“Over the Top”, review

La vita non è un gioco di “scacchi” ma di tremolio forte nel chi resiste… non esistono mosse giuste, uomini giusti sì!
Il camionista on the road del Dream (ri)vinto, rivincita a ultimo scatto, a giro sterzante di braccio, contorsione fenomenale d’anima furente. Si sprigiona lo Sly da errori “irrimediabili”, in un clamoroso, abbacinante grido glorioso. Nel finale indimenticabile prendi coscienza che tu hai sbagliato tutto. Li hai stupiti. E se la sono meritata!
Si chiama energica vendetta! Si chiama vaffanculo, pezzo di merda.

Chi è Lincoln Hawks, questo “squallido fallito” che, coast to coast, pare un “transatlantico” vivente di bicipiti aggrovigliati nel rimpianto, nell’amputazione letale della sua “dignità” infranta.
Attraversa l’America nel suo “abitacolo”, forse di sogni sbriciolati dalla dura realtà. Non s’è mai perdonato d’aver divorziato da sua moglie, d’aver abbandonato il figlio, anche se invero non li ha mai trascurati. Il suocero è un J.R. bastardo, gli ha sbattuto le porte in faccia, solo perché gli stava antipatico un Uomo grande e grosso ma “grezzo”. Ha rovinato i suoi affetti più cari per futili motivi dinastici… sua figlia, sebbene innamoratissima, doveva scartarlo, far sì che marcisse da “testa di rapa”.
Luridissimo stronzo questo Jason Cutler, un Robert Loggia che, in quanto a malignità, fa impallidire il suo “facsimile” di Scarface. Sì, questo Robert era specializzato a minacciare di ricatti mortali se qualcuno osava sfidare il suo “potere”. Davvero affettuoso. Provoca tenerezza il riccone sfondato.
Qui, non poco intralcia il nostro eroe. E che eroe… tosto come il marmo delle catene rocciose quando i falchi mai s’appisolano nelle notti “lugubri” del vorace vivido, uno Sly che si squama, soffre l’ingiusta solitudine, finge di star al cattivo… gioco, sorte beffarda.
Darla vinta a uno sbruffone. Ah no, è la tua anima sempre erta che non desidera assolutamente un secco, spaventoso rifiuto così ingrato.
Allora, ai primi rintocchi dell’alba, già ci commuove, mesce la sua muscolatura “oliata”, sudata d’ingranaggi da macerare, si “tuffa” nella rugiada d’una doccia limpida in sua chioma corvina, accende la “visiera” e ritorna in marcia.
Per ricongiungersi col figlio. Il figlio l’ha dimenticato, anzi, non si sono mai incontrati. L’ha visto solo in fotografie “dipinte” dalle ottiche calunniose del nonno. Molto distorte.
Sly tenta d’avvicinarglisi, ma il figlio è restio, di suo padre ha sentito parlare malissimo: un avanzo di galera, un loser su tutti i fronti, un povero Diavolo senz’arte né parte.

Sly ci prova… disperatamente, lo riagguanta, mentre la strada piange altra malinconia…

Lentamente, scatta la simpatia, dalle ritrosie “educate” al “perbenismo” al cosciente vederlo padre, finalmente. Forse ha sbagliato, nessuno è esente dai peccati, perché linciarlo e così infierire?
Alla fine, sì, è “ignorante”, troppo “diretto”, troppo poco “damerino” per questa società di pedine bianche che bruciano gli antagonisti “scomodi”. Neri d’apparenza, molto più sfumati nei contorni interiori.
C’è del vissuto in quella rustica, “guascona” un po’ “buffoneria” da “Mi pieghi, non mi spezzo ma sono tardo di comprendonio, ho bisogno della spiegazione. Sai, io e il Mondo viaggiamo su binari contrari. Io, testa calda, il Mondo raffreddato e cinico. Abbiam finito per scontrarci, ne ho scontato io la multa per troppa velocità”.

Ma Sly non s’è arso affatto. Anzi, vola d’ali purissime, romantiche a più non posso. Piange, si dispera, lotta e scende nel “ring”, ancora.
Un conto è far il “bellimbusto” per “duelli” da bettole, un altro è rivaleggiare con animali, campioni veri.

Altri “rifiuti tossici”, cani in “clandestinità”. Qui però non si punta alla vittoria per la fottuta medaglia al valore, ma per un camion nuovo di zecca. Se lo vendi, ci fai soldi, cazzo. Servono, subito.
I soldi sono scommettere su quanto “fiato” hai nella “gola” della morsa.

Ora, Sly sei bravo. A braccio di ferro, molti ti fan un baffo. Tu, rasato nonostante le asperità del tortuoso mai allinearti…

Però, devi battere Bull Harley. Mette paura anche di mezza inquadratura. Un bestione che ti afferra e ti storpia. Ti spacca le ossa, ti fa un culo da “dolorino” che non curerai neanche con l’asportazione della “figuraccia”.
Cazzo, ti divelle la pelle, te la “squaglia” di “recisione” netta. Ti schianta in nanosecondi d’una “evirazione” potentissima.

Stai per mollare Sly. Chi te la fare… affrontare uno così, rischiare la pensione d’invalidità perché non potrai più guidare, neanche reggerai il manubrio…
Ma è una questione che va al di là della competizione “sportiva”. C’è in ballo l’orgoglio di vivere.

Devi, devi, devi fortissimamente vincere per distruggere il “nonnetto” arrogantissimo.
Uno schiaffo morale da lasciarlo senza “lagrimuccia”.

Ora. Il film è “ingenuo”, infantile, “roba” che vedi a 8 anni e poi devi provar vergogna ad azzardarti a citare se hai superato la fase del pubescente che “sogna…”.

E questa stronzata chi l’ha scritta? Mereghetti Paolo, che ce lo liquida con la sua “versione” boriosa. Ah, ma quale incompreso… sei tu Paolo che della vita non hai capito un cazzo.

Beccati lo Sly che spezza Bull e poi dimmi, onestamente, se non ti sei emozionato. Ah, vedi? Non fare lo smargiasso!

(Stefano Falotico)

 

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