Io e Clint Eastwood siamo la stessa persona, con buona pace dei nostri detrattori…, che son dei ratti e rettili

di Stefano Falotico

Clint+Eastwood

Che non sapranno mai cos’è l’amore, perché pensan solo all’erettile, e neanche san cos’è la guida (im)morale del realismo poetico. Ma, da “vincenti” senza alcun valore, salgono. Ce ne fottiamo. Perché, come Clint, amo la verità e non mi faccio infinocchiare dagli psichiatri della mutua, buoni a nulla se non a rabbonirti di pillole perché esigono che mi adatt(ass)i alla vita comunemente scema della massa sociale, meglio il mio sterile tasso…, almeno non partorisce s(c)emenza maligna, spesso me la dormo da pi(gr)o e non “brillante”, rispetto ma quale rispetto alle loro percentuali ipocrite da esibizionisti dei lor diagrammi cartesiani in teoremi afflitti dalle (in)certezze secondo cui due più due fa sempre quattro, può anche “fa(r) nulla” se sono così, (im)mutabile mentre tutto va come al solito a puttane. E il sodio? Basta coi potassi, vi sputo in faccia. Sì, è una società raccapricciante, piena zeppa di cazzi volanti, di sboccate malelingue, di donne finto suore a ogni angolo dei loro alibi consolatori. Insomma, queste non si sa che cazzo vogliano. Prima si fotografano in posa per farsi ammirare dalle “colleghe” su Facebook, scosciandosi in riva al mare di “ammiccamento” sghembo a semi-inquadratura planante di addome piatto quanto il lor cervello poco in gamba, nel vedo-non vedo dei mar(s)pioni maschietti molto guardoni, i quali, che quaglie, si toccano per due motivi, il primo è per farsi una sega rilassante da profumo di “sale”, la seconda un (non) pensare, col pene in mano, girandosi i pollici da cazzoni qual sempre saranno, questa “virtuosa” filastrocca:

chi me la fa fare il voler far del filo a una che mostra il suo filetto se (non) tanto mi dà un cazzo? Da quella, se l’amassi davvero, riceverei solo un allagamento del mio fegato già in burrasca, allora meglio prenderla (alla) “larga” e innaffiare senza imbarcate, (s)gonfiando il cono del mio canotto in canottiera onanistica.

Insomma, dopo una lunga riflessione trascendentale, orientata a oriente o forse a niente, nel tramonto mio da decadente, pensai ieri sera che, prima di andare a letto, dovevo lavarmi i denti e che sono uguale a Clint Eastwood. Mentre voi vi spegnete, non credendo a un beneamato, io vivo per i beniamini. Voi non siete neanche ovvi. E neppure sapete cucinarvi le uova. Che razza di strapazzati uomini.

Sì, credo che molta gente si sia fatta un’idea distorta di me. Sono uno che sta per i suoi come il nostro Clint di Gran Torino ma, se qualcuno disturba nel vicinato, attentando alle incolumità degli innocenti, estraggo il “fucile”, (di)messo nella “fondina”, non sparo ma incuto timore al bullo che pensava di far il bello e cattivo tempo. Se la fa nelle mutande, sta già le sue colpe espiando nel mio intoccabile averlo inculato su occhio da vigilante sfondante. Ometto avvertito, mezzo salvato. Alla prossima, arrestato.

Sono un uomo che ama la pace dei sen(s)i.

Vedo ragazzi scazzati e (non) bellocci che dan dello sfigato al prossimo e si credon fighi nel ballar sopra i tavoli delle bettole più da bagasce, con le loro “oche” marcissime fra il ballo del quaqua(raquà), un karaoke e una birra bionda tendente all’ammosciarmelo di rosso timido.
Sai che vita?! La riviera romagnola di piedini, rotonde(tte) e piadine, tortellini e torte in faccioni. Ché chi va piano, va sano, non credo, ma almeno non tonto come questi qui, lontani da me dalla nascita. Ah, dolce crepuscolo. Meglio di tali mosche da pulviscoli. Meglio il mio pugno in tanti falsi occhiolini.
Mi chiamano il tonno che (non) si spezza, perché io gusto all’olio la vita di mie olive da eremita nelle notti vostre “calde” del personalissimo freddo da cavaliere pallido. Sembra che non senta un cazzo, invece sono un sentimentale a mo(n)do mio.
Sono un uomo da ponti di Madison County. Il resto mi par poco romantico.

 

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