime immagini, non siamo di fronte a un futuro… luminoso.

Ramirez The Liberator

 

Ramirez  De Niro Roberto Duran

 

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