Venezia Morte amour, quant’è bello il Sole dell’uomo al sol(d)o del suo “sale”

Madalina Ghenea

Mareggiate, la barchetta sfila soave e la cantilena grida tonante la malinconia andante fra tanti ipocriti e cerulei viandanti, prosciugati oramai nell’anima, sol le “stelle” di Hollywood amano ma non m’incantano perché io bevo il brodo col dado Star, lontano dalle passer(ell)e e da questi fatui baluardi. Sempre per qualche diva, nella lor “Youth”, sbavano, cosicché in piscina, mentre nell’acqua, non marina (Ripa di Meana) bensì di cloro lontano dai cori, piscio e scoreggio a malincuore, m’appare tutta ignuda Madalina per il mio “mandolino”, e qualcosa, da sotto, da “ino” a “(cogli)one”, nano e onanistico per questo culetto bello bello, si “alza” rizzo da mandrillo birichino, di uccell’ canterin’. Eppur “non mi smuovo”, pachidermico nonostante l’attizzante sua epidermide, ripenso a quando al Lido fu proiettato Cop Landah, che grande, panzuto Stallone a fottersene nonostante il suo “storpio”. Sordo e inascoltato dai “furbi”, un gran “Casinò” fece a quelle feci. Poi, ammirò il fiume Hudson con le sue felci. Quante stronze femmine, quanti o(r)moni in questa vita che non è affatto rose e fiori. Eppur me “lo” sfioro, delicatamente” lei è un gustabile foro. Sono un cattivo tenente, questo “mio” mi tengo. E state tutti/e attenti.

Così, fregandomene della beast of no nation, Madalina vi porgo in Cinemascope.

Ma il dubbio da “mercante” rimane. Quale cane se la scopa?

Qualcuno “lo” sa(le).

Tal mio scritto si chiama delirio dell’ammosciato.

Sempre meglio di quelli “tirati” a “lucido”.

di Stefano Falotico

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