Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie

Stupidità animale vs stupidità umana

Stupidità animale vs stupidità umana

di Simone Martinelli

Devo ammettere che lo aspettavo da moltissimo tempo.

Avevo apprezzato il primo film e, quando ho saputo che ci sarebbe stato un secondo capitolo, non potevo che esserne contento.

Le prime immagini e i primi trailer avevano acceso una speranza in me. Per la prima volta, sarei riuscito ad amare pienamente questa saga. L’ingaggio alla regia di Matt Reeves, alimentava sempre di più questa mia idea. I suoi precendenti film li ho sempre reputati validi, persino Cloverfield che per alcuni è una schifezza immonda. Il tempo si avvicinava, i giorni passavano fino a che non è uscito nelle sale.

La trama è la seguente:

la crescente nazione delle scimmie guidata, da Caesar, è minacciata da una banda di umani sopravvissuti al devastante virus diffusosi dieci anni prima. Raggiunta una fragile pace, essa sarà molto breve, ed entrambe le parti si troveranno sul’orlo di una guerra che deciderà quale sarà la specie dominante sulla Terra.

E ora finalmente posso dire la mia:

ci sono diverse cose che ho apprezzato di questo film, ma la cosa che si nota di più è un eccellente lavoro della computer grafica. L’intento di Reeves era di quello di suscitare una domanda nel cervello dello spettatore: ma davvero non hanno usato scimmie vere?

Diciamo che in parte ci è riuscito. I dettagli delle scimmie sono davvero notevoli ed era tanto che non vedevo un impegno così accurato per quanta riguarda questo settore.

La fotografia fa il suo dovere, rendendo ancora di più realistiche le creature prodotte dalla Imaginarium Studios, casa prodotta da Andy Serkis, che qui interpreta uno dei protagonisti principali: Cesare.

Ma, ahimè, ci sono parecchie cose che non funzionano in questo film. Come per esempio la sceneggiatura. Per tutta la durata del film, la stupidità umana viene messa a confronto con quella animale. Le due stupidità lotteranno parecchio, si faranno guerra, l’unica cosa che può fermarla è una fiducia duratura. Durante il corso della visione, si possono notare un uso scontato delle situazioni e di alcuni cliché e credo che sia proprio questo a non funzionare. Un reboot, almeno per me, dovrebbe avere l’opportunità di offrire spunti nuovi, mostrarti la solita storia, ma sotto una luce diversa. Qui si capisce tutto troppo in fretta ed è un vero peccato. Reeves fa il suo dovere ma non è abbastanza. Complice un soggetto che avrebbe avuto bisogno di alcune revisioni. Il finale lascia intendere a un prossimo film, ma questo lo sappiamo. Spero proprio che verrà confermato lo stesso regista e magari chissà, l’ingaggio di qualche nuovo sceneggiatore, comunque.

 

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