Al di là della (s)figa: quando il genio è genio e si manifesta in tutta la sua magnificenza, la società, in quanto “fessa”, si spaventa

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Il ratto eppur re(tt)o Citti, ascoltando i fischi della massa, (indi)rizzati a Carmelo Bene, come l’apostolo Pietro dinanzi a Cristo, levò in al(i)to la mano e sostenne che Bene era un genio che sarebbe stato punito, come Pasolini, dall’ignoranza, difendendo la sua “crocefissione” a spada (t)ratta.

Credo che il mio “problema” sia sempre essere stato oltre la gente comune, abituata a “rammaricarsi” e poi far del mal comune un mezzo gaudio, nella “solidarietà” comunista non tanto solida, assoldata a pochi soldi e (s)tiriamo(ci) a “Campari”, come dico io, rinfrescando le nostre, più che altro vostre, (dis)grazie con un aperitivo scacciapensieri e una mocciosa che allen(t)i la nostra “tensione”. Già in questa mia f(r)ase, è insito il genio strafottente, nel sen(s)o che se le fotte tutte sotto i vostri baffi, in una beffa colossale da Wolf of Wall Street che poi, subissato di critica dalla società maldicente, “regredisce” nelle personalità multiple, di cui m’accusa(no), in forma, non smagliantissima, ma “ammaliato” nel malato Nic Cage di Matchstick Men, uomo che fa della sua metafisica alla Mishima schraderiana un al di là della vita per sconfiggere e superare i limiti della carnale tribù di suoi por(c)i, persone a cui dai un pel di figa e s’impalano, strabuzza(n)ti in sognar il lecca-lecca “al dente”, poco invero ardenti, io vi dico e “addito”, ma molto di “mano” masturbatoria, poche dita “lì in mezzo” e una vita da medi(ani).

La gente, spaventata dalle mie potenzialità re(s)e, dalla mia ostinata volontà, una “terrificante” vanità di volontà, vorrebbe rendermi vacuo, alquanto vano, rimpicciolendomi in una vita in “lor” pantofole sui (di)vani.

E io, così come già mi sbellicai, ancor belle mi (ri)be(l)lo.

Perché lor “signoria” pensa cose di cui io dovrei penar e invece, di “pene”, non son mai sazio, sempre più in là, oggi in una di lilla e domani di culo.

So che questo mio (com)portamento può suscitare invidie e antipatie, ma non posso farci molto, anche se assai me ne fo, (t)ergendole con la fonè, dirimpetto a tanti fesse.

Ammazza che fessa/o.

Questo Nic ride e piange allo stesso temp(i)o… piove oggi, domani si salvi chi può.

Di “mio”, fra le mi(n)c(h)ie, non mi salvo la vi(t)a “crucis” ma, “incrociandolo” lo “salivo”.

E “sale”, non tanto ascetico.

Ma neppure, come voi, poveri s(c)emi.

Sempre sia lodato. Anche lordato. Ah ah! Come godo/e.

 

di Stefano Falotico

 

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