Fuggevoli eppur corposi incontri tra cinefili, Lav vs Cameron Diaz, un mio mediometraggio mesmerico, l’amore, non solo per la settima Arte, che ridona esistenziale lindezza altissima

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Amici, fratelli carissimi della congrega…

L’estate ribalda, come ogni anno, risplende soave dopo un inverno e una primavera delle più allarmanti e qui, voi, cinti in sacro raccoglimento e religioso silenzio ad udire il mio Verbo, come me, siete degli amanti della bellezza, non solo femminile. Non amate solo la f… a, bensì allargate, metaforicamente e in senso figurato, le gambe dei vostri occhi, sì, spalancandole a 360° alla venustà del mondo che noi, illuminati, ben sappiamo approfondire con inoppugnabile e inattaccabile stile, penetrandola in profondità in maniera estremamente romantica, altresì dura e irruenta, godendo appieno dei suoi frutti sanguigni con viscerale calore sempre più ardente.

Noi non siamo però dei violenti, neppure dei complottisti, cari dementi. Dunque, non crediamo che la fottuta storia del Coronavirus sia stata un’invenzione del potere per soggiogare l’uomo del nuovo millennio, ottenebrandolo nella paura affinché regredisse, allucinato da timori ancestrali, a uno stato di calamità della sua anima a sua volta incupitasi a causa della terribile suggestione indottagli da uno psicologico terrorismo che poté malsanamente impressionarlo. Anzi, rischiò di spaventarlo e capziosamente contenere i suoi più inviolabili, selvaggi e vivaddio creaturali, furentissimi istinti capricciosi meravigliosamente sani.

Noi non ci lasciamo suggestionare affatto da nessun morbo, anche ideologico.

E se, in merito a questa millenaristica questione, Essi vivono docet, vivremo ancora liberamente le nostre vite, remoti dalle stronzate a cui purtroppo ancora abdicano e abboccano in tantissimi, come per esempio Le profezie di Nostradamus, poiché siamo nostromi delle nostre stupende donne, dette anche magnifiche dame.

Donne, parlateci dei vostri uomini! E voi, uomini, amatele con vigorosa, irrefrenabile passione vorace!

Noi, non domati, noi, irrequieti e impavidi, noi, lucenti temerari, vibranti d’emozioni immensamente brillanti, viviamo maggiormente accalorati. Forza, scaldatevi!

Peraltro, malgrado il tempo inesorabilmente scorra per gli altri impietosamente, a noi non fa né caldo né freddo. A dispetto, inoltre, dei circa cinquanta gradi all’ombra.

Al Festival di Venezia vedremo il nuovo film già immortale, soprattutto interminabile vista la durata spropositata e devastante (a essere sinceri, neanche tanto rispetto ai suoi canoni), di Lav Diaz. Un regista probabilmente sopravvalutato ma indubbiamente incarnante l’autore di The Woman Who Left. Una donna dalla quale, personalmente, non mi sarei mai lasciato sc… re, no, una donna che non mi sarei mai lasciato scappare… è Cameron Diaz. Che, a sua volta, lasciò il Cinema. Mentre Tania Cagnotto abbandonò le Olimpiadi.

Due donne, comunque, da Leone d’oro, cioè da primo posto sul podio fra le dee dell’Olimpo.

Il Covid-19 impazzò e migliaia di morti ingiustamente seminò. Ma, nel trambusto e nel panico generale, in mezzo a tanti matti e fuori di testa irrecuperabili, fra il chiasso e l’isteria di massa, fra le volgari urla delle massaie, un uomo sguscia tra la foll(i)a e continua a non accettare, in modo (inde)fesso le bastarde regole vetuste dei caporali. Anche quelle dei più tosti, ah, che dure teste sono costoro, che gran testone, invece, costui è. Ma di chi, in effetti, stiamo parlando? Di un taciturno, di un uomo o semi-tale che per molto tempo rifiutò stupidamente, soprattutto spudoratamente, la vita diurna? In una parola, è NOCTURNO? Nettuno, nessuno, solo notturno?

Stiamo parlando, anzi, vi sto parlando invero di un essere anomalo eppur assai affascinante che, fra tanti sguardi malati di circospezione perversa, fra persone che adorano le più maligne ispezioni, ispeziona lui stesso la vita senz’alcuna malizia, bensì la esplora e sviscera attraverso la nitidezza delle sue iridi che la vedono… sotto ogni più seducente, immaginifica prospettiva ed ero(t)ica dolcezza.

Egli vinse ogni tristezza grazie alla virtù della sua forza sovrumana. Probabilmente, di ascendenza miracolistica.

I suoi haters lo detestano, anzi, vorrebbero prenderlo a testate. Anche giornalistiche, siamo onesti. In quanto, desiderano sbatterlo… in prima pagina. Deridendolo a man bassa per affibbiargli la patente di mostro esecrabile.

Insomma, i suoi odiatori sono dei mostri. Dei piccolo borghesi. Da Pasolini ritenuti degli idioti, ovvero dei Gremlins. Ah ah.

