LE STRADE DEL MALE by Antonio Campos, recensione

tom holland devill all the time

Ebbene, oggi recensiamo un film molto atteso e, da un paio di giorni, (precisamente il 16 Settembre) uscito su Netflix, ovvero Le strade del male (The Devil All the Time).

Le strade del male è diretto da Antonio Campos (Afterschool, Simon Killer e l’episodio della stagione uno di The Punisher, Cold Steel). Qui anche autore della sceneggiatura e del conseguente adattamento, sì, trasposizione dell’omonimo romanzo di Donald Ray Pollock (based on the novel by…). Le strade del male si avvale di un corale cast ove primeggia il nome oramai rinomato di Robert Pattinson, affiancato da un parterre di attori e attrici eterogenei e di pregiato valore, diciamo indie, da leccarsi i baffi, vale a dire il co-protagonista Tom Holland, il quale ai più è comunemente noto per essere Spider Man/Peter Parker della saga-reboot inaugurata, nel 2017, da Jon Watts con… Homecoming, Bill Skarsgård (ovviamente, l’inquietante clown di Pennywise dell’It di Andy Muschietti), Haley Bennett, l’onnipresente, impegnatissima e bellissima Riley Keough (Hold the Dark, La casa di Jack, Paterno), Sebastian Stan, Mia Masikowska (Maps to the Stars, Alice in Wonderland), Harry Melling (The Old Guard), Abby Glover (la giovane, peperina, conturbante, birbantesca ragazza esuberante senza nome di Stranger Things), Jason Clarke (John Connor adulto di Terminator Genisys, Everest) e chi più ne ha più ne metta.

A dispetto delle opinioni piuttosto freddine ricevute dall’intellighenzia d’oltreoceano per cui Le strade del male ha totalizzato, su metacritic.com, un discreto ma certamente non eccelso 50% di media recensoria, a noi il film è piaciuto. Aggiungiamo, con le dovute riserve. Sì, ammettiamolo subito senz’infingimenti o panegirici di sorta, anche a noi non ha particolarmente entusiasmato. Anzi, a tratti, perfino c’ha lasciati indifferenti e un po’ delusi. Premesso ciò, ripetiamo nuovamente che Le strade del male non è affatto male e perdonateci il voluto o forse involontario gioco di parole che, probabilmente, non piacerà invece a chi non è amante delle letterarie figure retoriche, della litote, delle omofonie o dei diversi significa(nt)i attribuiti a una stessa parola o, in tal caso, al valore di un film che può risultare dunque buono o cattivo a seconda dei gusti più o meno sofisticati di chi l’amerà o totalmente lo snobberà.

Ora, dopo questa doverosa prefazione linguistica, cinematografica e non, invece arriviamo celermente alla vera e propria recensione. Secca e nettissima. Sintetizzeremo, per l’appunto, brevissimamente la trama per evitarvi spiacevoli spoilers. Ci pare difatti giusto, nei riguardi dei futuri spettatori de Le strade del male, ancora perciò ignari dei vari risvolti complicati presenti nell’arzigogolata narrazione di tale pellicola, come detto, non del tutto dalla Critica statunitense amata, estremamente necessario glissare in merito alle variegate e intersecanti strade stesse d’un intreccio contorto e più dedalico (forse solo confuso) delle tortuose circonvallazioni della labirintica Los Angeles.

Fra la Prima guerra mondiale e quella del Vietnam, attorno al reduce Arvin Russell (Holland), in un modo o nell’altro e per stranissime circostanze del fato, gravitano e circolano svariati personaggi più o meno pericolosi, bizzarri e, ognuno alla sua maniera, rispettivamente legatisi alla sua esistenza. Dai sicari Carl (Clarke) e Sandy Henderson (Keough) al reverendo Preston (Pattinson) e via dicendo…

Perché guardare Le strade del male

Il film si avvale di una bella fotografia di Lol Crawley (Vox Lux) e, malgrado la lunga durata, tiene abbastanza incollati allo schermo grazie anche a un gruppo di attori bravissimi e molto affiatati. Tom Holland e Pattinson se la cavano egregiamente, sebbene quest’ultimo, in non poche scene, carichi troppo il suo personaggio e, nella parte del predicatore ambiguo e perennemente accigliato, forse non risulti completamente convincente.

 
robert pattinson strade del male

Perché non guardare Le strade del male

Da molti critici, la pellicola è stata accusata di adottare addirittura uno sguardo pornografico sulla violenza, cioè di soffermarsi in maniera esageratamente compiaciuta e gratuita su molte scene sanguinarie senza che la sovrabbondanza d’immagini, per l’appunto assai violente, sia giustificata da alcunché.

In effetti, non è del tutto sbagliato e certamente Antonio Campos non è Scorsese. Ovvero un cineasta il cui uso della violenza, spesso copiosa, è comunque sempre inserita all’interno d’una robusta poetica e visione della vita inerente la tematica trattata. Una violenza, la sua, finemente filmata e permeata, potremmo dire, da un gusto neorealistico che non stona rispetto al contesto e non lo snatura od adultera che dir si voglia.

Le strade del male tocca inoltre tantissimi temi, dai traumi personali al sesso, dalla religione manipolatrice vissuta e propugnata in maniera distorta ai complicatissimi rapporti interpersonali, ma rimane soventemente in superficie. Lambisce, cioè, un sacco di argomenti e sotto testi ad ampia portata filosofico-esistenziale ma non resta impresso né nel profondo tocca e colpisce.

Però, nei suoi eccessi e nei suoi molti difetti, Le strade del male è, secondo noi, un film affascinante che merita di essere visto e su cui si può curiosamente speculare, a prescindere dal giudizio che, a visione ultimata, ogni spettatore possa liberamente aver maturato.

di Stefano Falotico

 

Lascia un commento

Home Antonio Campos LE STRADE DEL MALE by Antonio Campos, recensione
credit