Vita rurale, magica e cinematografica

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In questo “squittio” di bramose carne “affusolate” ai “prepuzi” del “benessere placido”, io sogno il sogno stesso nella mia sconfinata pazzia, almeno così la chiamano perché non m’adatto alla volgarità imperante d’ordini (a)sociali imperativi e crassi. No, rigetto la pasciuta frenesia di questo mondo “viavai”, sempre sul chi va là, improntato alla falsa etica delle apparenze e dei “vestiti” secondo lo status di quel che rappresenteremmo “lavorando”. Io non ho subito l’imprinting di questa distorta natura e me ne vanto, vivacchiando! Rifiuto con testarda, savia ostinazione, ed è qui che la mia “foll(i)a” mi “acclama”, le regole bastarde del puttanesimo di massa, impuntandomi nel non sputtanarmi con “valori” che hanno disdegnato la sacra vi(t)a della nostra coscienza. I “rapaci”, questi uomini “capaci” con le loro dottrine, ah, bravi solo a dispensare consigli a noi “conigli”. No, non sono un cornuto e non mi faccio crescere le loro appunto escrescenze escrementizie, cibandomi di magia, che non esiste però nel mio animo, non perito da questi traviamenti, persiste. Insisto così, respirando il “nulla” e m’impoverisco in tale “inettitudine” che s’allontana sempre più dalle “modalità” plagianti l’uomo a dimensione e “somiglianza” con la robotica (im)perfezione. Puuh, vi sputo e muoio, crepando perché ho ragione, finissima ragione, miei “fin(t)i”.
Questo è un sogno breve ma è un sogno di libertà!!!

 

 

di Stefano Falotico

 

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