GLASS, recensione

James McAvo Bruce Willis Glass

Cari fumettisti, boys zingareschi o che non avete mai aperto un vocabolario Zingarelli, uomini che amate l’attore Luca Zingaretti che chissà se ama Luisa Ranieri o è sol virilmente, comprensibilmente attratto dalle sue gambe, essendosene “appaiato” e avendo con lei figliato, non so se (ap)pagandola, Superman, no, (X)men avvezzi alle zingarate, giovani artisti, fancazzisti o uomini alla Fantozzi che (non) hanno compreso il senso della vita, dunque non hanno capito nulla e son istupiditi da una realtà sempre più opprimente, sba(di)gliata, grigia e sbiadita e che leggete i graphic novel(s) per sognare di essere Il giustiziere della notte versione Eli Roth, uomini che non siete, per fortuna, aggiungo io, il didattico e illustrativo, calligrafico e pedante sceneggiatore Eric Roth, uomini forse innatamente cretini, recensirò nelle prossime righe, scevro da vincoli editoriali, un film che persi al cinema e dappertutto, recuperandolo soltanto nella giornata di ieri in streaming su Netflix, ovvero Glass firmato M. Night Shyamalan. Regista bistrattato, soprattutto dopo alcuni flop colossali, cioè i suoi film a più alto budget, ovverosia dei kolossal(s) quali After Earth. E dico a te, sì, nerd scalmanato, arrapato per Marisa Tomei non solo dello Spider-Man franchise di Jon Watts, non sei l’ultimo dominatore dell’aria e neppure però, al contempo, lo sfigato che in cuor suo sa di essere, sebbene (non) si masturbi su Elisabeth Shue del film eccitante, no, succitato di Roth con Willis, co-protagonista del film ivi preso in anale, no, analisi, forse lo fai su quella di The Boys e, oltre ad essere un collezionista allupato, no, sfegatato non solamente dei Marvel comics, bensì anche della Bonelli, Dylan Dog ovviamente compreso, ed “esperto” dell’ex bona Anna Falchi in Dellamorte Dellamore, di tanto in tanto leggi anche il “fantomatico”-fantasmatico, inesistente e fittizio Supersex che “ispirò” il Siffredi/Borghi della serie tv omonima ad alta gradazione (semi)pornografica per una masturbatosi da perdere la giusta gradazione oculare, devi essere segato, no, oculato ed ammettere che vai matto per M. Night Shyamalan. Lo “sciamano”, forse scemo eppur geniale indiano oramai americanizzato che realizza le pellicole che soddisfano il tuo palato metaforico da frustrato e paranoico allucinante, nato allucinato.

Con questa pellicola avrai pene, no, pane per i tuoi denti e dato che so benissimo il fallo, no, fatto che ti affidi sempre alla generalista e sommaria, eh già, caro somaro, Wikipedia, fonte per antonomasia approssimativa in modo non plus ultra, quando da sfaticato abbisogni di fonti citazionistiche (a) gratis, te n’appioppo il link inerente tal opus dello Shyamalan, così che non abbisognerai di sforzarti troppo, digitandone su Google:

https://it.wikipedia.org/wiki/Glass_(film_2019)

David Dunn di Unbreakable, alias Bruce Willis, chi sennò, non si chiama The Punisher ma è Il sorvegliante che fa piazza pulita, a Philadelphia, d’ogni uomo che, a differenza di Rocky Balboa/Stallone, non ha avuto nessuna seconda possibilità e, per sbarcare il lunario, cioè per tirare a campare, non solo si è dato al brigantaggio ma addirittura al rapimento di cheerleaders alla maniera del decerebrato Kevin Wendell Crumb/L’Orda, detto altresì The Beast/La Bestia e incarnato da un pompato James McAvoy che, per ingrossare la muscolatura, oltre a qualche accorgimento in fase post-produttiva di computer graphics “liftante”, deve aver assunto testosterone, no, steroidi ed anabolizzanti in quantità industriale alla pari di Sly ai tempi di Rambo III. Il malato di mente Crumb, effettivamente, merita di essere internato nel frenocomio qui mostratoci. Ove è però anche rinchiuso Dunn. Entrambi sono davvero supereroi e non credono di possedere poteri sovrumani in quanto affetti da delirio d’onnipotenza. Sono “onnipotenti”. Non c’è due senza tre, quindi, dopo Unbreakable & Split, in tale crossoversequel terminante tal trilogia superomistica e fumettistica di Shyamalan, non poteva mancare il character che dà il nome alla pellicola, ovverosia (Mr.) Glass/Samuel L Jackson.

Anya Taylor Joy Glass

La dottoressa Ellie Staple (Sarah Paulson) li ha in cura, nel tentativo di normalizzarli, no, depotenziarli e, al contrario di ciò che avviene normalmente, cioè rendere le persone anormali, eufemisticamente parlando, cioè matte, normali e sane, effettua esattamente il processo inverso, vale a dire compie su di loro un lavaggio del cervello da pessima imbonitrice dei centri di salute mentale ove alle persone cosiddette speciali, “socialmente pericolose” poiché spesso scarsamente produttive secondo i parametri della società che odia ancora Pier Paolo Pasolini, dopo diagnosi della mutua, si pratica loro una lobotomia frontale a base di psicofarmaci castrativi atti a inibire, anzi, a cancellare in toto la libido, anestetizzando sia il dolore di vivere in questo mondo di merda/e che, per l’appunto, ogni gioia non solo sessuale e affettiva. Insomma, pian piano, con tenerissima “affettuosità” da psicologi dell’anima, ah ah, persone forse “inutili” eppur umanissime, dapprima vengono prese per simpaticone e troppo ingenue, dunque le si piglia per il culo, inserendo loro il depot per via rettale in quanto persone incapaci di sviluppare i bicipiti alla McAvoy, no, giocoforza il muscolo erettile ancor presente (sì, vengono evirate solo chimicamente e non chirurgicamente) ma interamente non funzionante. Anzi, retto, no, rettifico, buono oramai solo per urinare.

