Sylvester Stallone, per gli amici Sly

Agiografia di Sylvester Stallone? Monografia? Graffiante critica all’attore? Oppure, semplici geografie d’una carriera “sghemba?” da mancino sinistro macinasassi?

Sly, un tizio che non ci sta. S’arma di muscolatura poderosa e ti fracassa con pugni dalla secchezza ineludibile.
Non s’arrende, proletario nostro “perdente”. Abituato a buttar giù merda, a ingoiarla, a rivivificare l’agonia patita per risollevarsi sulle scale di Philadelphia, italian stallone da Filadelfia. A ognuno la dicitura (s)corretta.
A meno che tu non sia da omonima sottiletta e quindi un topo da formaggio. Da me sarai evacuato di scoregge.

Imbuchiamoci, tubiamoci in Sly.

Con estrema cautela, dovizia “spiante”, annuserei la filmografia di tal interprete “antipatico”, forse “pesante”, che ha sempre recitato la parte del “cretino” però camuffato.
Sly, invero, è un dritto. Ti piazza di montante sinistro. E picchia di diritti. Sana e robusta Costituzione. Non è stato riformato, non da riformatori, ti sformerà.

Inizia con ruoli cameo, anche Woody Allen può vantare nella sua “grammatica” da pseudo dislessico. L’apparenza inganna, il gorillone compare nel Dittatore delle Bananas… già libero, un quintale di cazzi suoi. Imperterrito nella sua strada nervosa, alzata in bicipiti tanto perfetti quanto “odiosi” a pelle dei detrattori che mal digeriscono questo “guitto” che la butta a ridere con battutine sdrammatizzanti le (s)fighe e la sua “celebre nomea” da loser underground.

Nessuno gli dà una lira, come si suol dire, tutti a urlargli che deve darsi all’ippica rinforzata da comunque un indubbio “armadio” di corpo building nel ce n’è da mangiar pagnotte, minchione devi scalare molti passettini, progredire e migliorare, argomentare e non far lo stronzetto arrabbiato.
Cazzo, a Sly frega quanto Moana Pozzi che tutti se li sfregava. Lo sa Sly che non si giudica un’anima dalle libbre e dalle labbra. Moana “veniva” montatona, Sly indossa ancora il montone, il viso da farfallone e piaceva alle farfalline, da bellimbusto col labbro “leporino” sulla malformazione genetica d’un parto difficile. Sì, rischiò di non nascere il nostro Rocky Balboa. La gestazione presentò delle complicazioni, la cicogna “inseminò” ma la genitrice (di cesareo?) ebbe difficoltà a farlo uscire.
Da cui il famoso ghigno da “Digrigna i denti per mascherare la distorsione della natura ambigua della bocca”. Un detto? No, Sly è profetico, da popolari proverbi.

Sì, si nota in tanti film. Appena si sforza, nelle scene dove deve “spingere” e pompare, quel difetto “poppante” risulta evidente. Una smorfia da Oscar.
Sì, Alain Delon era celebre per la cicatrice sotto il mento, mai doppio in quanto piacente d’asciuttezza e incolta barbetta nei film mafiosetti, Sly ha le “palle al balzo” da contorsionista del “rossetto sbavato”.

Non mi credete? Questa scena è lapalissiana. Una paresi facciale da uno che diventa paonazzo come quando vorresti cagare ma sei stitico.
Comunque, ti rompe il braccio e salta fuori appunto lo Sly che te lo sbatte in culo.

   Trionfo!

Nessuno crede che sia bravo come De Niro. Qui, lo sfida. Uno dei suoi film migliori. E una performance alla De Niro. Ingrassa venti chili e si merita anche la “prefazione” di Bob ad Incipit.

 

Nessuno crede che sia bravo come De Niro. Qui, lo sfida. Uno dei suoi film migliori. E una performance alla De Niro. Ingrassa venti chili e si merita anche la “prefazione” di Bob ad Incipit.

La voce italiana è di Ferruccio Amendola.

E qui è tosto, reazionario, una merda.

Uno dei suoi film più commoventi è il mitico Rambo.

Ma il ruolo che gli vale tutta la vita è proprio il Balboa. Il finale (capitolo della saga e anche della pellicola) grida applauso!

Grande, un mito, e non ridete!

(Stefano Falotico)

 

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