La vera bellezza, almeno nello sguardo, non svanisce mai

Monica Bellucci

Col passare del tempo mi sto accorgendo che la gente è cieca. Sì, svolge professioni nobili, s’impegna nella fottuta socialità, è prodiga nei confronti del prossimo, si dà anima e corpo alle cose in cui crede, ma non vede né la realtà né sa leggere le emozioni degli altri. O, peggio, quando cerca affannosamente di entrare in empatia col prossimo, tende a leggerlo e filtrarlo secondo la sua forma mentale. E spesso distorce tutto. Adattandolo alla sua visione, schiacciandola nella sua limitatezza estetica.

Al che, mi stupisce che Joaquin Phoenix sia un attore oggi molto amato, al di là della pazzia del suo sguardo, io non riesco a leggervi inquietudine vera, e come si suol dire non mi trasmette molto. È uno sguardo perennemente allucinato, febbricitante ma non empatico. E quello che trasfonde dallo schermo alle mie iridi dell’anima è sovente soltanto disagio, anche di fare l’attore. Come da lui stesso dichiarato nelle interviste, ogni volta che deve interpretare un ruolo non è mai sicuro di sé e ogni sua nuova prova attoriale lo mette in difficoltà. Ecco, questo imbarazzo passa eccome, lo si tocca col nervo ottico del nostro diaframmarlo. E le nostre cornee vengono assorbite dalla follia delle sue orbite oculari.

Per questo fatica a piacermi, nonostante debba ammettere che ce la metta davvero tutta, e forse il suo Joker sarà travolgente.

Ora, perché Monica Bellucci, ad esempio, è da trent’anni a questa parte considerata una delle donne più belle del mondo e, nonostante l’incalzare inesorabile di qualche ruga, credo nessun uomo rinuncerebbe a uno notte d’amore con lei? No, non è fisicamente più bella di tante altre. Ci son donne con un lato B decisamente più consistente e glorioso, donne con gambe più longilinee e affusolate, e Monica ha due polpacci che fanno invidia a quelli massicci di una matrona volgarotta. Il suo corpo è formoso ma esistono donne ben più procaci e persino armonicamente più equilibrate di grazie. Eppure se la vedi rimani ipnotizzato e incantato. Perché il suo sguardo trasuda sensualità, voglia capricciosa d’immergersi alla fonte del suo piacere e giovarne senza sosta, e induce alla perdizione più bramosa e ardente.

Sì, la sua bellezza, al di là delle simmetrie sue prominentemente corporee, è tutta lì, nello sguardo. Una giocondità di venustà incarnata nella sua Monna Lisa. Sì, una Monna Lisa più delicata e dunque conturbante.

Ci sono tantissimi attori bravi, bravissimi, eccezionali. Ma per molto tempo non son riuscito a spiegarmi perché attori davvero valenti non hanno mai sfondato. Al di là delle lor possibili ragioni personali, del fato avverso, delle circostanze sfortunate, c’è un altro motivo alla base del loro sostanziale anonimato, ed è sempre lo sguardo.

Al Pacino non è vero che è più bravo, che ne so, di un Paul Giamatti, risulta più bravo perché è decisamente mille volte più carismatico e la natura del suo carisma è incisa nella potenza del suo sguardo. Quello sguardo duro, magnetico, che ti squaglia dentro, che ti paralizza in adorazione, che esuberante ha mostrato nella parte di Michael Corleone, nella parte di Carlito, nella parte di Vincent Hanna. Ed è naturale che lo usassero per fare il cieco in Scent of a Woman. Con uno sguardo così incandescente, seduttivo e intenso, è logico che paradossalmente Pacino abbia interpretato una persona affetta da cecità. È talmente potente il suo sguardo, capace di sfumare così tante, molteplici espressioni, tanto da azzerarsi per troppo fuoco che gli brilla dentro. E questa sua immane interiorità esplode epidermica.

Ed è per questo che una persona ci sembra, a prima vista, meno affascinante di un’altra. Perché ha la cosiddetta faccia da pesce lesso, il tipico sguardo Valium da dormiglione o tontarello. E il suo sguardo non ci comunica quasi niente. Né sofferenza, né rabbia, né amore, né gioia, ci sembra vuoto e goffamente quella persona ci appare addirittura rincitrullita. Semmai è molto più intelligente della media e, che ne sai, a letto è un fenomeno. Ma l’impressione che dà… insomma.

Ecco allora che molti si disperano vanamente e imbastiscono sceneggiate tragicomiche. Domandandosi imperterritamente perché… scusa, io conosco la Divina Commedia a memoria ma le donne vanno con quello che a malapena sa leggere e scrivere.

Ecco spiegato l’arcano. Uno può essere anche Einstein ma non ha fascino se non dal suo sguardo non emana abbacinante forza ammaliatrice e un pizzico anche di malandrina perversità.

Certo, anche i soldi fanno la loro parte.

E perché un film di Stanley Kubrick è più bello di un film di Denis Villeneuve? Perché lo sguardo… di Kubrick è più poderoso, più a 360 gradi rispetto a quello piatto e da carciofone di Denis. Non è plastica bellezza intangibile, emozionalmente moscia. Ma furore!

Uomini fascinosi… siete tristi perché la vostra bellezza prima o poi sparirà? Espirerà? Perché state ingrassando e non siete più prestanti come una volta? Non abbattetevi, lo sguardo, a meno che non vi cavino gli occhi, rimarrà. E su quello ve la giocherete sempre con ascendenti più trascinanti…

Pacino Heat Pacino Carlito Pacino

 

 

di Stefano Falotico

 

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