Infatti, lo considerano una vivente schifezza mentre i suoi crescenti ammiratori, i quali si stanno espandendo a macchia d’olio più dell’iperpigmentazione sulla cute delle vecchie rimbambite, e la sua lei, eh già, lo reputano l’emblema della più alta, incontrovertibile magnificenza.

È un uomo che unisce alla sua innata voglia di trascendenza la poesia della venustà più intoccabile e profumata di primigenia immacolatezza.

L’appena soprascritta frase invece sa di criptica scemenza anche se potrebbe essere, come il mediometraggio che ivi vi mostro, una frase simile a quella che recitò Stanley Kubrick al suo intervistatore, a proposito di 2001…

Ho cercato di rappresentare un’esperienza visiva che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio.

Benvenuti nel mondo della razza umana, disse invece Kurt Russell nel finale di Fuga da Los Angeles.

Benvenuti nel mondo, qui, dei nostri sogni. Dico io. Io, forse Mago di Oz, dunque un emerito bugiardo nato, un guitto d’avanspettacolo, un grande Lebowski ante litteram o un inaudito ciarlatano mai visto?

Sì, effettivamente, scomparvi dal mondo. Alcuni miei ex amici, in passato, scrissero pure a Donatella Raffai, sì, l’ex presentatrice storica del celeberrimo programma televisivo Chi l’ha visto?

Di mio, posso affermare con orgoglio incommensurabile che ascolto almeno tre volte al giorno la canzone Missing di Bruce Springsteen ma, all’omonimo film di Konstantinos Costa-Gravas con Jack Lemmon e Sissy Spacek, preferisco un Gin Lemon e Mission con De Niro e Jeremy Irons.

Aggiungo anche questo… a ogni Konstantinos e a tutti i Costantino da Maria De Filippi, preferirò sempre Constantine. Sia in versione fumetto con cravatta nera che in versione cinematografica con Keanu Reeves a sua volta in versione incazzato nero.

Oppure son un pover’uomo senz’arte né parte che saprebbe essere molto adatto a ogni particina anche non propriamente artistica e che ama sia il caffè macchiato caldo che quello d’orzo ma, per l’appunto, da coloro che mi/lo odiano viene reputato soltanto un miserabile e uno squallido orso?

Orsù… Laura Morante sgridò severamente Nanni Moretti in Sogni d’oro, ammonendolo a riguardo della sua aridità emozionale, provando a distruggerlo nel vomitargli addosso in maniera acidissima e assai cattiva:

E io la disprezzo…

Sbagliò tutto!

Era ancora una racchia. Diciamocela. Sì, vide la vita solo a cazzo suo. Invece, ne Lo sguardo dell’altro, gliela vidi benissimo.

Di mio, passeggio quattamente e non do (come no…) nell’occhio ma, così come dicono a Bologna e come, a ragion veduta, sostenne Andrea Roncato, “ci do”. Non sono mica acido.

Insomma, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare?

E, nel fiume Eufrate, fanno i bagni anche i frati, oh, mie sorelle e fratelli?

Facessero quel che a loro più piace a pare. Si accendessero!

Evviva la libertà!

Abbasso ogni terrorismo, ogni moralismo e, così come direbbe Moretti stesso, ogni forma ricattatoria per far sì che lo spettatore, mosso a compassione furbescamente, provi emozioni telecomandate e prefabbricate.

Le emozioni si vivono, il Cinema e la vita non sono stati creati per vincere il Leone d’oro.

Ricordatelo sempre. È meglio un giorno da leoncino che 2020 anni da pecorelle smarrite, ah, miei poveri cristi! Per la Madonna!

Perché prima o poi tutti moriremo e, sinceramente, siamo veramente stanchi della gente, come il personaggio di Laura Morante, che vuole punire e far sentire una merda chi non è aderente a sua immagine e somiglianza. È gente fetente, porca miseria!

Giudicare il prossimo se lo può permettere solo Dio.

Cioè io.

Ah ah.

Piaciuta la freddura finale? Invece, il mio mediometraggio trascendente, spero anche trascendentale, undergroundnoirromance lynchianamente no sense, vi è garbato?

Ah no? Allora non avete gusto e siete personaggi pasoliniani da Caro diario, sì, del mini-episodio ambientato nel quartiere della Garbatella. Ché… non è male…

Oggi, a pranzo, ho mangiato le tagliatelle.

Cavalchiamo in seno… alla vita ché non è per niente finita. Che è insensata per sua stessa natura, che è bellissima poiché pura e al contempo straordinariamente impura.

Un filmato che dà senso alla stessa vita nostra libera da ogni paura, una vitalità piena di torbido mistero e sensualità superba. Oserei dire imperitura.

Svecchiamo il Cinema, abbasso Federico Fellini, un trombone buono solo a celebrare i suoi ricordi giovanili da tonto giovanilista.

Evviva Frusciante Federico, malgrado ami Fellini.

Ed evviva la vita.

Poiché, così come urlò Kenneth Branagh nel suo Frankenstein di Mary Shelley, evviva, no, è viva, vive, vivete e lasciate e vivere.

Sì, l’aggiunta è mia, la bevuta però la offri tu.

lav diaz

 

di Stefano Falotico

 

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