www.mulhollandlynch.com, sito da oggi (re)attivo e anche “radioattivo”
Welcome to another bullshit night in suck city
Prendendo spunto da “Un’altra notte di cazzate in questo schifo di città”, prossimo De Niro in Paul Weitz, film Being Flynn, ché non potete perdervi questa gemma, perla(cea), tre “piccoli porcellini”, memori dell’Ezechiele da prender di sfottò, esordiscon così col loro sito, dominio, blog, chiamatelo come cazzo vi pare o come più v’aggrada. Noi non assumiamo il Viagra.
Tal “boccaporto”, tal nave pirata, tal isola e poi Oceano, tal avevntura, tal mantello, tal balestra, tal battaglia, tal poesia e tal dei tali, tal dei nostri tagli nel nitrato, quindi nitrito da cavalieri bizantini, poi germanici, quindi birmanni, quindi ottomani, quindi “bischeri”, quindi a giocar a briscola (meglio la scopa…), quindi quando come m’amera, ah, il mare, quindi dove, quindi non so, quindi bizzarri, quindi non al guinzaglio… si chiama www.mulhollandlynch.com.
Altra folle idea dell’Uomo “in gamba” fra le corse, ché nessuno mi fa gli sgambetti. C’è chi balbetta, chi fuma l’erba, chi pascola e chi cova. Chi nidifica e chi pensa solo alle fighe.
Ci sono anche quelli che rinnovano il Mondo e spolverano ove voi non metterete, appunto, mani perché non potrete mai accarezzare la Bellezza vera. Smarriti come siete nell'”asinar” del “bel gioioso” naufragar e fregarvi. Meglio la fregata, vascel’ d’uccelli canterini, incantati e non a (tra)cannare e basta.
Applauso!
Sì, generato, vissuto, incarnato, inoculato nelle mie cornee, mentre voi state a farvi le corna, un sito da Genius-s, con la desinenza di doppia “S”. Eh sì, al plurale maiestatis, noi siamo maestosi, si sa. E, col vento di maestrale a prua, non ci spompiam solo di poppe…, cari maialetti.
Sì, noi usiamo il singolare nel “Noi” e voi “No”, perché siete individualisti e non vi prodigate per la comunità, per la collettività e per la correttezza, siete solo omuncoli da colletto, dunque da collar e anche “decollati”. Ah, copiate-incollate ma non avrete mai l’estro dei Genius-s. Doppia S alla terza. Anzi, al terzetto. Eh sì, siam in tre(no):
Stefano Falotico, originario della tundra di John Landis, lupo mannaro americano-italiano, felsineo d’azione, ferino anche quando troppo “ferito”, Davide Stanzione, uno che non si ferma solo alle stazioni ma, da stallone, è sangue puro, Federico Frusciante, gestore d’una videoteca imbrunita a Livorno.
Sì, dopo innumerevoli soldi e infiniti tentativi di connettermi a FTP (ai cui “rifiuti” di connection failed, risposi “Figgh’ de’ puttàn’“), dopo telefonate “spaccapalle” ad Aruba per i dati d’accesso che (e)saltavano, dopo varie immissioni, “sottomissioni” al call center e al mio centro nevralgico che stava partendo d’embolo (e anche di “Vaffanculo”), son finalmente riuscito a imbastire le prime due pagine(tte). E non c’è due senza mille e una Notte. Come dite? Tre? No, non sono Troisi, ricomincio da me, con la camicia e pure il pigiama. Forza, bevete dalla damigiana e spar(l)ateci di (cer)bottane!
Ah, siete incerottati, accendete le Marlboro coi cerini e avete una brutta cera. Dio c’è… Come? Come dici? Sei tu? Con quella faccia lì? Ma che sta’ a di!
Ah, ci siam dilungati, miei belli.
Eccolo qua, tutto per voi.
Come pot(r)ete vedere, ci son i coniglietti lynchiani, il tassista e pure l’heat.
E, a proteggerci dal Male, i quattro Cavalieri. Non so se dell’Apocalisse, ma sempre signori e buon pastori: Lynch David, appunto, ascendente nel titolo, De Niro Bob, argentato, Pacino Al, uno da baciare, e Eastwood Clint, uno che non muore mai. A proposito… questa del Clint è una foto recente. Sono ottanta e passa da gran carisma, eh!
