Twin Peaks, episodio 17

A me la normalità non è mai piaciuta e quindi mi estasio con Lynch, che decompone la realtà per farne materia eterea di un sogno grandioso e luccicante nell’immensità dell’enigma fatto fotografi in movimento. Non c’è storia che tenga, e cercare spiegazioni possibili è un rompicapo che cozza contro i deliri lynchiani, con la sua visione sempre commovente e sp(i)azzante della vita, un gioco onirico che ci ha accompagnato fin qui, alla penultima puntata, in un continuum spettrale di specchi immaginifici che si son rincorsi nelle notti buie e misteriche, magmatiche di Twin Peaks, il lido incantato ove la spensieratezza e il “fanciullismo” si scontrano con l’opacità della crudezza, con le sue malinconie smodate, enfiate, dilatate come rose nel deserto in cerca di una sorgente salvifica. Attimi di suspense interminabile alternati a personaggi nonsense, che biascicano, vomitano cazzate, hanno comportamenti assurdi, e in quest’astrusità si fa vivo e purpureo Lynch, che ancora una volta pare che ci ammonisca dal vivere secondo ragioni logiche, secondo la “sensatezza” di una quotidianità banale da cui è sempre rifuggito, che l’angoscia, che l’atterrisce, schiena, e probabilmente attraverso cui, essendo comunque una persona umana, inesauribilmente attinge, se ne “att(r)acca” per distaccarsene, per afferrare pezzi di mattini e lune piene, fertili d’immaginazione poetica. So già, pur non avendolo ancora visto, che il finale di questa serie capolavoro non risolverà nessun mio dubbio, e tutto viaggerà nella sospensione metafisica di un giudizio certo. Sarà un altro inganno alle nostre coscienze “equilibrate”, un altro squarcio nell’oscurità della “giustezza”, se mai esiste. Lynch non discerne, non spiega, non applica demagogie della visione, non è lineare, non è mai chiaro, è chiaroscurale, lascia che la follia sprofondi in immagini liriche, e veniamo sopraffatti dal gaudio e dalle meraviglie, laddove i suoi effetti speciali sono demodé e paiono essere usciti da un videogame di prima generazione, e invece sono calcolati, immagini pittoriche che si stagliano impressionanti, quadri alla de Chirico immersi nel tourbillon magnetico di qualcosa di liquido e inafferrabile. (Non) ci svegliamo e, paralizzati dalla pazzia, sconcertati ne rimaniamo arrestati, imprigionati in questo trip allucinogeno di sconfinata bellezza.

 

di Stefano Falotico

Kyle MacLachlan, Laura Dern and David Lynch in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

Kyle MacLachlan, Laura Dern and David Lynch in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

 

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