The Great Beauty del mio Gatsby alla Sorrentino/Servillo/Totò

La grande bellezza: un test(o) di Stefano Falotico, diretto da Paolo Sorrentino nei miei occhi malinconici alla Servillo poiché…

… in una società ossessionata dal sesso, la mia voce risplenderà sempre roca eppur gioiosa come una craterica energia scaturita da un carattere schivo, ombroso, di tanto in tanto nervoso e, fra tante goliardie nevose, come l’effetto valanga dell’essere-non essere permalosi o a me assai amanti di rose e spine da Orlando furioso, godo da gabbiano (in)toccabile, parsimonioso. Ho una gran voce, questione di “fantasma”, di “diaframma”. Ah, le fiamme del peccato, del buco diabolico.

Accendo la TV, passa un solito programma a base di scosciatrici stolte su sgabelli “allineati” alla prospettiva strabuzzante d’occhi maschili, ma senza palle davvero oculari, nell’annotar orgasmici, sul taccuino delle proibite fantasie, quei tacchi attizzanti per ciò che non (av)verrà. Ah ah. Durano… in fissazioni di visioni metafisiche per godere, invero asfittici, a ragion veduta, (in)castrata e cieca, delle ma(n)i lor godute strafighe. Maniaci… Al che, mi stiracchio sul divano, fumando la solita sigaretta del “cazzo”. E, raggomitolato in tal po(si)zione fetale, natale me la tiro… di brutto. Secca, smagliante, di quelle che ricorderai prima di morire. Una masturbazione florida di tanto acuirlo. Sì, sgombro i miei testicoli d’ogni pensiero in questo manifesto e pubblico pube di sega calma e lesta di lentezza. E ne vado fierissimo e senza vergogna in tal finta, mesta società che vi mette alle gonne e poi v’umilia alla gogna.

Tutto questo chiacchiericcio, questo caos cittadino fra conti Max alla romana, fontane di Trevi su felliniane dolci vite, personaggi della crassa borghesia privilegiata solo per l’abbuffata che a me pare buffissima d’impotenza loro vitale, vigliacca, si perderà come un blade runner.

Meglio il goder virtuale del godereccio anale delle complanari. Non biasimatemi, non avrò rimpianti.

 

Ascolto di uomini vanitosi che sono persuasi d’affascinare la prossima… col “potere” d’un carisma tutto lor inventato. In-etti (in)esistenti. Sì, dei pavoni a ventaglio. Credono che sia sexy il profumo di colui che non deve chiedere mai, ma si mostra subito cazzuto per quello che dà… a vedere. Per sventolarglielo in modo “cospicuo” di presenza “formosa” su (s)conto in banca della macchina lussu(ri)osa. Ah, un altro fall(it)o.

Sento che, nel 2014, tutto… si baserebbe sui primi quindici… anche meno, non sono dotati, quindici secondi di celebrità da “veicolare” a seconda, e secondi(ni), del fascino che riesci a trasmettere. Via cavo? No, via biglietto da visita “caro, carissimo”. Preferisco essere vernacolare.

Ammirando i miei corpi cavernosi…

Ed è per questo che me ne fotto. E me lo (s)frego.

Questa è grande bellezza, e va da Dio.

Ciak, ultima battuta. Tu, scopati ancora quella battona.

Ora, voglio l’Oscar. Mi assomiglia quella statuina. Ma è meglio di quelle (s)fatte con lo stampino.
Ah, stappiamo felici, brindiamo frizzanti.

Io incarno il fascino di creta dell’uomo vero che mai va in chiesa.

Perché dalla vita chiesi solo d’esser discreto.

Anche se sono un genio. Credo sia inconfutabile.

E ora torno a f(um)are…

Perché signori si nasce e io modestamente lo nacqui.

 

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