Mica voi, da gargarismi, dai su!
Ricordati fratelli e “figliuole”: www.mulhollandlynch.com, il più grande sito del Mondo.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
La Gran Torino di Eastwood
Bene, partiamo e qual miglior modo d’inaugurare il sito se non, dunque sì, inserendo il capolavoro (uno dei tanti, ma forse a mio avviso il più sommo assieme all’eccelso Unforgiven) di Eastwood.
Un film monumentale che risponde al nome crepuscolare, autunnalissimo di Gran Torino.
I ricordi delle rughe giovani, eterne nell’immacolata innocenza dei sogni da salvaguardar guardinghi
Ora, sfila davanti a me, sempre una costante insonne, il volto levigatamente “cavernoso”, appassito, ischeletrito di Walt Kowalski, un monumento di bionda asciuttezza argentata nel Clint Eastwood della sua feroce malinconia “senile” solo di parvenza “sparviera”. Di sparatorie “fraintese”, di rese dei conti d’una metropoli sgangherata nei volti “bendati”, o troppo “scoperti”, di piccoli gangster in erba…
Walt, con la sua storia alle spalle, sepolta nel cassetto delle illusioni “perite”, deperito, affranto, perduto dopo un’altra delusione. La morte della moglie, nel decoro della sua medaglia al valore “tatuata” nelle fessure, tessuto roccioso nelle “fenditure” dei suoi occhi ancora vivi e scattanti di secolare grinta non ancora raggrinzita. Una quercia che non scalfisci, che non abbatti. Ma è avvilito. Torna a casa, con la bandiera che sventola ingrigita, sedata da piogge che han spento il sorriso, scandita dalla monotonia imperterrita d’un morto dentro che sogghigna, sbuffa, laconico è più eloquente di mille parole.
Si “scheggia”, disarmato e soprattutto disamorato, ancorato al Vietnam e ai cuori infranti di quel fango polveroso, incancrenitogli demoniacamente, anzi “all’ammoniaca”, in un’anima che non spolvera più.
Così, pulisce il cortile, sbevazza e sputacchia, annoiato e infastidito dai vicini e dalle coetanee tardone.
Ma il vecchio leone (non) s’è addormentato, e invece ringhia “sottobosco”, nella foresta dell’enigma irricucibile, della ferita che fa male, ticchetta nel boato spaventoso della Notte.
Luna torpida di violenze, proprio dietro l’angolo. Una “canaglia” inacidita, incagnita, già “incagliato” nei suoi dolori personali, che suona la carica a “colpo di fucile”.
Smalta il vento delle ingiustizie con la mordace furia di chi addenterà, cacciatore, i bambini troppo “dispettosi”, “educati” a “sbrigarsela” sporca.
E così, dalla fortuita disavventura, nasce l’amicizia e l’affinità insospettata con uno “scemo”.
All’apparenza tale. Poco reattivo, poco appunto “in guardia”. Il Mondo è un posto perlopiù schifoso che non guarda in faccia proprio nessuno, anzi, ti punta il dito e ti “mitraglia” se sgarri, se non premi il “grilletto” quand’era il momento fuggente. Ti arrugginerai se non ti lavi dalla merda, se non te ne “levi dalle palle”. Se non ti dai una mossa prima che ti ruberan la “merenda” e anche le ragazze che sogni ma non tocchi, che guardi ma hai paura di baciare. Che sfiori di sorrisetto timido e poi scappi per non scopartele. Che c’è di male in una sana scopatina? Te lo dice Walt. Un pezzo grosso, un mandrillo “stanco” per chi la testa l’ha appoggiata sul comodino del “legnoso”. Del palloso. Han tante palle gli “uomini” che le han appallottolate nel saccheggio ruffiano e nella domestica “bontà”. Parenti che son capaci di “regalarti” un ospizio per “rabbonirti” e macellarti del tutto. Per macerare quello spicciolo di vanità che ancora hai, quella melodia jazz che tu hai sempre respirato nel frenetico gran casino che non vuole “auscultare”. Se la cantan…
Guarda un po’ Walt il “bestione” che tutti allontaneranno e disprezzano, trattan da “signore” ma poi odiano e lo relegano alla sua solitudine di (rim)pianti da non urlare per non disturbar la quiete cheta-“acquetta”. Per non dar “problemi” ai pantofolai veri. Ti spaccan il vetro di ricatti e intimidazioni, prendono in ostaggio il tuo Cuore per quattro risate in compagnia.
