Il grande match, featurette e personale retroscena di un film a suo modo epico…

Seppur già “imbarazzante” vista la “mole” vecchiotta dei due stagionati suoi interpreti, De Niro e Stallone. Un De Niro però “addominalmente” (ri)temprato in un fisico d’insospettabile quasi asciuttezza con vaghissimo accenno di pancetta “schiacciata”, senza dubbio sfavorito dinanzi al sempre allenato e più tonico Sly.

Ma due icone storiche e immortali si lanciano la sfida duellante d’una “atemporalità” entusiasmante. Gravitan in me i ricordi, dalle nebbie del Passato emerge il brio di due antieroi solitari, De Niro, uno dei più straordinari, impressionanti trasformisti attoriali del Cinema, e Stallone, a suo modo emblema di un’epoca forse oramai dissolta(si).

Alla Warner Bros, arriva una sceneggiatura da “mani nei capelli” che però suscita guilty pleasure e fa gola. “Tratta” di due pugili andati con l’età, anzi d’anagrafe davvero avanzata che voglion tornare sul ring a 30 anni di distanza dal loro ultimo e “definitivo” incontro. Una rivalità che fu… “inoppugnabile”, pugnacissima sfida fra titani della boxe.

Il Tempo arrugginisce la pelle, le rughe appaiono sgualcenti e i muscoli s’indolenziscono nel pianger appunto di rimpianti, nei pugni soprattutto della vita “vera”. Ah, quanti tutti ne incassiamo, li diamo e poi li riceveremo. Così è, un piatto della bilancia che oscilla, come il peso che è in forma poi soffre di pesantezza. Vita dura dunque ove, prima o poi chiunque, almeno una volta, va al tappeto. Alcuni non si rialzano, altri tengon sempre alzata la vittoria!

Ma Kid non ci sta. Adesso è uno stimato ristoratore, eppur qualcosa dentro di lui lo duole. Si chiama profumo rancido di mai assopito rancore, da cui il titolo originale della pellicola di Segal. Prima, fu lui il vincitore, il gran campione che buttò giù l’orso “buono” Razor ma, alla rivincita, perse in modo “ignominioso” con la “clausola”, “firmata” Razor, ritiratosi da allora in poi, che un terzo combattimento per decretare, sancire e (de)finire chi, fra i due, fosse stato the best(ia) forever, mai più avrebbe avuto luogo in questo Mondo. Fine dei giochi, Razor ha deciso.

Lid, per un trentennio appunto, ha provato a dimenticare quell’affronto. Quell’esser stato colpito e dissanguato, “sbucciato” come una pera cotta, a virtù invece innalzata nella carriera di uno troneggiante e considerato perciò più forte nell’averlo buttato giù al secondo match sacramentante, non l’ha digerito. No, assolutamente. Ecco che, quando credi d’aver sedato l’acredine, scoppia la voglia di vincere.

Ha ingoiato il pugno mancino del nostro “Balboa” e, riverso con la mascella slogata e la derisione collettiva, ha dovuto giocoforza attenersi ad attenuare la rabbia di non poterlo più vincere a singolar tenzone. Un fighter umiliato che, oggi, si barcamena col carisma malandato del saper di non essere il primo ma sul podio dello sconfitto. Sigillato nell’applauso di tutti, che gli riconoscono il valore, il coraggio, l’energia che fu ma anche a ritenerlo battuto e a posizionarlo su-giù nel gradino inferiore. Sul piedistallo degli annali, v’è invece l’antologico Razor.

Guadagnante l’amore delle donne, il posto d’onore in bacheca, la medaglia e il “cinturare” Kid, beffato da “buff(ett)o” con tanti sassolini nella scarpa per disossargli il fegato d’impotenza che, volente o nolente, deve ammettere la scon-fitta estrema.

Kid sogna la resa dei conti. E non è mai troppo tardi, sinché fiato hai in gola e sangue nelle mani furenti, per scagliare la provocazione che possa ripristinare il torto.

Una fottuta illusione, però colta al volo da qualche “maniaco” nostalgico. Che, dietro la scusa d’una “pubblicità” internettizzata, coglie i “guantoni” al balzo affinché i due pugili “tremanti”, forse anche di primi accenni di Alzheimer, si riuniscan di nuovo a distanza d’un quarto di secolo.

Questo è Il grande match.

Film stupido ma da non trascurare.

Perché, comunque, non abbiamo mai assistito a Rocky vs Toro scatenato.

L’abbiamo sempre sognato. Forse, per un film drammatico e non autoironico.

Ma è meglio di nulla.

Anche se sarà un plateale (in)successo e fischi degli spettatori, dei critici a bocciarli di “punti”, o d’un De Niro che, sia lodato il suo sforzo ma non ce la può fare di credibilità, in piedi rimarrà.

Aspettando le versioni alternative del già annunciato Dvd, ancora prima che il film sia in sala.

 

(Stefano Falotico)

 

Lascia un commento

Home Another bullshit night in suck city Il grande match, featurette e personale retroscena di un film a suo modo epico…
credit