Scopiamo, no, scopriamo che la sig. ra Staple è una “troia” asservita al sistema e la capa malata di una setta segreta che, per mantenere il globale status quo, da sempre castra i più potenti inefficienti e non i Berlusconi del c… zo e, come se non lo sapessimo, ancor prima dei film del posteriore, no, posteriori a questo, targati dal regista de Il sesto senso, apprendiamo, anzi, accertiamo che il “nostro” Shyamalan adora arruffianarsi la simpatia dei complottisti e d’ogni amante ovviamente di tutti gli Andrea Pazienza sulla faccia della Terra, girando un altro film millenaristico che strizza l’occhio a ogni uomo che non è un playboy ma perde la testa per Anya Taylor-Joy, qui nei panni di Casey Cooke.

Se proprio costoro non hanno avuto molta figa nella vita e si sentono perfino in colpa a dichiararsi nudamente degli aficionados incalliti, più che altro coi calli alle mani, dei film porno, almeno si rifacessero gli occhi su Carrie-Anne Moss di Matrix e si dessero una mossa. Ah ah, che freddura. Comunque, questi qua sono bisessuali, sebbene dicano ed asseriscano orgogliosamente di essere asessuati in quanto si vergognano di ammettere che impazziscono per Keanu Reeves di John Wick e non vedono l’ora di avere un orgasmo con Furiosa. Sono gli stessi, quanto prima da mettere dentro, che idolatrano Robert Eggers. Uno che ficca la Joy dappertutto ma secondo me la Joy l’ha data a tutti tranne che al regista di The Witch. Che strega, ah ah. Ora, facciamo i seri. Questa la trama, per modo di dire, di Glass secondo IMDb:

La guardia giurata David Dunn usa le sue capacità soprannaturali per rintracciare Kevin Wendell Crumb, un uomo disturbato con ventiquattro personalità.

Una sinossi, che dire, certamente illuminante ed esaustiva… sembra essere stata scritta dal Willis odierno affetto da demenza. Shyamalan appare puntualmente in cammeo e la “dottoressa” della min… ia lo prende in quel posto da parte di Glass. Glass, un uomo fragilissimo, solo però a livello genetico e fisico. È una mente suprema. Mentalmente assomiglia al sottoscritto. Il quale, quando tutti i “buoni” pensano di averlo definitivamente inchiappettato, rivela loro di essere realmente il più villain di tutti. E i “buoni”, scioccati, si chiedono… no, sta scherzando, sper(iam)o: non avrà mai il coraggio di fare una cosa del genere. Cioè la stessa cosa che fa Clint Eastwood/Walt Kowalski nel finale di Gran Torino.

Comunque, Glass, due ore e dieci minuti circa di goduria assoluta e sopraffina prelibatezza cinematografica altissima, un film per minus habentes, no, per pochissimi. Infatti, la “Critica” lo stroncò quasi unanimemente. Glass, un film snobbato, odiato, ingiuriato, reso “handicappato” e invalidato, metaforicamente intendendoci, un capolavoro disumano, invece, poiché Shyamalan è uno dei pochi, per l’appunto, ancora rimasti a credere che il Cinema può essere sia realistico in modo eastwoodiano che fantascientifico e può veramente lanciarci messaggi non tanto subliminali.

Parafrasando molto alla larga Pasolini, ragazzi, vi faranno credere di essere diversi, infatti lo siete in quanto noi tutti lo siamo, allora vi faranno credere di essere diversamente abili per (ri)abilitarvi alle comuni abilità degli schiavi di massa animalizzati. E, se vi ribellerete, vi diranno di essere delle bestie, vi diranno “ironicamente” di cambiare veterinario, vi diranno di non amare più il Cinema, di non leggere nessun libro ché tanto non serve e vi grideranno di fare soldi e sesso e non rompere le palle a nessuno.

Si vi azzannerete, no, azzarderete a dire che provate disagio in una società degenerata del genere, vi vorranno persuadere di essere arretrati e disadattati, di essere sfigati. In verità, per finire la mia vita, no, tale pazzo, no, pezzo, debbo sinceramente confidarvi ciò…

Io soffro di misticismo senza manie interpretative, soffro di onanismo che a volte si dà anche alla normalità corporea di natura copulante e non copio nessuno. Semmai, al massimo, l’accoppo.

Non sono Joker, neanche Batman.

Subii tre incidenti automobilistici gravissimi ma non riportai nessuna ferita, neppure, come si suol dire, un graffio.

Sono un miracolato? Può essere oppure son un invasato (s)fortunato. Devo lasciarvi. Bussano alla porta… è Dave Bautista che mi annuncerà l’apocalisse imminente o soltanto vuole conoscermi.

Sì, ho appena scritto qualcosa d’incredibile e ridicolo, prescrivetemi un TSO od effettuatemi una risonanza magnetica. Non ne caverete nulla, da solo me la cavo e non son una cavia, cavoli vostri, ora.Sarah Paulson Glass McAvoy Jackson Glass

di Stefano Falotico

 

Lascia un commento

Home Anya Taylor-Joy GLASS, recensione
credit