Per divertirsela “allegramente”. Tenendo in pugno quella famiglia di “cinesini”.
E tu, proprio tu Walt, che ti affezioni a Thao, il “tardo”.
Ah non è tardi per far piazza pulita e metter a posto chi l’ha fatta grossa.
Adesso, siamo arrivati allo stupro.
Il prete ti consiglia di perdonare, tu confessi i peccati di tutta la società, sei un Pennywise formato King of the Night.
E il Diavolo ha bussato alla tua porta, distruggendo la calma e i tuoi equilibri sonnolenti, già pronti a tirar fuori le unghie e l’artigliera “pesante”. No, non reagire, lascia stare, ecco la vocina della coscienza.
Ma tu non la vuoi sentire, vai avanti di “testona” tua.
Smonti “baracca e burattini”, t’incammini a casa dei lestofanti, e li sfidi. Estrai una pistola che non c’è, e t’ammazzano a sangue freddo.
A chi vuoi raccontarla? Alla polizia scesa sul luogo del delitto?
All’assistenza sociale? Alla tua pensione?
Ai figli “buoni?”.
No, tu sei andato lì apposta, con un chiaro intento. Stendere le loro vite da maiali.
Ma l’hai studiato bene, con l’istinto dello spietato…, duro a morire davvero.
Perché il Mondo arrestasse chi ha ucciso, chi s’è spinto troppo oltre.
Darai e “intonerai” in dono a Thao la speranza di una via migliore.
Rabbrividiamo. Di gelo.
Di meraviglia.
(Stefano Falotico)
Welcome to another bullshit night in suck city, evviva!
Bene fratelli. Benvenuti nel sito-blog(h)ssimo dei nostri fuori orario da fusi.
Speranzosi che c’amerete a braccia aperte, riempiendoci di baci, eccovi dunque “trasferiti” nella nostra fantasmagorica visione del Mondo. Ove David Lynch ammiccherà, “nascosto” come il fantasmino di Bob oppure come Casper.
Siamo tre prodi combattenti nella burrasca, emozionali guerrieri della Luna.
Chi siamo? Tre naviganti di velieri senza velo, che risponderanno a tali sezioni. Ah, non dissezionateci. Eh no, eh.
Mockumentary: Stefano Falotico, biopic nelle autopsie autoctone e iconoclaste, monumentali appunto di Storia del Cinema in sé.
Dream Land: Davide Eustachio Stanzione, feroci genialità d’uno Sguardo irreprimibile, affamato di celluloide e dunque di sue cellule vive e sanguigne. Incendiante.
The Boxer: Federico “Videodrome” Frusciante, “enigma” cinefilo del suo occhio indagatore, indaco negli incubi e dunque indagine…
Quindi, ci sbizzarriremo nelle virtù delle nostre foglie autunnali e poi illuminate d’estasi, spaziando fra questi punti fermi, le galassie dei nostri approdi:
Inamovibili, i registi secolari nel Millennium, le querce
The Actors Studio
Tassisti di Notte, le nostre folli Lune, aneddoti stroboscopici e immaginifici
Masterpiece: i capodopera della nostra Aula Magna, cari nostri “uditori che udite e udirete”
Le più belle donne della nostra linfa
Reviews, film recensiti, (re)visionati
Ronin, siamo mercenari al soldo di mai soldatini. Mai vostre solitudini patetiche. Le nostre esternazioni più vere e non “mediate” da filtri standard.
Trasposizioni, le pellicole meglio “riadattate” o più inventive dei romanzi da cui trassero le origini. Forse la loro originalità “ispirata”
Ci par doveroso, inaugurare con uno dei grandi capolavori di Clint Eastwood, per invitarvi alla nostra mondiale première.